APPUNTI DEL VIAGGIO DI DOMENICO IN ARGENTINA E CILE
Mari mari lanmneg y peñi!
Un saluto alle sorelle e i fratelli!
Mi trovo da più di una settimana a Temuco, la capitale della regione dell’Araucania in Cile. Precisamente in un accampamento davanti al carcere maschile, dove da 5 anni è detenuto il Machi Celestino Cordova, che da 66 giorni è in sciopero della fame. Da una ventina
di giorni, fuori dal carcere, c’è un accampamento composto da mapuche e Winka (non mapuche). La presenza di tale accampamento serve a dare maggiore risalto a quanto il Machi Celestino richiede, cioè poter uscire dal carcere per tornare al suo Rewe (luogo sacro) per 48 ore per poter rinnovare il proprio spirito. Ma facciamo un passo indietro:
chi sono i mapuche, cos’è un Machi, che cosa sta succedendo a questo popolo:
MAPUCHE
(termine composto dalle parole mapudungun
Che
, "Popolo", e
Mapu
, "della Terra") sono un popolo amerindo originario del Cile centrale e meridionale e del sud dell'Argentina (Regno di Araucanía e Patagonia). In spagnolo sono talvolta indicati come araucanos (Araucani). Quanto all'origine di quest'ultima denominazione, due sono le scuole di pensiero: c’è chi sostiene che nasca dalla parola quechua
awqa
(che significa ribelle), e chi invece giudica più attendibile la sua derivazione dal nome geografico
mapuche ragko
,che vuol dire "acqua argillosa".
I mapuche hanno un’economia basata sull’agricoltura; la loro organizzazione sociale è sviluppata in famiglie estese, sotto la
direzione di un lonco
(capo), sebbene in tempi di guerra si possano unire in gruppi più
larghi ed eleggere un tochi
(portatore d'ascia) per guidarli.
I mapuche sono una etnia composta da numerosi gruppi che condividono tra loro la stessa struttura sociale, religiosa ed economica, così come un’eredità linguistica comune. La loro influenza si estende tra il fiume Aconcagua e la pampa argentina.
I mapuche sono gli attuali eredi culturali e di discendenza biologica di un processo di popolamento che affonda le sue radici a più di 12000 anni fa.
Se avete voglia di approfondire, vi invito a leggere questo articolo che riassume in maniera precisa e puntuale la storia dei mapuche dalla “scoperta dell’America” ad oggi
.
https://ecomapuche.com/index.php/2010/08/21/i-mapuche-due-stati-un-solo-popolo/
https://ecomapuche.com/index.php/2017/11/15/largentina-mapuche-cronaca-di-ettari-di-terra-macchiati-col-sangue/
Che cosa sta succedendo al popolo mapuche.
Una volta compreso chi sono i mapuche, che cosa hanno subito in questi ultimi secoli e cosa continuano a sopportare in questi ultimi anni, vi racconto quello che ho visto e vissuto in questi giorni.
Il mio viaggio verso le comunità mapuche è iniziato per caso. Mi trovavo dal lato della cordigliera argentina, tra Bariloche e San Martin de los Andes; lì ho conosciuto una ragazza della comunità curruinca, “che bello, sto per conoscere una vera indiana!”. Davanti a me si presenta una ragazza come tante altre, molto cordiale, Soledad è il suo nome (solidale), una studentessa di
diritto all’ultimo anno. Con molta pazienza mi dedica tutto il pomeriggio e mi spiega come funziona la sua comunità, come sono strutturati, che funzioni hanno le varie cariche e soprattutto come prendono le decisioni comuni. Tutte le decisioni si prendono in assemblea, che viene fatta almeno una volta ogni due mesi. Se c’è la necessità si possono convocare anche più assemblee a breve termine. Le decisioni si prendono per unanimità, oppure si vota. Le assemblee nella loro comunità si convocano tramite radio FM.
La loro struttura è la seguente:
Lonko= testa. Può essere un uomo o una donna e viene eletto direttamente dall’assemblea
Inal lonko= seconda testa
Huer quen= messaggero
Le chiedo se hanno mai avuto qualche problema con lo stato argentino. Lei mi racconta una storia molto triste di quando era bambina. Parte della sua comunità fu sgomberata dalla polizia e vide suo padre e suo zio menati dagli stessi. Adesso vive con la sua famiglia in un luogo concessogli tramite un progetto comunitario (è un luogo fantastico, l’ho visitato qualche giorno dopo). Continuiamo a parlare ancora un po’ dell’attuale conflitto che vivono alcune comunità, soprattutto piu’ a sud, nel Bolson, dov’è stato
ucciso Santiago Maldonado per mano della polizia. Soledad mi racconta che tra le varie comunità c’è un obiettivo specifico, quello della riappropriazione della loro terra ancestrale che gli è stata
tolta. Ma ogni comunità adotta proprie strategie… Aimè, purtroppo anche a 20.000 km di distanza la retorica del mapuche buono e del mapuche cattivo, dei violenti e dei non violenti, di chi collabora con lo stato e di chi fa gli scontri con la polizia, di chi vende le
proprie terre alla faccia degli antenati ancestrali e di chi, bruciando camion, chiede che sia fatta giustizia per i suoi famigliari in carcere. Vittime di complotti politici e di interessi di grandi aziende multinazionali. Soledad mi confessa che il suo vero scopo nella vita è diventare un’avvocata per difendere la sua famiglia e la sua comunità. Mi dice che non ama la violenza e non vorrebbe che alla sua cumunità succedesse quello che sta succedendo in Cile. Ma è ben consapevole che i winka sono capaci di tutto, e che in fondo i mapuche sono anche dei guerrieri, e del resto sono stati anche gli unici in tutte le americhe a resistere agli imperi coloniali fino ad oggi. Le auguro tutto il meglio e gli regalo una borsina di tela di Campi Aperti!La divisione non fa bene a nessuno.
Dopo aver girato per il nord della patagonia argentina decido allora di
andare dove la repressione è più forte, quindi oltrepasso le Ande e dopo qualche giro turistico (concedetemelo) arrivo appunto a Temuco, IX regione del Cile, anche detta Araucania per via dei suoi alberi endogeni, le araucarie. Le araucarie oggi purtroppo sono minacciate dai boschi di pino (qui chiamati pico pico) e di eucalipto, ma questo è un altro tema…
Il 12 Marzo, a Temuco, il Machi è al cinquantanovesimo giorno di sciopero della fame
Subito mi dirigo all’università cattolica dove incontro il mio contatto Ximene Alarcon, una professoressa di Antropologia che insegna diritto umano e storia delle migrazioni. Un’altra persona con cui passo tutto il pomeriggio parlando. Dopo averle fatto venire quasi un embolo per rispondere a tutte le mie domande mi invita ad una sua lezione per il giorno seguente…
Alla sera mi incammino di fronte al carcere. Ci sono circa una quindicina di persone sedute intorno al fuoco, si sono accampati con tende in un giardinetto che divide le due carreggiate. Sono per lo più
ragazzi winka, pochi mapuche, e appena mi vedono rimangono tutti in silenzio. Provo a salutare, mi rispondono a mezza bocca due persone, mi guardano come se fossi un alieno, non so che dire. Provo a chiedere di una tale Giovanna Tafilu, che per caso avevo visto qualche giorno prima in un’intervista su youtube fatta proprio davanti al carcere. Mi rispondono che non c’è, che è andata a Santiago con la rete di appoggio per il Machi presso l’ufficio per i diritti umani. Visto che non riuscivo a parlare con nessuno, capisco che forse non è aria e che senza “credenziali” non potevo far parte del gruppo, allora saggiamente decido di salutare e
tornare nella casa dove ero ospite.
13 Marzo sessantesimo giorno di sciopero della fame
Dopo una veloce colazione mi dirigo in università, “Accidenti, sono emozionato, non vado ad una lezione da anni e sono pure in ritardo...” accelero il passo, poi mi calmo e mi ricordo che sono comunque in Sud America… Finalmente arrivo a lezione, Ximena e’ una professoressa straordinaria, presenta la sua materia in modo semplice e costruttivo, parla di problematiche attuali e pone esempi concreti di governance, politica istituzionale e rivendicazioni
indigene. La lezione fila liscia fino a quando lei non inizia a fare domande, “Adesso mi chiama, mi chiama…” ebbene non mi son potuto tirare indietro… Lo scopo della lezione era quello di capire su che cosa sono basati i diritti umani e le domande a cui dovevamo rispondere per conoscerci tra studenti vertevano su il TUWUN (territorio, concetto geopolitico, ecosistema) e KUPAL (famiglia, radici). La discussione chiaramente si anima dopo le mie risposte essendo l’unico europeo in classe… Comunque anche qui tutto fila liscio, alla fine della lezione capisco il perché di tutti i suoi riferimenti in mapungdun (lingua mapuche) e capisco che come fuori anche in quell’aula c’era uno spaccato di società. Non tutti sanno da dove provengono realmente, non tutti sono tolleranti verso chi ha origini diverse dalle loro, non è scontato per i ragazzi tollerare i mapuche anche se questi hanno parte del loro stesso sangue, e non è scontato per una ragazza o ragazzo mapuche accettare le proprie origini e tutto quello che ne consegue…
Ringrazio Ximene dell’esperienza e mi dirigo di nuovo al carcere. La situazione è sempre la stessa, oggi ci sono molte più persone. Nessuno parla con me, oggi ci sono tanti lavori da fare, ci sono dei preparativi da compiere entro il giorno seguente. Cerco di entrare nelle loro grazie stando zitto e mettendomi a lavorare di buona lena. Solo dopo alcune ore qualcuno inizia a parlarmi. Chiaramente mi fanno il terzo grado, forse nei loro panni io avrei fatto lo stesso.
Sono tutte e tutti militanti politici, alcuni venuti appositamente a Temuco per sostenere la causa del Machi Celestino. Anche se la maggior parte non sono mapuche cercano tutti di parlare il
Mapudungun, sono qui per la loro causa, ma è anche la causa di tutti appunto per i diritti umani. I preparativi sono per l’evento di domani dove sono previste decine e decine di persone tra le quali anche autorità spirituali mapuche di varie comunità, verranno da tutto il Cile. Domani, mi dicono, si potrà visitare il Machi collettivamente, in carcere si celebrerà un rito. I ragazzi del campo, come da protocollo mapuche si sono offerti di ricevere gli ospiti. Dopo aver lavorato tutto il giorno con loro per i preparativi, finalmente si è meno rigidi e siamo tutti intorno al fuoco a bere mate. Io sono nel cerchio, anche se con ancora qualche sguardo di traverso. Qualcuno mi ringrazia, io sorrido e continuo a bere mate. Sono le 2 di notte, torno a casa, questa volta saluto anch’io come fanno i mapuche.
14 Marzo 61 giorni di sciopero della fame
Arriva il giorno del ricevimento e della visita in carcere. Io per non essere da meno agli altri del campo mi presento alle 5 del mattino, prepariamo la colazione a base di sapapillas y tomate, pan, queso, ensalada chilena, dulces. I primi ospiti arriveranno alle 6, quindi un peñi si propone di fare il
ngellpum
(un rito dove si richiede al
nuken
forza ed energía) prima della colazione. Arrivano in tutto un centinaio di persone quasi tutte vestite con abiti tradizionali mapuche. Entrano in carcere praticamente tutti alle nove del mattino, la visita è permessa da quell’ora alle 16. Io aspetto, non so di preciso se posso o non posso entrare, se secondo il protocollo mapuche qualcuno mi deve invitare ad entrare oppure no, e soprattutto una volta dentro che cosa devo fare? Mi decido, vado a parlare con il peñi che aveva celebrato il rito la mattina e senza girarci attorno gli parlo chiaramente delle mie perprlessità. Con un sorriso mi dice “Fai quello che ti senti”… bene entro!
Il Carcere
:
non ero mai stato prima d’ora in un carcere vero, e soprattutto mai in uno cileno. Lascio i documenti all’ingresso, con me porto una sportina di tela e la tazza di CA. I carabineros non vogliono farmi entrare con la tazza per via del moschettone, allora lo rompo ed entro. Mi perquisiscono tre volte, mi mettono un timbro a inchiostro e un altro timbro trasparente che può essere visto solo con gli ultravioletti. Passo un cancello, poi un altro e un altro: ne ho
contati sette. Il carcere è un posto angusto, buio, fetido, i corridoi stretti e bassi. Arrivo nella sala dov’era appena terminato un rito celebrato dal Machi. Era la palestra del carcere.
L’aria che si respira tra le persone è tesa, se non fosse per le urla dei bambini che giocano, per i mate e dolci che girano di mano in mano, sembrerebbe un funerale. Al centro della sala il Machi Celestino, è vestito con il suo trailonko
,
sulla fronte che regge quattro piume di un volatile sconosciuto. Sembra in perfetta salute se non fosse per gli occhi scavati. Prima pesava 22,5 kg di più.
Al mio arrivo era appena terminata
igillatun
(rito che varia da comunità a comunità). Adesso inizia il
traculum
, l’equivalente di una nostra assemblea. Ci posizioniamo tutti incerchio seduti. In una estremità del cerchio ci sono due statue di legno rivolte verso il
rewe
del Machi e in mezzo ad esse tutti i doni portati
https://web.facebook.com/AraucaniaOnline/videos/2015186742103432/
dai vari lanmgen, peñi, lonko.
Il Machi fa un discorso a mio avviso memorabile: si sforza di parlare per metà in mapungundun e in spagnolo, affinche` tutti possiamo capire. Parla di pace e di unione tra le comunità, ci tiene a precisare che la causa mapuche ha bisogno del sostegno di tutti. Dopo un discorso generale inizia a parlare di sé, di cosa vuol dire essere Machi, racconta del suo caso, ci dice che lui nella vita avrebbe voluto essere professore, ma essere Machi non lo si sceglie, ti capita e basta… Poi parla del perché si trova rinchiuso in carcere da piu di 5 anni e con altri 13 da scontare. Parla di come lo stato e i carbineros hanno montato tutto il caso (per saperne di più https://es.wikipedia.org/wiki/Caso_Luchsinger-Mackay).
Infine spiega di nuovo le motivazioni che lo spingono allo sciopero della fame, siamo al giorno 62, ribatte con fermezza che fino a quando non gli sarà permesso di tornare al suo rewe
non smetterà. A seguito delle sue parole invita tutti e tutte a dibattere sulla sua decisione, vuole sapere il parere di tutti, dice che lui è un uomo e come tale può sbagliare…Alla conclusione del
traculum
mi faccio coraggio e vado verso di lui, con qualche esitazione lo saluto
e lo ringrazio per le sue parole e per il suo coraggio, come esempio di lotta per tutti, augurandogli di uscire presto. Mi permetto a nome di tutta l’associazione di regalargli la borsina di tela e la tazza, gli dico che i principi della sua comunità e dell’intero popolo mapuche in un certo qual modo sono molto simili ai nostri (oppure il contrario?! Rido da solo).All’uscita dal carcere torno al campo. Sono tornato nel gruppo con la speranza di poter scambiare qualche parola, opinioni, semplicemente poter parlare di quello che era appena successo dentro il carcere.
FB una certa Violetta, un’avvocata cilena che vive a Cesena, e gli dissi che sarei andato a conoscere il popolo mapuche (per fortuna le coincidenze)… Finalmente tra i compagni del campo spuntano sorrisi, mi dicono “Allora non sei un paco!” (pacos sono i carabineros infiltrati). Per la gioia di essere finalmente accettato prendo la prima cosa che ho davanti, un bambino, lo getto in aria, lui mi sorride, è il figlio del Machi!
All’improvviso si avvicina a una lanmgen e mi dice “Tu sei l’italiano amico di Violetta?”. Io sorpreso dico “sì” e lei risponde “Bene, sapevamo del tuo arrivo, benvenuto”. Lei è Giovanna Tifilum, una delle portavoci del Machi, appartenente alla red de Apoyo de los pueblos mapuche. Una donna con una forza di volontà straordinaria. Io tempo addietro avevo contattato tramiteNon mollare mai quando si sta lottando per una giusta causa!
15/16/17/18 marzo 62/63/64/65 giorni di sciopero della fame.
Approfitto di questi giorni per viaggiare nelle diverse comunità, conoscere i Lafquenche (gente del mare) e i Pelmewenche (gente della Cordigliera). Tutte le sere però torno al campo per dare una mano ai compagni e alle compagne. Inizia l’autunno, le piogge e il vento si scagliano su di noi, ma il fuoco resiste acceso imperterrito.
In questi giorni nel campo attorno al fuoco e viaggiando ho appreso molte cose, vorrei dirvene alcune per curiosità.
I mapuche hanno una legge propria AZ MAPU, tra queste vi sono contemplate l’aborto, uguaglianza assoluta tra uomo e donna, sono riconosciuti e accettati gay e lesbiche (mi dicono che il genere non lo fa l’aspetto físico), possono esserci uomini che si vestono da donne e donne che si vestono da uomini, è permessa l’eutanasia, è condannata fermamente la violenza sulle donne,
La forza delle Donne va dall’utero alla terra ed è la più forte che esiste!
E tanto tanto altro….
19 marzo 66 giorni di sciopero della fame
Oggi è un giorno triste per due ragioni:
Questa mattina ci siamo svegliati con una chiamata dei medici che stanno assistendo il Machi, dove chiedono alle autorità carcerarie di trasportarlo con urgenza in ospedale per degli accertamenti. Il suo cuore fa fatica a battere e oramai i suoi muscoli si stanno man mano degradando. Alle 9 di mattina viene trasportato in ospedale, lo dimetteranno alla sera. Le sue condizioni sono nettamente peggiorate, ma lui ha tenuto a precisare, tramite le sue portavoci, che non
arresterà lo sciopero della fame!Come seconda cosa alle 14 il sindaco di Temuco ordina alle forze speciali di sgomberare centinaia di contadini mapuche che affollano le vie del centro.
“
Sono abusivi!!!” tuona il sindaco … non so perché ma questa storia mi suona molto familiare. Le scene che si vedono sono ridicole e ignobili allo stesso tempo: i carabineros sequestrano pacchi di frutta e vedura e li gettano nei bidoni della spazzatura. Di tutta
risposta inizia una vera e propia sommossa contadina con lanci di verdura e casse di legno contro i carabineros. Alla fine della serata contiamo parecchi arresti. I contadini indicono una manifestazione per domani, contro il sindaco e la sua assurda ordinanza. Assurda perché i mapuche vendono per le strade da più di cento anni e ora li vuole far “regolarizzare” con delle licenze specifiche, che a volte costano più del loro effettivo guadagno della vendita. Tutto
questo in nome della sicurezza dei cittadini del centro.
https://web.facebook.com/AraucaniaOnline/videos/2015186742103432/
https://web.facebook.com/AraucaniaOnline/videos/2014169895538450/
20 Marzo 66 giorni di sciopero della fame
Questo è il mio penultimo giorno a Temuco, domani partirò per Santiago.
Mi sveglio presto, preparo la colazione per tutti gli altri del campo, andiamo a fare le fotocopie del volantino per la giornata nazionale di appoggio al Machi Celestino prevista per giovedi’ 22 Marzo e ci
dirigiamo per il centro. Le strade sono apparentemente tranquille, però i compagni mi fanno notare agli angoli delle strade i guanaco (idranti, qui mi dicono che nell’acqua utilizzano sostanze caustiche) e dietro di loro tutti i blindati delle forze speciali, le stesse utilizzate per gli sgomberi nelle comunità resistenti.In lontanaza si sentono delle grida, ci apprestiamo a raggiungere il corteo, che al contrario di come si erano preposti i contadini e le contadine mapuche decidono di iniziare dal luogo dove sono avvenuti gli scontri il giorno prima. La testa del corteo “selvaggio” era capitanata da sole donne, che con tutta la loro forza guidano il
corteo a suon di cori e urla di guerra Marri Chiweu!!! Marri Chiweu!!! Dieci volte vinceremo!!!
Dopo aver paralizzato per quasi un’ora il traffico di Temuco il corteo
si dirige verso la Municipalida di Temuco, dove a gran voce il corteo chiede un incontro con il sindaco.Verso le 14 ricevono due esponenti dei campesinos. Ad ora non sappiamo ancora cosa si siano detti, e io purtroppo devo lasciare il PC da dove vi sto scrivendo!
Vi lascio con una frase che mi disse Namku (Aquila libera) che fa più o meno cosi’:
"
Noi mapuche non abbiamo bisogno di creare nulla, c’è già tutto… quello di cui abbiamo bisogno è di coltivare relazioni, crescere assieme e tramandare alle future generazioni la nostra cultura”
Mari mari
lanmneg y peñi!
Un abbraccio a tutte e tutti ci vediamo a Bologna!
Domenico