Tratto da:

https://ilmanifesto.it/fa-bene-chi-fa-il-grano/

Di Giuditta Pellegrini

Bologna fucina di nuove esperienze economiche e sociali. E’ qui che prende forma il Laboratorio Bolognese per la Moneta Sociale, da ora ufficialmente aperto alla sperimentazione per l’uso di una moneta autogestita che vuole mettere in rete e potenziare le diverse realtà cittadine che operano secondo i principi dell’economia solidale.

Il Grano, questo il nome della moneta complementare, ha stampati sulle due facce i volti delle partigiane eroiche Irma Bandiera e Edera De Giovanni, scelti per rappresentare i principi comuni che sottendono al progetto, al di là delle differenze di chi ne fa parte: «Il Laboratorio Bolognese per la Moneta Sociale combatte le gerarchie e qualsiasi discriminazione legata al genere e all’orientamento sessuale, all’età, alla provenienza e alle condizioni sociali ed economiche», si legge nel manifesto.

IL LABORATORIO E’ NATO DA UN GRUPPO DI LAVORO che si è sviluppato all’interno di Campi Aperti, l’Associazione per la Sovranità Alimentare che ha inaugurato da anni ormai una consolidata rete di mercati contadini in numerosi punti di Bologna. Il gruppo si è avvalso di un periodo di formazione presso Mag6, la cooperativa di Reggio Emilia che si occupa di fornire strumenti utili per una finanza mutualistica, come il Buono di Uscita Solidale (BUS), con il fine di sostenere un’idea di ricchezza non accumulata ma distribuita, che ritorna nelle mani della comunità che l’ha prodotta.

«Il Grano è un tentativo di creare un’esperienza di autogestione intorno ai sistemi di scambio: si tratta innanzi tutto di un’iniziativa politica che vuole sondare le possibilità di lavoro collettivo nell’uso delle monete» – racconta Carlo Farneti, uno degli attivisti del Laboratorio, nonché militante storico di Campi Aperti. «Il riconoscimento del valore di un pezzo di carta è un’operazione delicata, quasi metafisica – spiega – e per questo ora stiamo lavorando sulla promozione della moneta a partire dalla valorizzazione dei contenuti di cui è portatrice, quali la giustizia sociale, l’ecologia e le relazioni corrette tra le persone».

UNA DELLE DIFFICOLTA’ PRINCIPALI NELLA NASCITA delle monete complementari è infatti il riconoscimento del valore delle stesse da parte di un ampio pubblico. Ecco perché il Laboratorio si propone un periodo di sperimentazione di circa un anno, in cui verranno emesse piccole quantità di moneta per sondare qual è la percezione da parte sia degli utilizzatori che dei produttori che la ricevono.

Il Grano ha un valore equivalente di un Euro ed è convertibile in 3 KG di granella di grano biologico alla prima mietitura utile. In cambio dei Grani, si può effettuare un’offerta al Laboratorio, che verrà utilizzata per sviluppare progetti di interesse collettivo, per esempio migliorare gli spazi comuni, acquistare arredi o creare aree per i bambini nei luoghi in cui si tengono i mercati. Tutte le decisioni relative alla moneta sono prese attraverso le assemblee del Laboratorio, aperte a tutti. Sul sito https://grano.noblogs.org è già visibile una prima lista di chi aderisce al progetto, tra cui, oltre ai produttori di Campi Aperti, lo Spaccio Popolare Autogestito e la mensa del Circolo Berneri, la bottega del commercio equo e solidale ExAequo e numerosi artigiani che offrono le proprie abilità, decidendo quanto del costo potrà essere coperto in Grano e quanto in moneta corrente.

«L’uso di questa moneta non è soltanto un esercizio intellettuale, ma porterà, quando le emissioni saranno consistenti, a dei vantaggi concreti per tutti. Nel momento in cui verrà riconosciuta, produrremo nuova ricchezza e noi pensiamo che questa debba essere in mano della comunità», spiega ancora Carlo.

LE POTENZIALITA’ DELL’UTILIZZO DI MONETE ALTERNATIVE come il Grano sono enormi, perché innescano un circuito virtuoso che si incunea nel sistema economico ufficiale, creando delle crepe entro le quali è possibile la condivisione e il reciproco sostegno delle realtà che vi partecipano. A differenza del sistema capitalista, l’economia solidale si basa infatti su un elemento fondamentale che la rete di Bologna ha saputo costruire in molti anni di lavoro sul territorio: la fiducia.
Una moneta chiamata fiducia è proprio il titolo del nuovo libro del giornalista e scrittore Daniel Tarozzi, pubblicato per Chiarelettere e che descrive l’esperienza vincente del Sardex e le sue molteplici ricadute nel dare impulso all’economia locale. Questa moneta complementare, nata in Sardegna una decina di anni fa da un gruppo di imprenditori per fronteggiare la crisi economica a partire da un modello basato su cooperazione, reciprocità e mutuo credito, è oggi diffusa in numerose regioni italiane, con un giro d’affari di più di 350 milioni di euro e 4000 imprese coinvolte.

PER COMPRENDERE I VANTAGGI DELLA MONETA POPOLARE, basti pensare a un contesto di crisi intensa, in cui potrebbe avere un ruolo strategico nel sopperire alla mancanza di denaro liquido. La sfida del Grano però è ancora aperta, soprattutto come strumento di scambio a proprietà diffusa il cui scopo non è di promuovere lo sviluppo economico in generale, ma di rivolgersi a chi fa delle scelte ben precise in termini di condizioni e di relazioni.

Attraverso le decisioni collettive prese dal Laboratorio con il metodo del consenso, dei semplici cittadini potranno scegliere quanto emettere secondo un progetto preciso che ha il fine di sostenere in maniera inclusiva tutti i membri della comunità. Proprio per facilitare gli incontri il progetto preferisce rimanere in ambito bolognese, pur auspicando di ispirare nuove realtà a seguire l’esempio, per assicurare trasparenza e partecipazione, che sono gli strumenti essenziali per ricordarci il ruolo attivo che ognuno di noi può avere nel costruire un’economia più giusta.

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