CampiAperti

Agricoltura biologica e mercati contadini per l'autogestione alimentare

Categoria: Progetti e ricerche

  • News dalla Palestina – secondo giorno

    colonia Ciao a tutti! Un altro giro istruttivo per la Palestina, non sappiamo da dove cominciare…Ieri siamo state a nord, nella zona di Jenin, mentre oggi a sud, nella zona di Bethlemme. Abbiamo incontrato degli agricoltori e visto alcune piccole aziende, ma e' difficile parlare di agricoltura quando ci sono tante altre cose che colpiscono. [continua a leggere]

    Le colonie: qui siamo nella West Bank, che in teoria sarebbe Palestina sotto controllo palestinese, in pratica e' tutto sotto occupazione israeliana. Ci sono tre zone: A controllo palestinese, B controllo misto e C controllo israeliano, bene tranne i centri di alcune citta' e' tutta zona C, tutte le campagne sono zona C, con alcune rare eccezioni. Poi ci sono le colonie israeliane, ieri verso nord ne abbiamo viste alcune, oggi ne abbiamo viste tantissime, in pratica e' strapieno di colonie, e le colonie sono grandissime, con palazzi alti e fitti, e' difficile spiegare l'impressione che fanno.

    Oggi abbiamo visto una zona agricola con piccoli appezzamenti irrigui in un fondo valle con varie sorgenti, molto verde, con muretti a secco e con irrigazione per scorrimento, quasi un giardino, e subito sopra, sulla collina, una colonia che incombe che sembra una gigantesca astronave piombata in un posto dove non c'entra niente. E di fatto piombano come astronavi visto che le costruiscono in pochi mesi, palazzoni, strade, tutto, immaginatevi che da un giorno all'altro vi costruiscano una periferia di Milano dietro casa, se non lo vedi non ci credi. Mentre eravamo li' c'erano alcuni palestinesi che lavoravano con una ruspa: in pratica stavano cementando uno scolo fognario che scorreva a ridosso di una loro sorgente, un'antica sorgente in una nicchia, che rischiava di essere contaminata dalla fognatura. Era lo scolo della colonia, perche' gli israeliani si fanno una rete fognaria interna, raccolgono tutto e buttano fuori all'aperto nelle terre palestinesi…

    Gli israeliani confiscano la terra dicendo che e' abbandonata, ci costruiscono una colonia, poi recintano un'area di rispetto intorno alla colonia, poi costruiscono anche nell'area di sicurezza e fanno una nuova area di sicurezza, in pratica avanzano inesorabilmente. Oggi abbiamo percorso chilometri tutti di nuove costruzioni, tra un po' al sud non ci saranno altro che palazzi. Non e' solo la condizione dei palestinesi che colpisce, ma anche la violenza sul territorio stesso…So che tutto questo e' gia' piu' che noto, ma a vederlo colpisce enormemente, e' tutto cosi' palesemente ingiusto.

    Che dire? Altro che accesso alla terra, qui non c'é più neanche la terra. Ma ciò che stupisce anche è la serenita , almeno apparente, delle persone che, in qualche modo, continuano a vivere, o meglio, a sopravvivere, dinanzi a continui soprusi dei quali nemmeno si capisce il perché. Ti tolgono la terra, ti tolgono la casa, l'acqua, il lavoro; certe volte i nostri problemi sembrano delle inezie. Il capitolo cooperazione …ne parliamo poi.

    Angela e Germana (ambasciatrici di CampiAperti in Palestina…)

  • Diario da Ramallah – primo giorno

    palestina

    CampiAperti partecipa a un progetto di scambio con realtà agricole palestinesi organizzato dalla ong Overseas. Germana e Angela sono partite sabato 22 febbraio per Ramallah. Ecco  il report del primo giorno di incontri.

    In mattinata siamo andati a parlare con il direttore generale del PAR (Agricolture Development Department). Palazzo elegante, ufficio elegante al sesto piano, segretaria, the e pasticcini… Ci siamo presentati e lui ci ha illustrato le difficolta dei contadini palestinesi (oltre al fatto che gli tolgono la terra, non si possono spostare liberamente nel loro territorio, gli israeliani costruiscono muri intorno ai loro villaggi e prendono le sorgenti per cui non hanno acqua altre quisquilie di questo genere).
    Il mercato e gestito da intermediari  che spesso acquistano prodotti israeliani, che sono abbondanti, belli e a prezzi concorrenziali . I produttori locali hanno aziende molto piccole (spesso meno di mezzo ettaro), senza acqua, senza possibilita di conservazione post raccolta. Non c’e interesse per il bio, sia da parte dei consumatori che dei produttori, che non possono accedere ai mezzi tecnici bio (biopesticidi ecc,) e neanche alla certificazione. C’e interesse per il prodotto locale (chiamato baladi), I consumatori  palestinesi lo scelgono purché abbia un prezzo simile al prodotto israeliano e la stessa.
    Il PARC ha promosso un progetto per il bio, ma e esclusivamente per soddisfarela richiesta per l’esportazione, in pratica I consumatori europei di prodotti del commercio equo chiedono il bio, e quindi loro si stanno attrezzando per produrre olio e cous cous certificati per il commercio equo. Per ridurre I costi di certificazione fanno una certificazione cooperative. In pratica certificano la cooperative la quale si fa garante per I produttori. Comunque non c’e un mercato interno per il bio, mentre ci sono delle possibilita per il prodotto baladi (locale).

    Nel pomeriggio siamo state a Nablus. Per andare da Ramallah a Nablus abbiamo percorso una strada sotto il controllo israeliano, per noi accessibile in quanto appatenenti a una ong. I palestinesi hanno un’altra strada, che viene interrotta dagli israeliani quando gli tira.  Al check point soldatini israeliani annoiatissimi, face da bambini e mitra al collo. Lungo la strada vediamo le colonie istraliane, villette a schiera sulle cime delle colline, recinti tutto intorno, a volte pezzi di uliveto, gli alberi sono vecchi, non possono averli piantati loro chi li ha piantati, o I suoi nipoti, li vede adesso oltre il filo spinato…Vediamo campi coltivati da palestinesi,  colline sassose, a volte terrazzate, con ulivi e alcuni mandorli, adesso fioriti, e nei fondo valle piccoli appezzamenti a cereali o legumi. Tutto senza irrigazione.
    Sulla strada le fermate del bus, la pensilina e per gli israeliani, i palestinesi devono stare a cinquanta metri minimo, non possono neanche avvicinarsi alla fermata, vediamo un giovane palestinese che aspetta il bus da una parte, e il gruppetto di israeliani sotto la pensilina.
    A Nablus passiamo davanti I grandi edifice dell’universita palestinese, tantissimi giovani…Andiamo alla sede dell’YDA, Youth Development Association, una specie di boy scout. Hanno partecipato con Slow Food a Terra Madre e adesso organizzano ogni anno un Terra Madre Day dove cucinano prodotti locali con ricette tradizionali. Fanno lezioni nelle scuole dove parlano di cibi locali e biodiversità. Vorrebbero fare qualcosa per I contadini, vorrebbero fare una sorta di agricoltura urbana nei campi profughi, dove non c’e’ terra. Abbiamo parlato delle nostre esperienze.
    Poi una breve visita a Nablus, al suq e alla citta’ vecchia, bellissima e viva, purtroppo il tempo e’ poco, non possiamo fermarci piu’ a lungo.

  • Assemblea delle aziende agricole di ortofrutta 6/febbraio 2011

    Assemblea delle aziende agricole di ortofrutta 6/febbraio 2011

    PROGETTO PROBER CAMPIAPERTI

    Michele spiega la situazione attuale della maggior parte delle aziende agricole di CampiAperti: ogni azienda si rivolge ad alcuni vivai (a volte bio a volte misti). Le piantine che i vivai vendono sono ogni anno nuove (“migliori”) e ibride. Questo rende difficile riavere delle piantine con cui ci si era trovati bene l'anno precedente. Le sementi usate dai vivai la maggior parte delle volte poi sono di multinazionali.

    La proposta di PROBER a Campiaperti è la selezione partecipata di sementi in collaborazione con ARCOIRIS.

    Arcoiris, quale azienda produttrice di sementi, ha già scritto un questionario per le aziende di CampiAperti, questionario che a breve Michele manderà in lista e io darò a mano a chi non legge la mail.

    Arcoiris dispone di personale qualificato che può assegnare sementi diverse alle diverse aziende in base alle necessità e così aiuterebbe ad organizzare il lavoro di selezione che CampiAperti vorrebbe fare. Come dice Romano, infatti, il progetto delle sementi per CampiAperti dovrebbe esistere indipendentemente da prober.

    La parte ancora mancante per l'avvio del progetto sono i vivai con cui collaborare. Prober sta infatti cercando di costruire una rete tra i produttori e i vivaisti, parte organizzativa mancante per la distribuzione delle sementi e delle piantine.

    Ad ogni azienda questo progetto dà diverse possibilità di collaborazione. Ad esempio sementi che aziende agricole già possiedono possono essere utilizzate per alcune sperimentazioni.

    Alcune aziende agricole potrebbero usare parte della propria terra per produrre piantine con quei semi (una volta selezionati) da vendere poi ad arcoiris.

    Questo però solo nel caso in cui le aziende siano certificate biologiche.

    Per Carlo questo progetto è molto importante perchè costituisce una virata rispetto agli IBRIDI, per tornare a fare la selezione delle sementi nella propria azienda agricola. E' molto importante che CampiAperti dia dei suggerimenti per l'organizzazione di questo progetto, individuando delle priorità.

    Gli ibridi sono stati introdotti nel mercato per varie caratteristiche, tra cui la contemporaneità di maturazione che garantiscono, cosa che alle piccole aziende agricole interessa relativamente.

    A questo punto ci sono stati vari interventi in cui ciascuno esprimeva le proprie priorità.

    Per Carlo sarebbe interessante lavorare sui pomodori da conserva, il cui seme è ibrido, tipicamente industriale. Quello che dà habitat è selezionato per grande irrigazione e concimazione.

    Melanzane: problema della senescenza

    Peperoni: problema della maturazione precoce e della scottatura.

    Per le autunnali invece il problema è la resistenza al freddo.

    Per Emilio l'importante è la rusticità di base di tutte le sementi, cioè che non siano pensate per essere più efficienti con alta irrigazione e concimazione, altrimenti le piccole aziende agricole già sono svantaggiate nella loro scarsezza di risorse (di acqua spesso).

    Per Michele sarebbe interessante lavorare su un seme di zucchino bolognese non ibrido resistente all'oidio.

    Per Alessandro sarebbe importante lavorare per aumentare il patrimonio genetico dei semi di CampiAperti, e per recuperare vecchie sementi.

    Così anche dice Stefania e Corrado.

    Michele dice che per i contadini della Valsamiggia è difficile perchè quella non è mai stata una zona di ortofrutta, quindi non ci sono sementi autoctone. Al contrario ad esempio dei napoletani e dei romani che hanno ancora i semi dei nonni.

    Il problema poi, come dice Corrado, anche se attingessimo a varie banche di semi, come la rete di semi rurali, è come orientarsi. Se non conosciamo quelle sementi, come facciamo a sapere quale sarebbe più adatta alla nostra situazione? Per questo l'assistenza di arcoiris potrebbe essere importante per iniziare il lavoro.

    Germana vorrebbe sperimentare tipi di ortaggi invernali del centro europa. Le rape, ad esempio, al nord ne hanno moltissimi tipi e le conoscono bene. Questo permetterebbe di avere ortaggi invernali più differenziati (non solo cavoli). Anche altri ortaggi da foglia o spinaci resistenti al freddo.

    Alberto Montanari dice che la difficoltà è quella di far riprodurre le sementi. Si chiede perchè dovremmo affidarci ad arcoiris

    Corrado chiede se con prober sarebbe possibile organizzare un percorso di formazione per vivaisti.

    Carlo propone di organizzare una serie di corsi su come seminare le piantine. Quale terriccio usare? A che ora farlo?

    Alda dice che le piacerebbe fare ricerca anche sui legumi. Ad esempio il borlotto a pieno campo, che così sarebbe più facile da trebbiare

    Elenco delle aziende che hanno data la disponibilità a collaborare:

    Il granello

    Cà Battistini

    Sole Sereno

    Dulcamara

    Paola Tontini

    Fattoria Margherita

    Angirelle

    Giuseppe Begatti

    Un animale per amico

    La Sega

    Roberto Risi