Il Ministro dell’agricoltura e la carne agli ormoni
Nell’audizione sul TTIP il ministro Martina ha affermato che per quanto riguarda gli effetti del Trattato sul comparto agroalimentare questo non comporterà modificazioni sul livello di tutela in materia sanitaria e fitosanitaria e “chiarisce” che
“il mandato prevede espressamente “il diritto delle parti di valutare e gestire il rischio conformemente al livello di tutela che considera appropriato, in particolare quando le pertinenti prove scientifiche sono insufficienti”.
In sostanza – continua il ministro Martina – è sancito il diritto di precauzione affinché nel mercato europeo non entrino prodotti “a rischio” come per esempio la carne con gli ormoni o il pollo trattato con la clorina. Su questo punto il mandato è tassativo e così la posizione presa dalla Commissione negli incontri con i negoziatori statunitensi. L’accordo non comporterà quindi alcuna riduzione della sicurezza alimentare di cui godono oggi i cittadini europei per facilitare le imprese o favorire l’arricchimento delle multinazionali, in quanto tutte le garanzie verranno mantenute e, semmai, migliorate.
In realtà la frase riportata dal ministro è stata decontestualizzata: la frase originale era un’altra.
“Provisions of the SPS chapter will build upon the key principle of the WTO SPS Agreement, including the requirement that each side’s SPS measure be based on science and on international standards or scientific risk assesment, while recognising the right for the Parties to appraise and manage risk in accordance with the level of protection that each side deems appropriate, in particular when relevant scientific evidence is insufficient, but applied only to the extent necessary to protect human, animal or plant life or health and developed in a transparent manner without undue delay” (http://eu-secretdeals.info/upload/TTIP-mandate_M-Schaake_website.pdf)
L’Europa è stata già sanzionata nel 1998 dal WTO per il bando della carne agli ormoni in quanto le “prove scientifiche” fornite erano a giudizio della commissione insufficienti. Nel 2005, poi, l’accordo SPS (Sanitary and Phitosanitary Agreement) ha stabilito che la restrizione al libero commercio per motivi di tutela della salute “deve dimostrare una connessione diretta tra la sostanza bandita e il rischio paventato” (http://www.issm.cnr.it/demetrapdf/boll_7_2005/Pagine%20da%20demetra_imp%207_bevilacqua.pdf), deve cioè dimostrare una connessione diretta tra la presenza di ormoni e la contrazione di malattie. Non è possibile, in altre parole, secondo il trattato applicare il principio di precauzione quando non ci sono prove evidenti, ma solo quando ci sono degli indizi che non costituiscono una prova evidente e solo limitatamente a proteggere la vita e la salute di uomini, animali e piante Questo tipo di situazione è proprio ciò che viene definito nel trattato una “barriera non tariffaria” al libero scambio dei prodotti.
Detto in parole povere prima vi mangiate la carne agli ormoni, se poi ci sono delle rilevanti evidenze scientifiche (ancorché insufficienti) potrete applicare il principio di precauzione, ma solo per un certo periodo di tempo.
Più avanti nel corso dell’audizione il ministro Martina, infatti, contraddicendo ciò che ha appena affermato e parlando solo dei vantaggi che potrebbe avere l’agricoltura italiana, dice che “Nel negoziato, infatti, si tende a superare le barriere non tariffarie che impediscono l’accesso al mercato USA dei prodotti per motivazioni sanitarie (come avviene ad esempio nei casi della Bresaola, la cui esportazione dall’Italia è vietata dal 2001 a causa dei provvedimenti statunitensi vigenti nei confronti della BSE, o dei prodotti ortofrutticoli, per cui risulta necessaria un’armonizzazione delle norme fitosanitarie).”
In sostanza il ministro ci vorrebbe far credere che il superamento delle barriere non tariffarie avverrebbe a senso unico e a solo vantaggio delle merci italiane, ma non viceversa!!
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