Quale modello?
Leggo qui una dichiarazione del segretario della Camera del Lavoro di Bologna sul tema grandi opere in provincia di Bologna.
Mi sembra grave.
Grave che nel 2015, ancora, da parte di chi dovrebbe, per tutelare l’interesse dei propri iscritti, avere una visione un po’ più ampia dei problemi sul tavolo, ci si riferisca a vecchi schemi ormai consumati dal fango che essi stessi avevano prodotto.
Ancora, nel 2015, dopo tutto quello che si è scoperto fosse camuffato dalla varie grandi opere: MOSE ed EXPO, per citare le prime due che rappresentano il cosiddetto “sistema Incalza”, si affida il rilancio dell’economia locale al cemento e all’asfalto?
Cemento e asfalto che, di fatto, con buona pace del segretario CGIL, come ampiamente dimostrato negli anni, trasferiscono denari dalle tasche dei poveracci a quelle di chi già ne ha pure troppi, oltre a mascherare, spesso, corruttele varie e a comportare distruzione di suolo e consumo di risorse preziose e, a volte, rare .
Si, perché, in questi giochini, a guadagnare non è mai il popolo. Anzi!
Quello paga. Con le tasse, i pedaggi, la perdita di suolo fertile e conseguente obbligo al ricorso al cibo industrializzato, con le malattie da inquinamento, e via dicendo.
Chi ci guadagna è, regolarmente, l’impresario, il padrone dell’impresa aggiudicataria dei lavori (spesso, poi subappaltati, fino al lavoro in perdita, buono per il riciclaggio dei denari sporchi), il cavatore che fornisce gli inerti (sottratti ad un suolo che sempre più è da considerare “Bene Comune”), i vari faccendieri che in queste occasioni spuntano da ogni dove.
Mai che un soldino si sia fermato nelle tasche di un poveraccio. E quei pochi che vi hanno transitato, lo hanno fatto per poco tempo, subito trasferiti in quelle più capienti dei veri destinatari.
Ecco, nel 2015, invocare le grandi opere per rilanciare lo sviluppo (e qui ci sarebbe da domandarsi: è poi desiderabile? e in quale forma?), mi sembra quantomeno in ritardo di qualche lustro.
Lungi da me pensare che sia possibile un modello basato esclusivamente sull’agricoltura contadina. Ma una ripensata della sua visione di futuro, caro segretario, si impone, per evitare che quel futuro lì, basato su presupposti ampiamente smentiti dalla cronaca e dalla storia, ci costringa alla povertà e allo sfruttamento in eterno.
Ché, poi, a ben vedere, di possibilità di intervento pubblico per stimolare l’economia come sostiene Lei, ce ne sarebbero a iosa. Basterebbe convincere HERA a rinunciare a distribuire una parte dei dividendi (anche tutti, magari) per mettere quei soldi in manutenzioni sulle reti e miglioramentio del servizio. Di buchi nei tubi da riparare – come di artigiani capaci di farlo – ce ne sono a bizzeffe. Basta pensare alle perdite – dichiarate dalla stessa holding – intorno al 20%. Oppure a rinunciare alla politica dell’incenerimento. Ci sarebbe da lavorare per 10 volte la forza lavoro impiegata attualmente (dati del Parlamento UE, non miei). Oppure dirottare una parte delle risorse stanziate dallo Sblocca Italia per le opere inutili e dannose (Orte-Mestre in testa) per avviare il recupero di beni pubblici devastati da anni di incuria rispetto al territorio e di abbandono delle terre più marginali.
Il modello a cui fa riferimento Lei, signor segretario della CGIL, è perdente, per le masse (discorso diverso per le oligarchie, come dicevo). Ormai lo abbiamo sperimentato. Sarebbe ora fatta, direi, di cercarne un altro.
https://www.campiaperti.org/2015/06/01/quale-modello/Primo PianoLeggo qui una dichiarazione del segretario della Camera del Lavoro di Bologna sul tema grandi opere in provincia di Bologna. Mi sembra grave. Grave che nel 2015, ancora, da parte di chi dovrebbe, per tutelare l'interesse dei propri iscritti, avere una visione un po' più ampia dei problemi sul tavolo, ci...Ppp p(---)Ppp p(---)p.lanzarini@gmail.comEditorCampiAperti
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