C’era una volta, neanche tanto tempo fa, un bellissimo pollaio sulla cima di una verde collina. La vita nel pollaio si svolgeva abbastanza tranquilla fino al giorno in cui successe un fatto straordinario e inquietante: i ratti e le faine, che fino a quel giorno erano stati tenuti lontani dal pollaio, si presentarono alla porta del recinto chiedendo di entrare.
A quella richiesta inattesa dentro al pollaio si scateno il putiferio: “no, non facciamoli entrare!” risposero gli animali allarmati “ci ricordiamo bene dei racconti dei vecchi, dei tempi terribili in cui i predatori ci allevavano per mangiarci”.
Le oche, i tacchini, le galline e persino i conigli iniziarono a starnazzare, a dibattersi, a protestare sino a che emerse, profonda e roca, la voce di un grosso maiale: “ma questi sono diversi” disse il porco, semi affondato in una grande pozzanghera “a quei tempi c’erano le volpi i lupi, tutta un’altra storia”.
L’intervento del maiale fece scendere il silenzio e una grande perplessità tra gli animali: a chi bisognava dare credito? Al maiale, che sicuramente era il più istruito di tutti gli animali del pollaio, oppure alle vecchie storie del passato? Effettivamente, a ben guardare, questi erano ratti e faine, non certo volpi o lupi! Molto più piccoli e all’apparenza abbastanza innocui…anche se giravano voci terribili che li accusavano di rubare le uova e di rapire i pulcini.
Mentre ciascun animale rifletteva tra se e se si sentì lo scatto della serratura del cancello. Melampo, il vecchio cane guardiano, aveva aperto l’ingresso. “Tutti hanno diritto di vivere nel pollaio”, sentenziò il pastore. Nessuno osò contraddirlo. Del resto era lui ad avere l’ultima parola li dentro.
Il gelo scese tra gli animali mentre i nuovi arrivati entravano sorridenti a baldanzosi. In fila per quattro, ben distanziati e impettiti, i ratti occuparono il centro dello spiazzo, mentre le faine, più informali, si sparsero a curiosare ovunque. Quello che sembrava il capo, in grosso topo maschio dalla coda spelacchiata, prese la parola: “cari concittadini” disse il topone con voce stridula “non abbiate timore, siamo qui per aiutarvi e a portare nel nostro amato pollaio più pulizia, più ordine e più disciplina”. E in effetti ai tacchini interessava un po più di ordine quando arrivava la razione del cibo e le oche avrebbero gradito che qualcuno tenesse a bada i conigli impertinenti … Insomma le parole del topo rincuorarono molti degli animali del pollaio.
“E vi difenderemo dai nemici” continuò il vecchio ratto ” dai merli, dai fringuelli, dalle rondini che vi rubano il cibo, vi sbeffeggiano e nidificano – senza autorizzazione – sul tetto del pollaio”. Queste parole sollevarono ancor di più gli animali, molti dei quali proprio non sopportavano i passeriformi e i loro simili.
La sera arrivò presto e gli animali andarono a dormire nei loro nidi ma non dormirono sonni tranquilli. I passi delle ronde dei topi, le ombre furtive che si muovevano nella notte tennero svegli molti dentro il pollaio. In particolare quelli che ricordavano le parole della nonna sui tempi dei predatori, e anche quelli che avevano visto con i loro occhi rubare le uova… o peggio!
“Ma cosa possiamo fare? ” si sussurravano l’un l’altro nella notte ” cosa possiamo fare contro quei denti aguzzi e quegli occhi feroci” dicevano le galline. “noi siamo animali pacifici, inermi, cosa possiamo fare contro Melampo, che ha deciso di farli entrare?” dicevano i conigli “con un sol morso può ucciderci tutti” si lamentavano “come possiamo opporci al maiale, che da solo pesa quanto tutti noi?” . ” Potremmo esprimere pacificamente il nostro dissenso nei momenti opportuni e nelle sedi idonee” dissero i pochi tacchini meno interessati all’ordine e alla disciplina, ma quasi nessuno li stette ad ascoltare.

COSA POSSIAMO FARE PER FERMARLI?

Intanto vederci venerdì 16 febbraio, alle 18,30, in piazza Maggiore

Il finale di questa storia è ancora tutto da scrivere…

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