Ma …FICO deché???
Solo per stomaci forti, questo post sul blog Pilastro2016 da cui si scopre che i milioni di visitatori verranno a vedere un ettaro (e poco più) di campi e allevamenti, e uno di mercato “con l’atmosfera del tipico mercato italiano”. 40 fabbriche alimentari e 25 ristoranti. Cioè, un’enorme burla ai danni di ignari visitatori un po’ gonzi che si spera di ingannare facendogli bere che ciò che mangiano è prodotto nei terreni lì a fianco. Sì, 1,1 ettari per sfamare qualche milione di visitatori. Altro che rivoluzione verde!
Ma non si finisce mai di rilanciare. E così, il 16 dicembre il Corriere di Bologna svela il nuovo scoop: vicino al FICO, esattamente tra questo e il Meraville sorgerà, udite, udite, un nuovo centro commerciale. Si, si, avete letto bene: tra il FICO (un centro commerciale nascituro) e il Meraville (un centro commerciale già nato), si insedierà – probabilmente, dice il Sindaco – un nuovo centro commerciale. Si cambia! Al posto dei noiosi (e invendibili, aggiungiamolo pure…) appartamenti e uffici previsti, una bella idea innovativa, una variante alla variante, un riempitivo, quel che proprio mancava a quella zona della periferia nord di Bologna.
In effetti, aggiungere solo gli scarni 80.000 mq di FICO ai già miseri 45.000 mq di Meraville faceva sembrare Bologna una città di serie B, incapace di prendere decisioni. Bloccata com’è da quei rompiscatole degli ambientalisti gufi che ne impediscono il giusto sviluppo e la realizzazione delle giuste aspirazioni di grandezza. Quindi, altri 40.000 mq di superficie di vendita sono appena appena il minimo per riprendere quota.
Volete poi mettere le positive ricadute occupazionali? Centinaia di posti di lavoro in più. Creati dal nulla.
E se poi in centro – o nel vicino quartiere san Donato, nel giro di qualche anno, dovesse chiudere qualche centinaio di negozi di prossimità, la colpa, in realtà, sarà certamente della crisi globale e della manifesta incapacità dei piccoli negozianti di narrare il loro prodotto, parafrasando il dominus dell’operazione, l’Oscar nazionale. Di certo non sarà un danno collaterale di questa bomba intelligente fatta di cemento e carrelli della spesa. Negare, negare tutto, anche l’evidenza!
Ma, tranquilli! Non ci sarà consumo di suolo!
Magari un qualche adeguamento della viabilità. Ecco. Minimo, però.
Viabilità che, effettivamente, era previsto andasse in sofferenza solo nei fine settimana per effetto dell’apertura del fichissimo FICO e che, con la nuova previsione, potrebbe andare in crisi anche infrasettimanalmente. Ma si tratta di infrastrutture, quindi non contano. Sono cosa buona per definizione. Come il passante di mezzo.
E poi, in effetti, c’è quella cosuccia dell’alberghetto-residence (160 camere più appartamentini con cucina, immagino per preparare succulenti pranzetti a base dei prodotti contadini acquistati al fichissimo mercato) che il Farinetti vorrebbe a corredo del FICO. Ma santosubitoSegrécontrolospreco aveva giurato che non si consumava suolo, ergo: essendo lui il santosubitoSegrécontrolospreco, il suolo lo rimetteranno al suo posto, sopra l’albergo, dopo averlo costruito. Così google maps non si accorge di nulla.
Mai un dubbio, mai un pensiero che travalichi gli interessi dei – pochi – padroni del vapore. Credere, obbedire, cementare!
Scarse e scarne, fino ad ora, le manifestazioni di opposizione a questa ventilata variante ad uno strumento urbanistico condiviso tra diversi enti. Che, a dire il vero, dopo la de-forma DelRio, non sono più così diversi, essendo il Sindaco anche Sindaco Metropolitano (che sia per questo che Merola non teme di essere bocciato dall’Ente sovraordinato? Ai poster – elettorali o propagandistici – l’ardua sentenza). Da scompisciarsi la scena quando il Sindaco di Bologna proverà a chiamare il Sindaco Metropolitano per proporgli la variante e troverà sempre occupato.
La realtà supera di gran lunga la fantasia. E alle volte si mostra anche più spaventosa. O stupida. Sicuramente, molto più dannosa.
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