CampiAperti

Agricoltura biologica e mercati contadini per l'autogestione alimentare

Categoria: Comunità in lotta per l’autodeterminazione alimentare

  • Mondeggi Bene Comune

    Mondeggi Bene Comune

    2 anni di Mondeggi. Coltivare relazioni per raccogliere un futuro diverso

    Un percorso sperimentale in continua trasformazione che festeggi i primi due anni di custodia permanente:
    siete tutti invitati ad una tre giorni di autodeterminazione alimentare, riflessioni e biodiversità.
    In questi due anni di custodia, una proprietà pubblica abbandonata a sé stessa, si sta trasformando in un bene comune aperto a tutti (singoli e gruppi) per partecipare ad un futuro diverso.
    Non ci basta solo parlare dei progetti, delle particelle catastali, di cosa è legale e cosa no:
    sentiamo l’esigenza di mettere in gioco un futuro di differenze.
    Così come nei cicli agricoli stiamo seminando e continueremo a seminare percorsi nuovi, senza sfruttamento di persone, animali e terreni, allo stesso modo vogliamo coltivare relazioni per costruire “territori” nuovi e per collegarci ad altri territori che come questo vivono nell’autogestione.
    Vorremo incontrarci e praticare la legittimità di quello che facciamo e faremo insieme: lavorare senza padroni in una presunta illegalità, nell’ambito di una custodia popolare basata sull’agricoltura contadina.
    Crediamo sia necessario divulgare questo percorso perché sempre più persone vengano a conoscenza e si mobilitino intorno ai temi della riappropriazione di terre, dell’agricoltura contadina, dell’autonomia e dell’autodeterminazione alimentare.

    Vorremmo raccogliere e mettere in comune le nostre e le vostre idee senza padroni.

    Per essere tutte e tutti partecipi di quello che stiamo costruendo, proprio adesso che la città metropolitana di Firenze vuole nascondere dietro un nuovo bando di vendita la fine di questo percorso.

    Vi aspettiamo il 24, 25 e 26 Giugno!
    via di Mondeggi 4 Bagno a Ripoli (Fi)

  • incontro con la Cooperativa Integral Catalana

    incontro con la Cooperativa Integral Catalana

    dal sito della CIC

    “Una cooperativa integrale è uno strumento per costruire un contro-potere di base autogestito, auto-organizzato e con democrazia diretta. Questo strumento può aiutare a superare l’attuale stato di totale dipendenza dalle strutture dei sistemi e degli stati, attraverso uno scenario di totale libertà e in cui ciascun individuo può svilupparsi con condizioni paritetiche e pari opportunità…”

    organizzano  campiaperti ed hacklabBo 

  • Presentazione di Calafou ed Eco-gnomy

    Presentazione di Calafou ed Eco-gnomy

    Presentazione di Calafou ed Eco-gnomy

    [come autorganizzarsi una colonia eco-industriale post-capitalista]

    il 2 giugno XM24, via fioravanti 24, Bolognina (BO)

    dalle 20 e 30, durante il mercatino di Campiapertibanner_calafou
    abbiamo deciso di invitare due ragazze di Calafou per raccontare la loro interessante esperienza nel creare e sviluppare un progetto di coabitazione e di sviluppo di tecnologia all’interno della Cooperativa Integral Catalana (CIC)

    In particolare ci illustreranno gli strumenti software che utilizzano per la loro organizzazione.

    Ecco di che cosa si parlerà:

    cos’é CIC – Cooperativa Integral Catalana http://cooperativa.cat/it/

    cos’é Calafou –  Colonia eco-industriale post-capitalista https://calafou.org/

    Breve demo eco-gnomy  (software per la gestione e la trasparenza di cooperative di case)
    un progetto scritto in Django e python3.

    domande e dibattito aperto

    PIù info su Calafou:

    https://calafou.org/en/content/abouthttps://calafou.org/en/content/about

    http://freakabolic.hotglue.me/?presentafoo/

    Pù info sul progetto Cooperativa Integral Catalana

    http://genuinoclandestino.it/la-cooperativa-integral-catalana-ospite-a-genuino-clandestino/

    _ _ _ _ _
    L’evento è gratuito, aperto a tutte e tutti e vi rimanda a partecipare ad Hackmeeting 2016, che si terrà a Pisa
    il 3 e 5 giugno – www.hackmeeting.org

     

  • Festival delle cucine popolari autogestite

    Festival delle cucine popolari autogestite

    La cucina come strumento di resistenza in un festival a cura di Eat the Rich,

    il 7 e l’8 maggio all’XM 24, in via Fioravanti 24 a Bologna.

    Evento facebook: qui

    Ci vediamo lì, per conoscere altre esperienze di cucina popolare, ma anche per parlare di filiere alimentari!

    FESTIVAL DELLE CUCINE POPOLARI E AUTOGESTITE

    Mossi dalla convinzione che la cucina sia un campo assolutamente non neutro, che viva le contraddizioni e i ricatti del reale, che quindi debba essere un terreno di lotta e possa scatenare processi politici, intendiamo lanciare per inizio maggio un incontro nazionale, transnazionale e intergalattico a tutte quelle cucine e a tutti quei cucinieri sovversivi che fossero interessati a condividere con noi questo spunto, che intendano la sovversione del nostro tempo come anche sovversione di ciò che ruota attorno al cibo.
    Rivendicare e organizzare l’accesso per tutt* a un cibo genuino, il più possibile fuori dalle logiche di mercato e libero dallo
    sfruttamento è un programma politico vasto e ancora tutto da scrivere, che contempla risposte molto diverse fra loro a seconda delle specificità dei bisogni e dei desideri dei territori che lo esprimono.

    Cucine di strada, mense, osterie e taverne, popolari e autogestite, tante e diverse sono le esperienze che negli ultimi anni sono nate in giro per l’Italia.
    Oltre il mero autofinanziamento per l’autogestione, anche la cucina diventa spazio di rivendicazione politica e costruzione di autonomia.

    Facciamo questa chiamata perché anche solo contribuire a una mappatura di tutto quello che si “muove” ci sembra un lavoro interessante. Scommettiamo nell’incontro e nel confronto delle varie esperienze che vorranno partecipare e siamo mossi dal desiderio di contagio, con la convinzione che nessuno abbia la “ricetta rivoluzionaria” in tasca.

    L’incontro sarà strutturato in due giorni, sabato 7 e domenica 8
    maggio, e sarà incentrato sull’idea di cucina come strumento di
    resistenza. Il sabato avrà luogo negli spazi di XM24 (via Fioravanti 24) e proporremo dei tavoli tematici di discussione che confluiranno in una plenaria.
    La domenica sarà invece un giorno di festa e cucina di strada in cui invitiamo tutte le realtà partecipanti che ne avranno voglia a
    mettersi ai fornelli. In tale giornata avrà spazio anche la settima
    puntata del corso di cucina meticcia, che teniamo da inizio anno
    insieme a Social log e alla sua comunità di occupanti e inquilini
    resistenti.

    Rete Eat The Rich – Gastronomia Precaria

    per info e adesioni: eattherich@autistici.org

    reteeattherich.noblogs.org tw: eattherichmensa

  • Con Eat the Rich per la Sovranità Alimentare!

    Con Eat the Rich per la Sovranità Alimentare!

    11209712_1640916352793607_5693782060010572715_nCampi Aperti manifesta la piena solidarietà a tutt* coloro che hanno subito lo sgombero il 7 maggio 2015 in via Fioravanti. Crediamo che l’autodeterminazione politica e alimentare sia da difendere sempre, nelle campagne in cui lavoriamo, così come nelle città dove tessiamo i nostri rapporti comunitari con tutti coloro condividono la necessità di una svolta ecologica e l’esigenza dell’autodeterminazione non solo alimentare.

    Da anni Campi Aperti appoggia attivamente realtà auto organizzate, autogestite e collabora con esse, non possiamo e non vogliamo rimanere impassibili di fronte alla cieca reazione dell’amministrazione di turno nei confronti di una rivendicazione così limpida per uno spazio dove la sovranità alimentare possa finalmente mettere radici a Bologna.

    Crediamo sia necessario rispondere al reale bisogno di accedere alla terra (spesso abbandonata) e sentiamo necessario e urgente il bisogno di riappropriazione di spazi urbani spesso lasciati alla speculazione o al complice decadimento.

    11150936_1641134786105097_8647308847338932009_nCondividiamo la scelta di Eat the Rich di restituire al bene comune spazi urbani abbandonati,  con l’obiettivo dell’autodeterminazione alimentare e nel contesto della rete Genuino Clandestino.

    Per questo siamo contrari agli sgomberi, alla repressione “manu militari” delle passioni, dei valori e dell’idea di restituire alla comunità cittadina il bene comune, spazi altrimenti lasciati all’abbandono. Crediamo che la riappropriazioni di terre incolte e/o di spazi urbani lasciati al nulla della burocrazia, alla speculazione dei pochi siano, non solo legittime, ma un’occasione per tutti e per questo esprimiamo la nostra solidarietà e la nostra complicità a tutt* coloro che non intendono dimenticarsene.

    Associazione Campi Aperti, per la sovranità alimentare.

  • Punti di vista

    Lo dico a mo’ di premessa: io sono un nonviolento, contrario alla violenza espressa in tutte le sue forme.

    Detto questo, secondo me occorre, visti i fatti dei giorni scorsi, affrontare una scomoda ma necessaria ponderazione della violenza espressa in occasione di Expo 2015.

    Da una parte i Black Bloc che hanno spaccato vetrine e incendiato auto per diverse centinaia di metri, facendo molto fumo e tanto rumore. Rumore tanto forte da coprire gli slogan gridati e le canzoni cantate dal resto del corteo all’interno del quale si erano inseriti. Ma soprattutto, tanto forte da oscurare i contenuti di quegli slogan e di quelle canzoni.

    Tanto forte da coprire anche le voci che si sono alzate dalle altre manifestazioni nei giorni seguenti.

    Nessuno, infatti, che abbia seguito tramite i media “convenzionali”, ha capito un accidenti del perché si sia tenuta una manifestazione il giorno dell’inaugurazione dell’Expo, se non per fornire l’occasione a qualche giovinastro vestito di nero per sporcare la pulitissima Milano. Ché, altrimenti, non avrebbe saputo dove sporcare, essendo detti giovinastri dediti unicamente a tale attività (come testimoniato dalla famosa intervista rilasciata da uno di questi, a volto scoperto e per un tempo infinito, nel corso di una manifestazione con i celerini ad un passo, ad un giornalista del TgCom24. Lui sì che ci ha messo la faccia! Anche se il sospetto che l’intervista sia un po’ farlocca, un po’ mi viene).

    Dalla parte opposta, dentro i cancelli della fierona mondiale della magnazza, la rappresentazione di violenze perpetrate globalmente e in continuo ai danni di tanti esseri umani e del pianeta (l’unico, faccio notare, a nostra disposizione) su cui questi poveri esseri a due zampe si ostinano a vivere.

    Ora, il paragone del livello di violenza espresso dai due soggetti (collettivi, ça va sans dire) citati è assolutamente incommensurabile.

    Però, se i media prestassero un po’ di attenzione alle dimensioni dei fenomeni, sicuramente il premio Attila per la devastazione lo vincerebbe alla grande il raggruppamento interno ai cancelli.

    Si, proprio quello infighettato e lucidato, che espone l’immagine di qualcosa che esiste solo nei deisideri e nei progetti di quei signori: un pianeta nutrito dai grandi brand dell’agroalimentare.

    Quello in cui si beve coca cola e si mangia un hamburger o un cracker appena estratto dal suo cellophane, contenuto in un cartoncino, avvolto da una plastichina (ma noi siamo contro lo spreco, ovviamente!), magari spalmato di un omogeneizzato di carne in barattolo appena comprato in uno dei padiglioni dell’eccellenza del food made in ea… pardon, italy.

    Quello in cui la frutta è sotto forma di succo, concentrato in uno stabilimento sulla costa brasiliana. Dove operai trasformano, con salari da fame, frutta raccolta nelle piantagioni, sottratte alla foresta amazzonica, da semi-schiavi, spesso irrorati, insieme agli alberi dai quali staccano i pomi, con principi attivi spesso banditi nell’occidente. Concentrato che poi viene trasportato per migliaia di kilometri (ma noi siamo contro lo spreco, badate bene!) con relativo consumo di carburanti fossili e aumento della CO2 in atmosfera, in un altro stabilimento industriale per essere diluito con acqua, sottratta alle comunità locali, per poi essere di nuovo reinviato via mare o aereo o camion (altra CO2) fino al magazzino di una qualche catena di supermercati. Qui verrà finalmente movimentato dai semi-schiavi nostrani. Gli addetti alla logistica assunti da sub-appaltatori dei sub-appaltatori. Quasi tutti immigrati, ricattabili, provenienti da un’africa depredata e nella quale gran parte della terra agricola non è più nella disponibilità degli abitanti di quei luoghi, in quanto accaparrata da qualche gruppo finanziario per specularci sopra, o da qualche paese lungimirante e pieno di danari per garantirsi il granaio il giorno dopo l’apocalisse.

    Nonostante le signifcative perdite durante il trasporto (remember Triton?), di questa mano d’opera facilmente ricattabile, ne produciamo quasi più che di frutta da concentrare.

    Ma questi sono solo esempi delle potenzialità del modello messo in vetrina ad Expo 2015.

    A questi si possono aggiungere, se ci si volesse concentrare sul locale, le centinaia di ettari sottratti per sempre all’agricoltura per la cementificazione necessaria ad ospitare la fierona. E la precarietà, se non la schiavitù, legalizzata ad Expo per permettere a chi di dovere di guadagnare ancora un po’ di più. E i morti sui cantieri. E la ‘ndrangheta infiltrata. E le mazzette. E il debito che ci troveremo a pagare noi per gli anni a venire (perchè tutto si socializza, tranne i profitti, ovviamente).

    Qualcuno, in un post su un social network, qualche giorno fa ha detto che “Expo non è il male assoluto, ma la fiera di tutto il male possibile”. Non era vero. Mancava qualcosa. Ce l’hanno messa i Black Bloc.

    Ma anche senza, mi azzardo ad affermare che ce n’era già abbastanza.

  • Un pomeriggio di solidarietà all’Ex Telecom Occupata

    Un pomeriggio di solidarietà all’Ex Telecom Occupata

    sabato 21 marzo all’Ex Telecom Occupata, via fioravanti 27, Bologna
    a partire dalle ore 15.00:
    – Consegna delle Arance di SOS Rosarno (per info e ordini: il
    popolodellearance@gmail.com)
    – Lavori di giardinaggio e orto nelle aiuole con l’associazione
    Campiaperti e Trame Urbane
    – Merenda meticcia
    – Attività per bambini
    In difesa delle occupazioni abitative!
    Contro gli sfratti e l’articolo 5 del Piano Casa!
    Contro la cementificazione e le speculazioni edilizie!
    Verso la seconda Marcia della Periferia e della Dignità di sabato 28
    marzo!

  • Un libro sulla lunga marcia dei  senza terra

    Un libro sulla lunga marcia dei senza terra

    Campiaperti  associazione per l’agricoltura biologica e contadina  

    Cabral    asia africa america latina


    in collaborazione con Exaequo- bottega del mondo


    Lunedì 23 febbraio 2015 ore 17,30
    presso la biblioteca Amilcar Cabral, via S.Mamolo24, Bologna


    presentano il libro

    La lunga marcia dei
    senza terra

    dal Brasile al mondo

    di

    Claudia Fanti

    Serena Romagnoli

    Marinella Correggia

    prefazione di Frei Betto

    Editrice EMI

    Saranno presenti
    Claudia Fanti, coautrice
    Roberto Vecchi, Università di Bologna
    un produttore di
    Campiaperti

    Pier Maria Mazzola, direttore editoriale Emi

    Al termine una breve presentazione del progetto Ilmurran.
    Il progetto prevede la creazione di un film e di un libro sull’esperienza avvenuta nell’estate 2014, di una giovane ragazza Maasai che ha raggiunto una “pastora” piemontese sui pascoli delle Alpi Marittime. Due donne lontanissime tra loro hanno vissuto una stagione d’alpeggio insieme, condividendo il lavoro e riconoscendosi più vicine.
    Un film interamente sui “masai” – africani e italiani – inseguendo i confini dello stereotipo e ricercando l’essenza di un popolo nomade, di fiera saggezza.

    www.campiaperti.org   www.centrocabral.com   www.exaequo.bo.it      www.ilmurran.it

     

     

  • Messaggio di Joao Pedro Stedile sull’EXPO

    Gli Alimenti non possono essere Merci, sono un Diritto Umano!

    Cari amici e amiche della città di Milano, e cittadini di tutto il mondo!
    Stiamo seguendo dal Brasile, insieme ai movimenti contadini di Via Campesina Internazionale, i preparativi per EXPO Alimentazione, che le multinazionali e i governi al loro servizio stanno organizzando nella città di Milano.

    Purtroppo, negli ultimi anni, con la globalizzazione del capitale finanziario e l’internazionalizzazione del capitalismo, le grandi corporazioni e le loro banche stanno impossessandosi dell’economia mondiale. Vogliono trasformare tutto in merce.
    L’unico obiettivo delle loro attività è proprio il massimo profitto.
    Per loro non ha alcuna importanza se è necessario distruggere la natura, squilibrare l’ambiente, porre fine alle riserve di minerali , di acqua e altri beni necessari.
    A loro non interessano le condizioni di vita delle persone, del popolo.
    Sono vere e proprie sanguisughe, che si nutrono della vita delle persone.
    Durante la rivoluzione verde negli anni 60, per introdurre un uso massiccio di input chimici, hanno promesso che avrebbero eliminato la fame.
    A quel tempo, c’erano 60 milioni di affamati. Dopo 50 anni di questo modello predatore, oggi, secondo la FAO, siamo vicini al miliardo di persone che soffrono la fame, ogni giorno.
    Per la prima volta nella storia dell’umanità, la popolazione ammucchiata nelle grandi aree urbane ha superato il 50% del totale. Per l’espulsione di milioni di contadini dalle loro terre e l’impossibilità di avere condizioni minime di vita nelle loro comunità.
    Milioni di esseri umani devono migrare dai loro paesi, sono dei veri rifugiati economici del capitale.  Dovrebbero accamparsi davanti alle banche, in Europa e negli Stati Uniti.

    Questo 2014 è stato l’anno più caldo nella storia del nostro pianeta. La biodiversità e la vita di tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo, è a rischio sul nostro pianeta.
    La colpa di tutto questo è l’avidità di guadagno del capitalismo praticato da queste imprese.

    Noi del Movimento Senza Terra e di Via Campesina e migliaia di scienziati e ricercatori difendiamo un altro modello di produzione
    agricola. Un modello basato sull’agroecologia, in equilibrio con l’ambiente, che non usa veleni in natura. Che ha come priorità non il profitto, ma il cibo sano.
    Un modello che da priorità al lavoro, all’occupazione e alla vita delle persone e e alla biodiversità del pianeta.
    Consideriamo un affronto l’iniziativa di Expo della Alimentazione di Milano.
    Si tratta di una manifestazione ipocrita e manipolata dalle imprese, è solo uno strumento di propaganda ideologica, per ingannare la
    popolazione per mezzo di una falsa propaganda.

    Per questo ci rallegra vedere che ci sono molte persone, realtà e organizzazioni popolari e politiche in Italia, che stanno denunciando
    questa farsa.

    Continuiamo a denunciare le multinazionali! Continuiamo a difendere un altro modello di produzione agricola per il nostro pianeta.
    Noi qui , in Brasile e in America Latina, continueremo la nostra lotta, instancabili, fino a quando riusciremo a sconfiggerli, nell’unità,
    indispensabile per questo, di contadini e cittadini.

    Un grande abbraccio a tutti
    Joao Pedro Stedile – Movimento dei Lavoratori Sem Terra- Brasile

  • 1 GIORNO PER DIFENDERE, 3 GIORNI PER COSTRUIRE

    A Perugia:

    12 febbraio ore 9 PRESIDIO davanti al tribunale Civile, p.zza Matteotti + ASSEMBLEA PUBBLICA

    A Caicocci:

    13 – 14 – 15 febbraio LAVORI COLLETTIVI

    • Pulitura uliveto

    • Preparazione orto

    • Ripristino sentiero

    Abbiamo pochi attrezzi, se ne avete portateli! (tipo falcetti, roncole, motoseghe, decespugliatori, forconi, seghetti, rastrelli, zappe, vanghe, ecc.)

    Sabato 14 febbraio CENA POPOLARE E MUSICA

    Domenica 15 febbraio GIORNATA ECOLOGICA, pulizia dei boschi

    Chi si ferma a dormire, porti quel che ha secondo le proprie possibilità: sacco a pelo invernale, acqua, candele, cibo, ecc.

    Telefonare per confermare presenza: 320 3688582 (David), 3471211824 (Riccardo)

  • DA ROSARNO ALLA VALSUSA PER LA ROJAVA passando da Roma, Bologna, Asti e Milano

    DA ROSARNO ALLA VALSUSA PER LA ROJAVA passando da Roma, Bologna, Asti e Milano

    “La Rojava è un esperimento pericoloso perché potenzialmente universale”

    Così gli attivisti e le attiviste della “Staffetta per Kobane” sintetizzano il valore dell’esperienza che si sta realizzando nel Kurdistan Occidentale e insieme il senso delle iniziative di solidarietà che si stanno mettendo in campo per sostenerla.

    Kobane è la trincea della resistenza umana lungo il fronte dell’unica vera guerra di civiltà oggi in atto ovunque: quella tra l’umanità e un sistema globale di sfruttamento che si esprime alternativamente e congiuntamente in forma politica, economica e militare.

    Cosìccome la barbarie risultante dal declino del sistema capitalistico si esprime nei linciaggi e le deportazioni di Rosarno del 2010, quanto nella guerra tra poveri delle periferie metropolitane di questi giorni, come nei deliri sanguinari dell’ISIS, non meno che in qualunque guerra umanitaria a uso e consumo delle potenze imperialiste, così pure la via d’uscita a questo cieco storico che si testimonia nella Rojava chiama in causa tutte le esperienze d’alternativa che si praticano nel mondo, per mettere in atto qui e ora una nuova forma di convivenza umana: fondata sulla democrazia diretta e autogestionaria, sulla condivisione delle risorse, sulla cooperazione sociale, sul recupero di un rapporto simbiotico con la natura, sull’accoglienza e la convivenza tra le differenze… sulla libera autodeterminazione di individui, collettività, generi.

    Per questo SOS Rosarno ha deciso di mobilitare le proprie risorse per contribuire come può alla resistenza di Kobane e alla costruzione della Rojava libera, convinti che quest’esperienza non sia solo, con il glorioso sacrificio dei miliziani e delle miliziane, necessaria barriera all’abisso avanzante dell’integralismo, ma ancor più misura concreta di compiti che spettano anche a noi e fonte di indicazioni fondamentali sui passi da muovere e la direzione da intraprendere.

    Metteremo dunque a disposizione quel che possiamo di quanto produciamo, soprattutto agrumi, e mobiliteremo la risorsa fondamentale del nostro agire, le relazioni, per contribuire a questo grandioso processo di cooperazione internazionale dal basso, o se si vuole di internazionalismo popolare, che procede da qualche mese con le staffette per Kobane.

    La Val Susa è il primo riferimento che c’è venuto in mente, per il richiamo immediato che ci suscitano i racconti da Kobane con quella che non esitiamo a definire come la nostra Rojava.

    Lungo il tragitto dalla Calabria alla valle dei No Tav, la carovana di agrumi farà tappa in alcune città, sede di importanti relazioni costruite in questi anni e di altrettante importanti esperienze di resistenza e d’alternativa.

    A Roma, dove nel 2011, al C.S.O.A. ex-Snia Viscosa, SOS Rosarno è nata, un po’ figlia dell’esperienza dell’Assemblea dei Lavoratori Africani di Rosarno a Roma e dove da allora continuiamo nel lavoro congiunto, anche coi GAS, nel segno della solidarietà e della lotta.

    A Bologna, dove si realizza per noi una delle forme più avanzate di autorganizzazione del consumo attraverso i Gruppi di Acquisto Solidali comeAlchemilla, che in questi anni, in collaborazione con il Laboratorio CRASH, ha saputo coniugare la pratica dell’economia solidale con le istanze del conflitto e la solidarietà concreta a importanti lotte sociali. Lì grazie all’associazione YA BASTA! intrecceremo il percorso di Rojava Calling con la comunità curda emiliano-romagnola.

    Ad Alessandria e dintorni, dove da qualche anno solidarizziamo con il presidio dei braccianti di Castel Nuovo Scrivia ed abbiamo potuto conoscere e collaborare con le importanti iniziative dell’Associazione Verso il Kurdistan.Che per quest’occasione si muoverà ad Asti…

    A Milano, dove ormai da un anno troviamo nella fabbrica recuperata e autogestita Ri-Maflow il polo nord di una cooperazione dal basso che unisce gli estremi della penisola, oltre che il riferimento, simbolico e concreto a un tempo, di quella possibile riconversione produttiva in cui crediamo.

    Insieme ai più saldi riferimenti politici che abbiamo nel nostro territorio, il C.S.O.A. Angelina Cartella di Reggio Calabria, il C.S.C. Nuvola Rossa di Villa San Giovanni, il Frantoio delle Idee di Cinquefrondi,manderemo agrumi a tutti loro che li venderanno per raccogliere fondi e finanziare le attività delle staffette per Kobane… e al contempo accoglieremo qui i testimoni di questo miracolo per lasciarci ispirare nuovi progetti e nuove lotte, nuove vie per costruire l’alternativa che vogliamo.

    INVITIAMO TUTTE E TUTTI A PARTECIPARE

    10 e 11 Gennaio 2015, per il V° anniversario della rivolta di Rosarno:

    A ROMA, 10 GENNAIO, ORE 10.00 – 13.00 al Pigneto – Piazzetta Persiani Nuccitelli: vendita in piazza organizzata da Rojava Calling Roma

    A CINQUEFRONDI “IL FRANTOIO DELLE IDEE” – giorno 10 ore 17.00
    Confronto assembleare con rappresentanti della staffetta per Kobane e del movimento di liberazione del popolo Kurdo

    “Siamo andate villaggio per villaggio a spiegare e a insegnare cos’è la libertà e cos’è la libertà delle donne” Newroz Kobane, 25 anni, donna, resistente del Rojava

    A VILLA SAN GIOVANNI – C.S.C. NUVOLA ROSSA – giorno 11 ore 17.00

    incontro assembleare con rappresentanti della staffetta per Kobane e del movimento di liberazione del popolo Kurdo sul tema
    “Rosarno chiama Rojava: esperienze di autogoverno e pratiche di autogestione per l’alternativa che vogliamo”

    Dal 17 al 24 Gennaio, proseguendo verso la Val Susa passando per Bologna e Milano ed Asti:

    IN VALSUSA, BUSSOLENO, GIORNO 17: al pomeriggio il movimento NO TAV organizza la vendita c/o OSTERIA “LA CREDENZA”, via Fontan 16.

    AD ASTI, DATA DA DEFINIRE TRA 16 E 19, “VERSO IL KURDISTAN” E PIAM organizzano: vendita c/o cortile del Centro Culturale san Secondo in Via Carducci 24

    A BOLOGNA GIORNI 22 E 23, ore 18 – 22, GAS ALCHEMILLA E YA BASTA! organizzano:
    Vendita delle arance per sostenere Rojava al CS Tpo in via Casarini 17/4.
    Venerdì 23 alle ore 20 presentazione dell’iniziativa “SOS Rosarno in sostegno del Rojava”
    A seguire cena con la comunità curda emiliano romagnola

    A MILANO, GIORNI 23 E 24, AD OPERA DI RI-MAFLOW:
    per Milano giorni – luoghi e orari da verificare sul sito http://www.rimaflow.it/

    Segui gli aggiornamenti sul sito di SOS Rosarno

  • LA MAFIA ROMANA NELLA CITTA’ DELL’ALTRAECONOMIA

    LA MAFIA ROMANA NELLA CITTA’ DELL’ALTRAECONOMIA

    In questi giorni Roma è scossa dalla scoperta dell’esistenza nella capitale di una ” Mondo di mezzo di mezzo”. Uno spazio in cui interesse generale e personale si mescolano ad arte, in cui malavita e politica parlano la stessa lingua, in cui destra e sinistra sono direzioni che portano dalla stessa parte: l’intimidazione, la corruzione, il lucro, la volgare appropriazione di tutto ciò che dovrebbe essere dovuto, da parte amministrativa, cioè l’assistenza a chi non ce la fa, la cura dell’ambiente e degli spazi pubblici.

    Noi la mafia romana non la scopriamo dalle intercettazioni telefoniche e dagli atti giudiziari, ma l’abbiamo guardata in faccia. Era il 2003 quando in tanti reclamavamo la necessità di un’economia diversa per dare un futuro diverso alla città e al nostro Paese. Grazie ad un impegno pubblico di 5.000.000 di euro, l’antico mattatoio di Roma, un luogo abbandonato e allo sfascio, venne ristrutturato e diventò la Città dell’Altra Economia (CAE), che per qualche anno ha aperto uno spazio di concretezza a questo sogno.

    Nel 2012 però, quando si trattò di riconoscere quel percorso e dargli stabilità, più di 30 realtà sedute attorno al Tavolo di progettazione partecipata per il rilancio della CAE e che da anni lavoravano ad una nuova struttura condivisa, cominciarono a veder circolare per il Campo boario alcune di quelle facce imbarazzanti che da anni, senza troppa discrezione, avevano cominciato a portare le logiche e le pratiche della “Terra di mezzo” nella “Terra di tutti”.

    Alle pratiche del “progetto partecipato”, del cantiere aperto e pubblico con i soggetti dell’altra economia italiana, ma anche con tutte e tutti quelli che volevano veder vivere e crescere l’Altra Economia in città, dalle istituzioni cittadine, ma anche da alcune delle realtà che cominciavano a intravedere nel potere e nell’arroganza della “Terra di mezzo” un’opportunità per far prevalere in quel luogo i propri interessi rispetto ai progetti di tanti, si videro contrapporre la logica del bando, dell’appalto, della cordata. Pratiche, come apprendiamo di verbali dell’inchiesta giudiziaria, che di per se’ sono proprie dell’economia di mercato, ma in realtà da anni a Roma e dintorni erano lo strumento principe dell’inciucio che porterà, di lì a poco, anche alla spartizione della CAE tra la destra politicamente più aggressiva di Alemanno e la ‘realpolitik’ di alcuni pezzi della sinistra e delle relative propaggini economiche.

    La cordata improvvisata e anomala che strappa la CAE alle numerose realtà dell’economia sociale e solidale che stavano da anni definendo insieme il percorso e la destinazione d’uso di quello spazio, denigrando e deridendo il trasparente e onesto percorso, vede operare insieme realtà economiche storiche del centro sinistra e astri nascenti dell’economia predatoria del centro destra. Abbiamo visto nascere e denunciato a mezzo stampa l’accordo raggiunto tra AIAB Lazio, Agricoltura Nuova, Cooperativa 29 giugno ed il braccio economico e sociale della destra rampelliana alla quale l’assessore ai lavori pubblici di allora faceva riferimento, ovvero la cooperativa Integra.

    Un copione antico da prima repubblica e da spartizione di potere che ora non si potrà più nascondere dietro il volto ed il lavoro dei molti produttori ecocompatibili o biologici che con onestà e trasparenza hanno in quegli anni aiutato la Città dell’altra economia a divenire un punto di riferimento per molti romani. Utilizzare la loro faccia per nascondere agli occhi dei cittadini un accordo sporco e lesivo dell’immagine e della storia dell’economia sociale e solidale di questa città è stato offensivo ed arrogante.

    Quando in alcuni ci opponiamo con sdegno e disgusto a questa pratica, riceviamo in cambio ampia solidarietà dalle realtà sociali cittadine e dalle migliaia di persone che avevano appoggiato il nostro tentativo, e alla nostra richiesta di dialogo ci viene, all’improvviso, risposto con uno sgombero di polizia, improvviso e immotivato, che ancora vede 12 persone accusate in modo ridicolo di “occupazione a scopo abitativo”, come se quegli spazi di vendita ed esposizione potessero magicamente trasformarsi in eleganti villette unifamiliari.

    Oggi all’interno del Consorzio che gestisce la Città dell’Altraeconomia c’è una cooperativa il cui presidente è indagato per reati mafiosi e fu uno dei protagonisti di quel patto di spartizione. La stessa persona è vicepresidente del Consorzio di Gestione della CAE, guidato da Aiab Lazio.

    Chi a suo tempo denunciò politicamente questa arroganza può oggi continuare a tenere alta la testa, perché nelle pagine dell’ipotesi accusatoria si arriva a elencare la CAE tra quelle realtà cooperative nelle quali, molto probabilmente, venivano “risciacquati” i proventi delle attività illecite della Mafia Romana, oppure costruiti documenti ad hoc per eludere fisco e legalità. Le attività giudiziarie dimostreranno se l’ipotesi è fondata, ma la sola citazione della CAE attuale tra pagine tanto inquietanti deve portare tutti quelli che, nella società e nelle istituzioni competenti credono necessaria un’altra economia, come strumento di un’altra società, di un futuro diverso per tutte e tutti, a fare le proprie considerazioni su che cosa, prevedibilmente, sia diventato quello spazio oggi, sulla validità formale e sostanziale dell’atto amministrativo che gli ha dato il presente che conosciamo, e ad agire di conseguenza.

    E’, questo, l’ennesimo segnale per il mondo dell’economia sociale e solidale a Roma, che da anni e anche nei tempi recenti viene utilizzato dalla politica come vetrina per le proprie iniziative promozionali ed elettorali, oggetto di feste, fiere, siti web e ricerche pompose, di cui da anni diciamo di non aver bisogno, per essere, il giorno dopo, abbandonato e privato di ogni sostegno e ragionamento condiviso. Un allarme, che da oltre un anno stiamo segnalando anche alle attuali amministrazioni regionali e comunali, con poca fortuna, che deve fare riflettere loro come tutte le nostre esperienze, tutti coloro che per costruire un altro modello di economia non si piegano ad accettare il compromesso con un’economia predatoria e accentratrice ma che per questo hanno pagato e pagano un prezzo politico e materiale talmente alto che ha portato, a volte, alla cancellazione stessa di alcune esperienze.

    E’ il momento, questo, di fare chiarezza. Di scegliere da che parte stare. Di dichiarare e, conseguentemente, agire per archiviare le pratiche del malaffare che hanno contaminato il nostro mondo. Chiediamo a tutte e tutti, nella società e in quel che resterà in piedi nelle istituzioni cittadine, di fare un passo avanti insieme, di censurare pubblicamente chi, nella politica e nell’economia sociale e solidale, si è prestato all’inciucio per prevalere sugli altri utilizzando la leva dell’arroganza e della violenza del malaffare cittadino. E di riaprire un cantiere partecipato di ragionamento e proposta su che cosa vuol dire fare Altra economia in città, e nell’Italia intera, emarginando tutto quello che si è confermato agire e pensare come il peggio della vecchia speculazione che siamo nati per superare.

     

    Laboratorio Urbano Reset è promosso da: Ass. A Sud, Ass. La Strada, Ass. Nuova Bauhaus, Ass. Reorient, Ass. Solidarius, Energetica soc.coop., FairWatch, Occhio del Riciclone, TERRE coop., Laboratorio Itinerante della decrescita, Cooperativa Agricoltura sociale Capodarco, Coop Equobio, Ciclofficina Nomade Gazometro Cooperativa Binario Etico

    Per info lab.urb.reset@gmail,com

  • RIMAFLOW E MONDEGGI: UNA FABBRICA E UNA FATTORIA SENZA PADRONI, UNO SPAZIO “FUORIMERCATO”

    RIMAFLOW E MONDEGGI: UNA FABBRICA E UNA FATTORIA SENZA PADRONI, UNO SPAZIO “FUORIMERCATO”

    Non potevamo non incontrarci, non potevamo non condividere un percorso di lotta per un’alternativa economica e sociale. E la rete di Genuino Clandestino ha posto le condizioni per la sua concretizzazione.  Una pratica di autogestione e di democrazia diretta, una produzione che guarda all’ecologia e si pone in contrasto con le logiche del Mercato, un progetto per ‘chiudere’ la filiera sul nodo tuttora irrisolto della circolazione e distribuzione dei beni prodotti: questo è lo spazio ‘fuorimercato’ in cui la fabbrica recuperata RiMaflow di Trezzano sul Naviglio e Mondeggi Bene Comune concordano di concentrare gli sforzi nel prossimo periodo, in una logica di mutuo soccorso. RiMaflow, dopo aver costruito nel corso degli ultimi due anni molteplici attività in una sorta di ‘cittadella dell’altra economia, è oggi in una fase di definizione dei rapporti con la proprietà dell’area, puntando alla regolarizzazione dell’occupazione per passare alla produzione industriale in base al modello delle fabbriche argentine in autogestione.
    Mondeggi, dopo l’avvio del presidio contadino con la tre giorni di fine giugno e varie iniziative che hanno ottenuto il risultato che l’asta per la messa in vendita dell’area demaniale andasse deserta, ha avviato la produzione coinvolgendo il territorio nella difesa di un bene comune, anche attraverso il lavoro degli orti sociali e del recupero di vigneti e oliveti.
    Ora, insieme ad altre realtà con pratiche convergenti come Sos Rosarno, Caicocci Terra Sociale, Netzanet di Bari e tante realtà che
    appartengono in primo luogo al circuito di Genuino Clandestino, si tratta a nostro avviso di dar vita a nodi/piattaforme logistiche che
    colleghino città e campagna in modo radicalmente alternativo alla Grande distribuzione organizzata, che strozza la piccola produzione contadina, distrugge l’ambiente e la biodiversità, avvelena la terra e il cibo con ogm e pesticidi.
    RiMaflow e Mondeggi concordano anche sulla necessità di aprire un cantiere per discutere le forme di un'<economia fuorimercato> che, pur non essendo oggi alla portata per il numero ancora limitato di esperienze (che quindi abbiamo come primo compito di moltiplicare), è il nostro obiettivo: noi quel film lo vogliamo vedere e lo diciamo fin d’ora. Fuorimercato, senza padroni e contro i padroni.
    RIMAFLOW, fabbrica recuperata
    MONDEGGI BENE COMUNE, fattoria senza padroni

    27 novembre 2014

    www.facebook.com/mondeggi.benecomune [1]

    www.rimaflow.it [2]

  • LA TERRA è UN BENE COMUNE – CAICOCCI NON SI VENDE

    LA TERRA è UN BENE COMUNE – CAICOCCI NON SI VENDE

    unnamedUdite,udite!
    Nel cuore verde dell’Italia, in una regione a vocazione agricola, succede che in Umbria, politicanti e padroni da una parte negano la terra mentre dall’altra la devastano.
    Caicocci è una tenuta del demanio regionale al nord dell’Umbria vicino a Umbertide, un posto meraviglioso.
    Un territorio che ti viene una gran voglia di andarci, di starci, di costruire un percorso di condivisione legato all’agricoltura contadina  e alla connessione con le realtà sociali del territorio. Uno spazio dove poter aprire un percorso di autoproduzioni contadine a basso impatto ambientale.
    Un luogo rimasto abbandonato per anni e che oggi vede la presenza di donne e uomini che lo vogliono abitare ,che vi vogliono coltivare la terra, dandogli un valore sociale costruendo percorsi legati alla sovranità alimentare, alla riduzione del disagio sociale, alla didattica ambientale, alla costruzione di servizi distrutti dall’austerity, creando una socialità non mercificata.
    Terni è la citta dell’acciaio e degli inceneritori, delle discariche industriali incontrollate e delle acque al cromo esavalente. L’esempio di un modello di sviluppo senza prospettive.
    Oggi Terni è figlia di una cultura produci\inquina, un territorio esteso vittima delle diossine e degli esavalenti, che vede compromessa la propria  sovranità alimentare,

    con una popolazione che non può più produrre cibo utile a sfamare sè stessa. E’ una città che non accetta il ricatto: morire di lavoro o di fame.
    Caicocci e Terni: due facce della stessa medaglia.

    Da una parte si nega la possibilità di lavorare la terra per costruire cibo a ciclo corto, vendendo quella tenuta agli speculatori o agli amici del Pd.
    Dall’altra si inquina un territorio, distruggendo tutte quelle piccole realtà contadine che vivono di autosufficenza alimentare e di vendita dei propri prodotti.
    Contadine e Contadini che attraverso il loro lavoro e il loro cibo creano relazioni, condivisioni e sicurezza alimentare e rivendicano il diritto ad una vita degna.
    A tutto questo noi ci opponiamo.
    Terni e Caicocci sono due vertenze regionali sulle quali aggregarsi per rivendicare il diritto alla terra e alla gestione del territorio da parte delle comunita locali, attraverso pratiche autorganizzate e di partecipazione attiva.
                                              MARTEDI 25 NOVEMBRE TUTTE E TUTTI A PERUGIA dalle ORE 9 in Piazza Matteotti
    PRESIDIO SOTTO IL TRIBUNALE CIVILE PER SOSTENERE I CUSTODI SOCIALI DI CAICOCCI DENUNCIATI DALLA REGIONE UMBRIA
    a seguire pranzo sociale presso la consulta degli immigrati in via Imbriani 2
    PER ARRIVARE AL TRIBUNALE: parcheggiare in zona stadio e prendere il minimetrò fino al capolinea (pincetto)
                                                   LA TERRA NON SI VENDE, NON SI DEVASTA NE’ SI INQUINA.
                                                    LA TERRA SI VIVE, SI COLTIVA E SI DIFENDE.
  • Sulle denunce e sul procedimento contro Caicocci Terra Sociale

    Sulle denunce e sul procedimento contro Caicocci Terra Sociale

    Venerdi 31 ottobre 2014 sono state notificate tre denunce ad attivisti del comitato Caicocci Terra Sociale, che da circa un anno si sta mobilitando  e prendendo cura dei casali e delle terre di Caicocci, di proprietà regionale e in sofferto stato d’abbandono. Mandante la stessa Regione Umbria, che chiede anche un risarcimento danni (?) e la restituzione della proprietà (per poter poi operarne la valorizzazione, cioè la vendita).

    In merito alle denunce, come Comitato facciamo presente che a portare avanti la custodia sociale sono state decine di cittadine e cittadini e chi si trovava a Caicocci durante le identificazioni lo faceva su mandato collettivo di un’assemblea.

    La nostra presenza a Caicocci ha sensibilmente diminuito la rapina e il vandalismo contro i casali e gli arredi. Ha cercato, dove possibile, di ridare vita produttiva a qualche pezzo di terra, di recuperare e curare alberi e strutture, di ragionare collettivamente sull’uso sociale e agricolo di quello che è un grande bene comune. Chi dovrebbe chiedere i danni? A chi dovrebbero essere chiesti i danni? A chi ha lasciato in stato di abbandono un patrimonio pubblico o chi , dal basso  e con i suoi limiti, ha cercato di prendersene cura?

    Il Comitato ci tiene a precisare anche che, contrariamente a quanto scritto nelle denunce della Regione Umbria,  a Caicocci non sono state commesse azioni né violente né clandestine. Abbiamo sempre fatto tutto pubblicamente, spesso con partecipazione popolare.

    Caicocci Terra Sociale rivendica l’uso delle terre demaniali per finalità sociali e per la costruzione della sovranità alimentare dei territori. Rivendica anche la gestione popolare e collettiva di tali beni, tenuto conto del fallimento della classe politica che ha condannato questi beni comuni all’abbandono o alla vendita.

    Il Comitato ha sempre agito nella sostanziale attuazione dell’art 118 della   Costituzione che prevede il principio di Sussidiarietà con cui i cittadini partecipano alle scelte  delle Amministrazioni locali che ricordiamo “gestiscono il territorio nazionale   ma non ne  sono proprietarie, il proprietario è il Popolo.

    Noi crediamo nella salvaguardia del Patrimonio ambientale, agricolo e immobiliare come unica  risorsa per la creazione di nuovi posti di lavoro

    Noi crediamo che un Ente pubblico che abbandona o vende dei Beni Comuni \il proprio mandato Costituzionale.

    Per ribadire il nostro No alla vendita di Caicocci e alla repressione, convochiamo tutte e tutti il 25 novembre davanti al Tribunale Civile di Perugia. In questi giorni comunicheremo anche altre iniziative

    Caicocci siamo tanti

    Le lotte per Caicocci e per la Terra non si reprimono

    Caicocci non si vende, si vive  e si difende

  • La zappa sui piedi

    La zappa sui piedi

    maxresdefaultDurante la passata primavera abbiamo ospitato presso i nostri mercati lo spettacolo di Andrea Pierdicca ed Enzo Monteverde dal titolo “Il cantico delle api”. Ora è diventato un video-documentario! Lo spettacolo, incentrato sull’uso criminale dei neonicotinoidi (pesticidi estremamente dannosi per l’ambiente e per le api in particolare) è molto bello, nel video sono presentate anche alcune interviste a produttori di CampiAperti.

    Buona Visione!!

    La zappa sui piedi

    Video itinerante di narrazione e musica
    su api, pesticidi e agricoltura

    prodotto da UNAAPI con la partecipazione di CONAPI

    di: Andrea Pierdicca, Enzo Monteverde
    Riprese Video: Max Brontolai
    Montaggio: Andrea Pierdicca, Enzo Monteverde
    Musiche: Enzo Monteverde , Yo Yo Mundi
    Disegni : Simone Pontieri
    Traduzione: Nicolò Vivarelli

  • 19 giugno, Genuino Clandestino, il libro love Piazza Verdi

    GIOVEDÌ 19 GIUGNO 2014 IN PIAZZA VERDI

    nell'abito della campagna “I love Piazza Verdi” organizzata dal CUA (Collettivo Universitario Autonomo)

    PRESENTAZIONE DEL PROGETTO di libro fotografico: Genuino Clandestino: Inchiesta itinerante sulle resistenze contadine e cena di autofinanziamento.

    Vi ricordiamo che è attiva la campagna di crowdfunding su Produzioni dal basso, dove col vostro contributo potete rendere possibile la realizzazione del libro e pre-acquistare una o più copie.

    gcthebook locandina piazza verdi