Categoria: Mercati, alimentazione e salute

  • G7M-Quale agricoltura per il futuro?

    G7M-Quale agricoltura per il futuro?

    Nell’ambito delle mobilitazioni in risposta alla kermesse del G7Ambiente che si terrà a Bologna i primi di giugno, Campi Aperti e la Casa del Popolo 20 Pietre hanno organizzato un incontro che va ad affiancare le attività quotidiane di tutela dei delicati equilibri del nostro pianeta.

    Si tratta di un approfondimento dei problemi che il modello dominante dell’agroindustria sta generando in rapporto alla resilienza dell’ecosistema terrestre e alla salute dei suoi abitanti e, soprattutto, degli indirizzi da prendere per uscire da questo circolo vizioso che nel garantirci la sopravvivenza attraverso la produzione di alimenti, in realtà la mette in discussione immettendo diverse forme di sostanze inquinanti nell’ambiente e nei cibi di cui ci nutriamo.

    Sempre che, tutto questo produrre inquinando sia effettivamente finalizzato a produrre cibo e non finanza speculativa…

    Ci aiuteranno a districarci in questo percorso di uscita dal caos agroindustriale tre persone di grande cultura ed esperienza (Patrizia Gentilini, Antonio Onorati, Alberto Berton), ma, poi,  inevitabilmente, i passi successivi dovranno essere i nostri. Starà a noi, cioè, dare gambe alla rivoluzione necessaria a garantire a noi, i nostri figli e nipoti, un futuro accessibile e vivibile. Una rivoluzione che non potrà che fondarsi su atti concreti quotidiani. Cioè in un cambio del nostro stile di vita. Cambio che però potrebbe anche essere piacevole. …o almeno gustoso.

    L’incontro si terrà il 5 giugno alle 20,30, presso la Casa del Popolo 20 Pietre, in via Marzabotto, 2 (praticamente di fronte all’ospedale Maggiore) a Bologna.

     

  • Camilla, un emporio di comunità a Bologna

    Camilla, un emporio di comunità a Bologna

    Il sistema alimentare crea la povertà proprio mentre favorisce l’abbondanza di cibo; alleva fame e malattie tramite i suoi meccanismi di produzione e distribuzione. Ed è stato plasmato in gran parte dal terrore che gli operai e i contadini potessero balzare fuori dalla loro condizione, che esigessero l’uguaglianza. Il sistema è stato progettato in modo da risucchiare benessere dalle campagne, con giusto quel minimo di redistribuzione per tener buona la gente. Però l’unica forza capace di cambiare il mondo è sempre stata la gente che si solleva in massa per l’uguaglianza.

    (Raj Patel, I padroni del cibo)

    Un’economia basata sull’assunzione di responsabilità collettive comuni piuttosto che sull’interesse privato, se favorirà sensibilità adeguate, riuscirà ad acquistare una sua egemonia.

    (Murray Bookchin, Economia di mercato o economia morale? In The Modern crisis)

    Sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, è il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo. Questo pone coloro che producono, distribuiscono e consumano alimenti nel cuore dei sistemi e delle politiche alimentari e al di sopra delle esigenze dei mercati e delle imprese

    Movimento internazionale di contadini Via Campesina, 1996

    Come Alchemilla GAS (il principale Gruppo di Acquisto Solidale di Bologna) e Campi Aperti (Associazione di produttori biologici e contadini del territorio) abbiamo lanciato un nuovo progetto di consumo critico e solidale a Bologna, ispirandoci ad un’idea di autogestione, socialità e cooperazione che riteniamo capace di coinvolgere ampie fasce di cittadine/i nella ricerca di uno stile di vita e di consumo più sano, sostenibile e solidale e meno dipendente dai grandi attori economici, come le catene di supermercati che – direttamente o indirettamente – governano l’economia globale e indirizzano le scelte individuali tanto di chi acquista, quanto di chi produce.

    Un progetto innovativo per le modalità organizzative di tipo partecipativo; incisivo per la semplicità e replicabilità del modello; inclusivo per la capacità di coinvolgere ampie fasce di cittadine/i.

    Cosa succede oggi

    A Bologna esiste un significativo numero di persone che provvede ai propri acquisti di alimenti e prodotti di uso comune anche tramite acquisti collettivi e mercati o botteghe a filiera corta. Tuttavia, per ragioni di prezzo e varietà dei prodotti, nonché per comodità o abitudini d’acquisto, la quota di spesa familiare coperta da questi canali di acquisto è spesso modesta. Ci sono poi molte altre persone che non riescono ad accedere a queste pratiche per mancanza di informazione e/o poca disponibilità economica. Siamo convinti che accrescere il numero di cittadine/i che usufruiscono di queste modalità di acquisto sia un importante obiettivo per sostenere e rafforzare l’economia locale, la salute dei cittadini e la vivibilità della città e delle aree rurali.

    Il risultato di decenni di politica economica liberista, votata alla sola ricerca della crescita è sotto gli occhi di tutti: una società sempre più divisa e caratterizzata dall’aumento delle diseguaglianze e della disgregazione sociale, che incentiva nei cittadini atteggiamenti egoisti e passivi, anziché stimolare la solidarietà e la collaborazione. E la percezione diffusa è che non ci siano alternative possibili.

    Le grandi catene di supermercati – che gestiscono complessivamente l’80% degli acquisti delle famiglie italiane – governano il mercato della distribuzione, stimolano modelli di consumo dannosi per la salute e impongono ai produttori agricoli modalità di produzione standardizzate e costi di produzione sempre più bassi, contribuendo al diffondersi di sfruttamento e caporalato in molte zone d’Italia e in un numero crescente di filiere agricole, anche di eccellenza: pomodoro (Puglia, Basilicata e Campania); agrumi (Calabria e Sicilia); uva (Puglia, Piemonte e Lombardia); frutta (Puglia, Piemonte ed Emilia-Romagna); bestiame (Lazio, Campania e Sardegna), ecc.

    Cosa vogliamo fare domani

    Le scelte riguardanti la produzione e la distribuzione dei beni definiscono territori e rapporti sociali. Se una comunità locale si pone in condizione di scegliere in maniera democratica circa la produzione e la distribuzione del cibo e degli altri beni di consumo quotidiano, allora potrà scegliere come deve essere gestito il territorio che abita, come devono essere utilizzate le risorse comuni e come devono essere i rapporti tra tutte le lavoratrici e i lavoratori che partecipano in questo processo. Questo è il nostro progetto, che si affianca agli altri che si muovono da anni in questa direzione nel territorio che abitiamo. È un progetto di riappropriazione da parte della comunità locale del diritto di compiere le scelte fondamentali per il proprio quotidiano e per la sopravvivenza del pianeta.

    Per invertire la rotta e virare verso un nuovo modello socio-economico, occorre partire da ciò che possiamo decidere direttamente e dalla nostra capacità di fare e di creare alleanze tra i diversi soggetti che – in ogni punto della catena economia – subiscono le conseguenze di un’economia perversa.

    Il passo che vogliamo compiere, per il quale stiamo lavorando intensamente da alcuni mesi, è realizzare a Bologna un nostro nodo distributivo locale, nella forma di un emporio cooperativo, partecipativo e solidale, ispirato al modello esistente da molto tempo negli Stati Uniti (primo fra tutti“Park Slope Food Coop” di Brooklyn) e più recentemente approdato in Europa (in Francia e Belgio, primi esempi La Louve a Parigi e BEES a Bruxelles). Un emporio che distribuirà prodotti alimentari di qualità e a prezzi contenuti, grazie alla gestione cooperativa a ciclo chiuso, nella quale ciascun socio è allo stesso tempo cliente, lavoratore e proprietario.

    Ci proponiamo dunque di creare una struttura cooperativa, ispirata ai principi di autodeterminazione alimentare, sostenibilità, mutualismo e partecipazione che sia:

    • aperta all’adesione di tutti i cittadini e le cittadine e gestita collettivamente, grazie alla partecipazione economica e lavorativa dei soci, tutti ugualmente tenuti a contribuire alla cooperativa con un investimento in tempo, progettualità e partecipazione

    • finalizzata alla distribuzione, esclusivamente nei confronti dei soci, di una gamma di prodotti alimentari e di uso comune, il più possibile ampia ed esauriente, con preferenza per il rapporto diretto con il produttore; le produzioni biologiche ed eco-sostenibili; i prodotti locali; le filiere partecipate; lo sfuso di qualità; i progetti volti a ridurre le diseguaglianze economiche ed implementare i diritti dei lavoratori;
    • promotrice di patti di collaborazione con i produttori volti alla pianificazione produttiva, al contenimento dei costi di produzione, al prefinanziamento delle produzioni;
    • promotrice di attività culturali, formative e divulgative rivolte a tutta la città e di pratiche di scambio e mutualità, volte al sostegno alle persone in situazione di difficoltà economica o sociale.

    Stiamo organizzando a partire da Maggio 2017 presentazioni e assemblee in città volte a far conoscere il progetto, raccogliere nuove istanze, confrontarsi rispetto alle pratiche innovative che metteremo in atto per realizzare il nostro sogno!

  • Savena, finalmente si trasloca!

    Savena, finalmente si trasloca!

    Venerdì 5 maggio, finalmente, il mercato di Campi Aperti del quartiere Savena si trasferisce.

    Dopo 6 mesi di sacrificio, dalle 17 del primo venerdì del mese di maggio, il mercato si terrà in via Pieve di Cadore, a poco più di un minuto di distanza dall’attuale collocazione (circa 10 se percorsa a piedi). Nuova collocazione, nuovi vicini di casa, ma non solo.

    Con l’associazione Instabile Portazza, che sta recuperando, in autocostruzione, una parte di un vecchio centro civico, ora in disuso, stiamo elaborando diverse idee per iniziative in cooperazione, tra le quali l’animazione della piazza e la consegna a domicilio dei prodotti del mercato a favore di persone a ridotta capacità motoria. Per ora, però, la collaborazione porta alla festa del trasloco del mercato. Festa animata da musiche e balli popolari e allietata da un aperitivo preparato con i prodotti del mercato.

    Venite a far festa insieme a noi! Ci vediamo il 5 maggio dalle 17 alle 20.00 in via Pieve di Cadore!

    cartello spostamento savena

  • Festone sabato sera a Labas

    Festone sabato sera a Labas

    Sabato 22 Aprile dalle 22.00 festone di Genuino Clandestino a Labas con la cumbia dei Mata-Bicho – a seguire dj set con i Bologna Calibro 7 pollici 100% original black music

  • Ci siamo!

    Ci siamo!

    Dal 21 al 23 aprile, la rete bolognese di realtà per la sovranità e l’autodeterminazione alimentare ospiterà l’incontro nazionale di Genuino Clandestino (GC).

    Che cos’è Genuino Clandestino?

    Genuino Clandestino è un movimento fatto di contadini, artigiani, studenti, lavoratori delle comunità rurali e delle città, cuochi, persone e famiglie che fanno la spesa nei mercati contadini e clandestini. La rete di GC sostiene le agricolture contadine che tutelano la salute della terra, dell’ambiente e degli esseri viventi, contro ogni sfruttamento delle persone e della terra; vuole costruire comunità territoriali in cui la campagna e la città si incontrano e si auto-organizzano con le pratiche dell’autogestione, la solidarietà, la cooperazione e la cura del territorio.

    GC a Bologna: resistenze contadine e cittadine di segno opposto alla “City of Food”

    È quantomai necessario chiarire che cosa significa “autodeterminazione alimentare”, in particolare in un contesto come quello della “Bologna City of Food” in cui il cibo biologico di lusso diventa un fattore di separazione: succede infatti che l’impoverimento diffuso, l’aumento del costo della vita e l’erosione del sostegno sociale fanno sì che migliaia di persone in città non abbiano le risorse materiali sufficienti per accedere a un cibo di qualità, mentre invece i sistemi di produzione e distribuzione su larga scala riescono a mantenere prezzi bassi e accessibili alla maggior parte della popolazione, mettendo da parte però il rispetto e la dignità del lavoro e anche la qualità del prodotto. Parliamo quindi di un sistema agroalimentare che produce cibo di lusso per pochi e cibo spazzatura per tutte/i le/gli altre/i, studenti, lavoratrici/lavoratori, pensionate/i, precari(e), disoccupate/i, cioè le/gli escluse/i da un nuovo modello di cibo bio d’eccellenza.

    Vogliamo denunciare come il cibo diventi un fattore decisivo nel disegno della città: in questi anni abbiamo visto il centro di Bologna trasformarsi in una vetrina di cibo d’eccellenza, il moltiplicarsi di eventi sul cibo, il lancio del progetto F.I.Co., Fabbrica Italiana Contadina, cioè il grande parco giochi del cibo e della sua catena di produzione, fratello minore di Expo 2015 e nuovo maxi progetto di Eataly. F.I.Co. altro non è che un’esibizione di una dimensione contadina che nulla ha a che vedere con l’autodeterminazione alimentare, con l’agricoltura contadina biologica vera, con la dignità del lavoro e con la costruzione di comunità territoriali libere di decidere autonomamente che cosa è legittimo e cosa no.

    Ecco perché sentiamo la necessità di esprimere la totale estraneità ed avversione rispetto a un modello di città che non è più alla portata di chi la vive, ma di chi la consuma, la mangia e paga –salatamente- il conto.

    Tre giorni di incontro, confronto, scambio di pratiche per l’autogestione

    A un modello di vita, di città e di territorio basato sullo sfruttamento rispondiamo cominciando da noi e dalle pratiche che riusciamo a mettere in campo (e sul piatto): le reti locali di Genuino Clandestino provenienti da tutta Italia si incontrano il 21, 22, 23 aprile a Bologna per confrontarsi e scambiarsi pratiche di resistenza e di autogestione su tematiche che abbracciano la campagna e la città, la costruzione di comunità, la difesa e l’autodeterminazione dei territori.

    E non possiamo che farlo negli spazi che abitiamo e dove le nostre realtà sono nate, e cioè negli spazi sociali autogestiti della città, che difendiamo dalla minaccia di sgombero o di invisibilità che arriva dalle istituzioni.

    L’incontro nazionale comincerà venerdì pomeriggio dalle 15 al Làbas Occupato con l’accoglienza e l’assemblea plenaria che ci servirà per definire alcuni aspetti per i lavori del sabato.

    Sabato, sempre al Làbas, a partire dalle 9.30 si svolgeranno i tavoli di lavoro su tematiche politiche riguardanti le comunità locali, mentre al pomeriggio ci saranno i tavoli tecnici sull’agricoltura contadina. A seguire, l’assemblea plenaria, cena e musica.

    Il grande mercato contadino e delle autoproduzioni della domenica sarà invece a XM24, a partire dalle 9 fino al tramonto, dove saranno presenti centinaia di produttori e di artigiani provenienti da quasi tutte le reti locali di Genuino Clandestino. Laboratori di cucina, di artigianato e di autoproduzioni vogliono fare del mercato una piazza dell’autogestione aperta alle persone e alle realtà che insieme a noi vogliono vivere alternative praticabili e coerenti, basate sulla solidarietà e sulla partecipazione, per costruire dal basso comunità territoriali realmente democratiche e antigerarchiche.

    Info:

    www.genuinoclandestino.it

    info@campiaperti.org

    Tel.

    333 3467642

    338 3922414

  • Comunicato stampa

    Comunicato stampa

    21, 22, 23 APRILE 2017

    GENUINO CLANDESTINO A BOLOGNA

    Dal 21 al 23 aprile Bologna ospiterà l’incontro nazionale di Genuino Clandestino, comunità in lotta per l’autodeterminazione alimentare.

    Centinaia di produttori agricoli e co-produttori, artigiani, studenti, lavoratori delle comunità rurali e delle città, da tutta Italia, si danno appuntamento per confrontarsi e coordinare le azioni per difendere la sovranità alimentare dei territori contro la globalizzazione dettata dal sistema capitalista vigente, rappresentato dallo strapotere dell’agroindustria e della grande distribuzione, responsabili della desertificazione delle campagne e della devastazione del pianeta.

    Tre giorni di dibattiti, condivisione di esperienze e costruzione di alleanze nel segno dell’autogestione, con inizio il venerdì pomeriggio, nei locali di Labas occupato, in via Orfeo, per un primo incontro di definizione delle regole assembleari, per poi, il sabato, sempre a Labas, trovarsi nei tavoli di lavoro tematici della mattina e tecnici del pomeriggio.

    I temi di confronto della mattina spazieranno dai sistemi di Garanzia Partecipata alle norme per le trasformazioni alimentari contadine, ai sistemi alternativi di distribuzione, al valore della Formazione – interna ed esterna alle reti – all’artigianato etico, al rapporto tra produzione agricola e industriale, all’analisi critica della narrazione tossica del biologico industriale.

    Al pomeriggio, invece, spazio ad un confronto tecnico – ma non rivolto, nello spirito di Genuino Clandestino, ai soli addetti ai lavori – su questioni quali, l’apicoltura, l’erboristeria, la frutticoltura e olivicoltura, l’allevamento, la rinascita dei grani antichi e la tutela della biodiversità in orticoltura.

    Domenica grande festa-mercato in Bolognina. In via Fioravanti, intorno ad XM24, dalle 9 del mattino al tramonto, oltre centocinquanta produttori daranno vita ad un grandissimo mercato delle produzioni agricole biologiche e contadine di tutta Italia.

    Il mercato sarà animato da laboratori per grandi e piccini, installazioni artistiche e mostre fotografiche.

    Per info:

    www.genuinoclandestino.it

    info@campiaperti.org

    349.5690396

  • Campi Aperti organizza 5 incontri di formazione e autoproduzione tutti i giovedì dal 27 Aprile

    Campi Aperti organizza 5 incontri di formazione e autoproduzione tutti i giovedì dal 27 Aprile

    ASSOCIAZIONE CAMPI APERTI PRESENTA:

    “L’arte del coltivare e mangiare sano” appuntamenti inFORMATIVI
    rivolti a tutti i cittadini sulla cura di sé, la sana alimentazione e
    il giardinaggio naturale.
    Parleremo di: riconoscimento e uso di piante spontanee per uso
    fitoterapico e alimentare,produzione e trasformazione degli alimenti
    di uso quotidiano realizzazione di piccoli orti per l’autoconsumo,
    gestione di terrazzi e balconi come piccole oasi verdi.

     

    DATE INCONTRI:

    1. orto in piccoli spazi: 27 aprile  ore 18.00
    2. saponificazione faida te. : 4 maggio ore 18.00
    3. erboristeria in pratica: 11 maggio  ore 18.00
    4. impastiAMO:laboratorio di pasta fresca: 18 maggio ore 18.00
    5.piante  psichedeliche: istruzioni per l’uso: 25 maggio ore 18.00

    GLI INCONTRI SI TERRANNO PRESSO XM: SPAZIO PUBBLICO AUTOGESTITO VIA
    FIORAVANTI 24 BOLOGNA.

    per info
    393/1212468 Silvia
    mail : info@campiaperti.org

  • Voci dallo sciopero #7

    Voci dallo sciopero #7

    Noi abbiamo messo piede dentro XM24 incuriositi dal mercato biologico, ce lo 
    ricordiamo con 3 o 4 banchi.
    Avevamo vent'anni, l'anno prima eravamo andati a Genova e nutrivamo la rabbia 
    e la frustrazione di molti altri.
    Studiavamo agraria all'università, dove non c'era posto per quello di cui 
    sentivamo parlare fuori da lì e ci incuriosiva: l'agricoltura biologica, la 
    biodiversità, l'agricoltura diversificata e di prossimità, la sovranità 
    alimentare. Se se ne parlava ci veniva detto che quel tipo di agricoltura era 
    irrazionale, economicamente insostenibile, non poteva proprio funzionare, in 
    altre parole era incompatibile con la realtà. Abbiamo continuato  comunque a 
    frequentare quel mercato dentro l'XM24, abbiamo visto aggiungersi sempre più 
    banchi e nascere altri mercati simili, così abbiamo inziato a pensare che quel 
    tipo di agricoltura che ci interessava e ci sembrava giusto forse non era 
    impossiile come ci avevano raccontato.
    Quando è stata l'ora di scegliere abbiamo scelto quella strada, perchè quel 
    mercato ci aveva fatto vedere che quella strada, in effetti,esisteva.
    Ora proprio in quel mercato vendiamo i nostri prodotti e da lì ricaviamo più 
    della metà del nostro reddito.
    Lì dentro giovedì dopo giovedì e anno dopo anno abbiamo visto entrare e stare 
    in fila insieme  bambini, donne dell'est alla ricerca di rape,sedani rapa e 
    simili, pensionate attirate da fagioli davvero freschi e frequentatori abituali 
    del centro sociale, dando vita all'esperimento  più interessante a cui abbiamo 
    avuto la possiilità di assistere non solo dal punto di vista politico-economico 
    ma anche sociologico .
    E forse è proprio grazie a questo equilibrio improbabile che quel mercato 
    continua a essere quello di maggior successo tra i mercati organizzati da 
    CampiAperti. Perchè in qualche modo ci dimostra che c'è posto per tutti.
    è in posti così, crediamo, che le persone possono provare a trovare insieme 
    delle soluzioni ai propri bisogni.
    
    giulia e simone
  • Voci dallo sciopero  #6

    Voci dallo sciopero #6

    Avevo 17 anni e mi trovavo dall’altra parte dell’oceano a frequentare un anno di liceo, quando mia sorella mi raccontò che degli amici avevano aperto una “ciclofficina popolare” con l’idea che chiunque potesse andarci e aggiustarsi la bici senza dover pagare nessuno per farlo, dove si potevano trovare pezzi di ricambio di seconda mano e dove, se c’era bisogno, c’era chi poteva aiutarti a risolvere il tuo problema. Dall’altra parte dello schermo, facevo fatica ad immaginarmi davvero cosa significasse quel che mi raccontava, immersa nella quotidianità americana, consumistica e squallida come ce la immaginiamo…
    Pochi anni dopo mi sono trasferita a Bologna per gli studi. Una delle prime sere mi sono ritrovata un po’ per caso in un’assemblea: ero a XM24 e quella era l’assemblea settimanale di gestione dello spazio. Quasi subito ho messo piede nella famosa “ciclofficina popolare”, da cui, tra l’altro, proveniva la bicicletta che mi era stata regalata l’anno prima, vinta ad una “ciclolotteria”. Era un posto unico, di cui mi innamorai all’istante. Se avevi un problema alla bici, non era scontato che saresti tornato a casa con la bici funzionante, ma certamente ne saresti uscito contento, perchè avevi trovato un luogo dove poterti sporcare di grasso ed imparare che se le ruote girano è grazie ad una serie di sferette, che «tutto va avvitato in senso orario, tranne il pedale sinistro»… Nel delirio della ciclofficina, c’era sempre qualcuno che poteva darti dei consigli su come procedere e così, pian piano, la bici l’avresti riparata tu con immensa soddisfazione e senza in cambio alcun denaro. Era rincuorante uscire dall’università, situata in periferia in mezzo ad un deserto di cemento grazie alle politiche degli ultimi anni, e sapere che lì vicino c’era la ciclofficina dell’XM24, dove poter passare il mercoledì sera, incontrando persone e amici. Nello stesso luogo scoprii ben presto che il giovedì c’era un mercatino di contadini che coltivavano prodotti biologici e allora quello diventò il secondo appuntamento fisso della settimana. Non avevo mai visto nulla di questo genere, essendo nata e cresciuta in una valle alpina circondata principalmente da coltivazioni intensive di mele… Il terzo appuntamento fisso diventò il mercatino del martedì allo spazio VAG61, organizzato anch’esso da CampiAperti. Pur abitando dalla parte opposta della città ero disposta e ben contenta di pedalare carica come un mulo fino a casa. In quel periodo, i contadini della rete non erano numerosi come adesso e quando arrivavano i mesi invernali, bisognava correre all’apertura del mercato per sperare di accaparrarsi una verza o un cavolo cappuccio. Solo così imparai la stagionalità dei prodotti, perchè fino a quel punto, come la maggior parte delle persone, avevo dato per scontato di poter mangiare zucchine e pomodori a gennaio come a luglio…
    Posso dire che senza XM24, senza CampiAperti e senza spazi sociali in generale, il mio percorso di crescita sarebbe stato diverso e probabilmente più povero. Soffro nell’assistere ad una sistematica privazione dall’alto della possibilità di attraversare luoghi e di incontrare persone che rappresentano una tale ricchezza e mi dispiacerebbe se l’ennesima dimostrazione succedesse a XM24

    Grazie mille a Costanza Martina

  • Oltre la nebbia.

    Oltre la nebbia.

    La prima volta che siamo andati su in Val Samoggia c’era una nebbia boia. Che poi spesso ho pensato: io me la ricordo così perché sono un terrone ed erano pochi mesi che stavo a Bologna e giù al sud una nebbia così… insomma io stavo guidando e mi blocco su una piazzola di sosta: “con questa nebbia non è il caso di proseguire” faccio all’autista dell’altra auto (eravamo in sette-otto divisi in due macchine); quello, uno che veniva da una valle del nord, un quasi crucco, mi fa una irrispettosa risata in faccia: “mettiti dietro e seguimi” e mi fa strada. Mi sono sempre chiesto come sarebbe andata la storia se fossimo tornati indietro…

    Andavamo su a fare una proposta: un mercato contadino autogestito. Eravamo stati all’iniziativa sulla sovranità alimentare organizzata da “quei contadini” e avevamo sentito una forte affinità, noi che più urbani non potevamo essere. Ma i temi erano quelli: ogm, brevetti, alimentazione.

    A Ca’ Battistini c’era il camino acceso; noi, semicerchio intorno al fuoco, illustrammo la cosa (mettendoci più parole del dovuto come ogni prolisso attivista avrebbe fatto in quegli anni, e pure mo’). Alla fine Carlo, seduto su un grosso sedione che scricchiolava sotto il suo peso, disse: “ è una proposta molto interessante, facciamolo”. Noi che eravamo abituati a lunghe assemblee piene di distinguo, di stupide sottigliezze, di retoriche vaporose, di decisioni prodotte a forza di estenuanti mediazioni, fummo sinceramente spiazzati da tanta semplice concretezza.

    C’è qualcosa di “sacro” in ogni atto fondativo: quello fu l’atto fondativo di quello che poi sarebbe diventato, anni dopo, CampiAperti. “Facciamolo”.

    Al netto di tutta la mitologia, i primi mesi non furono semplici: la cosa, a passare dalle dichiarazioni di principio ai fatti, era tutta da inventare. Fare un mercato classico? Ispirarsi ai gruppi d’acquisto? Una assemblea ogni mercato? Quando l’assemblea? Prima o dopo lo “scambio”? Ecc.

    E poi, il domandone: dove? Dove fare questo esperimento?

    I primi tempi fummo nomadi, talmente nomadi che qualcuno, scherzando, parlò di rave market. Per alcune settimane il mercato si tenne anche all’ingresso del Covo, il noto locale bolognese. Non poteva andare così: un mercato senza sede fissa sarebbe rimasto per sempre un mercato di attivisti disposti a spostarsi per la città per fare la spesa, ma noi non volevamo fare un mercato di attivisti. Ma anche prendere una sede qualunque non andava bene: noi parlavamo di radicchio buono certo, ma anche di produzioni e consumi per la trasformazione sociale…

    Qualcuno propose: “andiamo all’XM”; qualcuno rispose: “da quei fricchettoni? Mai”. La discussione fu lunga e per fortuna scalfì l’ortodossia di quelli che vedevano in Xm un covo di “edonismo senza politica” (mi viene da ridere ma qualcuno disse proprio così). In effetti era un gran casino: più che un centro sociale classico era un condominio di esperienze anche profondamente diverse tra loro, faticosamente dialoganti; i “vecchi” compagni disciplinati accanto agli sbarbi festaioli, l’ordinata scuola di italiano per i migranti, la ciclofficina delirante, la sede della libera università. Il tutto in salsa estetica post industriale/trash: a metà strada tra Andea Pazienza e Pierino.

    Detta così sembra un orrore e invece fu accoglienza. L’accoglienza di chi ti fa sentire a casa, e quando sei a casa ti prendi il calore familiare ma anche le beghe. È giusto così. Molti dei contadini che intanto si avvicinavano al mercato non avevano mai messo piede in un centro sociale (ma anche molti attivisti di Xm non avevano mai “visto” un contadino vero); e anche tantissimi di quelli che oggi chiamiamo coproduttori cominciarono a “varcare la soglia”.Quelli che parlano in maniera incomprensibile dicono meticciamento sociale.

    Non è questa l’idea di fare società? Certo faticosa, lenta, con tentennamenti e errori. Ma non esistono scorciatoie. I quartieri popolari della città dovrebbero avere ancora più luoghi come questo in qui si mischiano “italiani” e “stranieri”, vecchi e giovani, adulti e bambini. Anche “scoppiati” e “sani di mente” (perché no?).

    Io direi questo a quegli abitanti della Bolognina che ancora passando storcono il naso: Xm24 è uno spazio pubblico autogestito. In questo senso è (anche) di tutti voi. Entrate. È un pezzo del nostro quartiere, ha dei difetti e dei pregi ma se rimanete fuori non affrontate i primi e non godete dei secondi. Non fatevi fermare da un po’ di nebbia.

    un coproduttore

  • Una radura in città

    Una radura in città

    Ero all’università, primi anni 2000. Del mondo alternativo avevo scoperto il commercio equo e solidale, argomento poi della mia tesi di laurea.
    Mi ricordo una delle prime volte in cui ho incontrato contadini e attivisti di quella che in seguito è diventata l’associazione Campiaperti. Si trattava di un incontro sull’economia solidale nelle aule di Economia in via Mascarella. C’erano volontari del commercio equo, produttori biologici e consumatori critici, tutti proponevano una via pratica, che portava la politica nel quotidiano.
    Quella era una strada per me. Amavo le scienze sociali, la geografia umana, e proprio in quel periodo capivo che quella che mi interessava era la politica con la “p” minuscola, fatta di mani ruvide, facce, azioni concrete, cibo e terra.
    Era il periodo delle ispirazioni di Veronelli in Terra e Libertà/critical wine, libro che forse acquistai proprio quel giorno. Ricordo che leggerlo fu come trovare la strada di casa: le riflessioni sul prezzo sorgente, i primi racconti di esperienze di agricoltura e trasformazione di prodotti di qualità, fuori dai supermercati, lavoro libero e autogestito, che avesse senso per la terra e le persone. Campi e  mercati come laboratori di autonomia dai poteri delle multinazionali, dei governi, di leggi e confini disumani…

    Continua a leggere su http://radure.net/2017/03/03/una-radura-di-citta/

  • Voci dallo sciopero – perché l’XM24 è da preservare e difendere

    Voci dallo sciopero – perché l’XM24 è da preservare e difendere

    Perchè e riuscito/a, negli anni trascorsi, a riproporre i valori dell’antifascismo, dedicandosi all’accoglienza dei migranti e alle lotte per la dignità dei più deboli.
    Ha riallacciato e conservato i rapporti con antifascisti storici (molti di xm24 sono iscritti all’ANPI di Bologna); ma soprattutto ha sostenuto i diritti e la dignità dei popoli migranti attraverso concrete iniziative ed attività permanentemente rivolte ai numerosi cittadini che, venendo da altri paesi, cercano a Bologna condizioni di vita stabili: ospitalità costante al Coordinamento Migranti Bologna; sostegno alle famiglie che hanno occupato e ripulito lo stabile exTelecom di via Fioravanti per rivendicare il diritto universale alla casa; ha attivato corsi di lingue ad accesso gratuito; ha accolto una comunità di migranti rumeni per molti mesi nel 2003…
    Per più di 15 anni, gli spazi di via Fioravanti 24, hanno consentito l’incontro di studenti, lavoratori e migranti portatori di una cultura antifascista; ed oggi, questa caratteristica e disponibilità, è ancora più importante nel contrastare il riproporsi, anche a livello di governi europei, di pratiche e leggi fasciste, in quanto discriminatorie e umilianti delle differenze culturali, religiose e sessuali.
    Paolo e Giorgio di CampiAperti e Associazione Italia-Nicaragua
    Bologna, 2 Marzo 2017

  • Voci dallo sciopero – 4 anni fa…

    Voci dallo sciopero – 4 anni fa…

    4 anni fa…

    Quattro anni fa, i contadini del mercato biologico di CampiAperti all’XM24 –oggi  il mercato più importante di CampiAperti, coltivato lungo gli anni con tanto amore e tanto sforzo– ci hanno accolto, dandoci l’opportunità di cominciare a vendere le nostre verdure direttamente ai cittadini di Bologna.

    Fu la nostra salvezza, il motivo principale per cui la “Fattoria Masi” esiste ancora. Per una piccola attivita’ con poca esperienza, i costi della produzione erano troppo alti, i prezzi di acquisto della grande distribuzione (anche bio) troppo bassi, e il mestiere attento alla salvaguardia del nostro terreno troppo arduo e complesso senza la guida dei generosi pionieri del Bio che avevano creato il mercato di XM24 più di 10 anni prima del nostro arrivo.

    XM24 ha reso possibile questo scambio fra cittadini e contadini ‘eco-sensibili’, e a quello fra noi ‘nuovi contadini’ e quelli con maggiore esperienza. Ha contribuito alla nostra sopravvivenza come attività agricola. Adesso sosteniamolo come ha sostenuto noi.

    Grazie a Lorenzo Elena e alle loro socie Giulia e Stefania.

  • Voci dallo sciopero – l’autogestione dentro (e fuori) CampiAperti

    Voci dallo sciopero – l’autogestione dentro (e fuori) CampiAperti

    Quando ci capita di parlare con i contadini che chiedendo di iniziare a vendere ai nostri mercati ci si incarta sempre un po al tema “autogestione”. Non perché non abbiamo un’ idea precisa sulla questione anzi, ma risulta sempre difficile spiegare un sistema che normalmente non si incontra nell’ordinario vivere sociale.

    In termini concreti per noi autogestione significa che le decisioni che riguardano l’entità CampiAperti vengono prese sempre in assemblee aperte. Questo prendere le decisioni tutti assieme, con il coinvolgimento dei coproduttori che lo desiderano o dei semplici passanti, porta ad alcune conseguenze per noi fondamentali: innanzi tutto gli individui sono direttamente sollecitati a maturare una propria opinione sull’argomento in discussione, quindi a diventare soggetti attivi del processo decisionale. Inoltre l’apertura delle assemblee, il fatto che chiunque possa sedersi nel nostro “cerchio magico” fatto normalmente di 70-80 persone, rappresenta una sorta di garanzia che l’assemblea sta lavorando per il bene comune e non per interessi individuali o corporativi.

    Nelle assemblee, per quanto possibile, cerchiamo di non spaccarci in posizioni contrapposte utilizzando il metodo del consenso o dell’assenso. Le discussioni su temi particolarmente importanti hanno durata anche molto lunga, e portano spesso a sintesi e soluzioni creative.

    Dopo anni di sperimentazione dell’autogestione dentro CampiAperti ci sentiamo di dire che abbiamo costruito una vera e propria intelligenza collettiva, ovvero un’intelligenza politica che lavora meglio e più efficacemente di quella dei singoli.

    Questo nostro modo di essere, di vedere e di fare è stato immediatamente riconosciuto e accolto dagli spazi sociali bolognesi. In particolare dentro XM24 moltissimi collettivi sviluppano percorsi di autogestione assolutamente paralleli ai nostri, anche se trattano altri temi come lo sport popolare, la musica e l’arte, il meticciamento culturale o la mobilità alternativa…

    Ma se le altre esperienze di autogestione vengono di fatto soffocate che fine faremo noi?

    Di ossigeno abbiamo bisogno, e per noi l’ossigeno è dato principalmente da chi promuove dibattito, partecipazione, responsabilità etica e politica, cooperazione e solidarietà, coinvolgimento diretto. Senza questi valori non si sceglie di produrre e consumare il cibo biologico di prossimità proposto da CampiAperti.

    Contrariamente a molti nostri compagni di strada abbiamo accolto favorevolmente i patti di collaborazione proposti dal comune. Non solo per i vantaggi economici dovuti alla riduzione delle imposte su occupazione di suolo pubblico e rusco, ma perché ci sono sembrati un passo verso il riconoscimento delle situazioni di auto organizzazione presenti in città.

    Però attenzione! Non si può dare uno e prendere dieci. Se per CampiAperti i patti di collaborazione sono stati un passo in avanti chiudere XM24 (e Labas) significa fare dieci passi all’indietro, significa spegnere la più importante realtà di auto organizzazione popolare presente in città da 15 anni a questa parte.

    Ci colpisce la cecità che porta a non riconoscere l’importanza del ruolo sociale, politico, culturale, che ha Xm24 alla Bolognina. E non vogliamo credere che la promessa di chiusura sia dovuta solo al fatto che XM24 non fa parte dei clientes delle forze politiche al governo della città, o peggio, per inseguire i deliri securitari della destra più becera. Non vogliamo credere che la parola “sinistra” non abbia più alcun significato.

    Per questo siamo scesi in sciopero. Per tentare di far ragionare chi ha il potere di cambiare il corso degli eventi. Ci riusciremo o l’imbarbarimento della politica alla fine avrà il sopravvento?

    Staremo a vedere.

    carlo

  • Voci dallo sciopero – 15 anni fa…

    Voci dallo sciopero – 15 anni fa…

    Ricordo bene la telefonata che feci al comune di Bologna, doveva essere il ‘99 o il 2000. Chiesi se esisteva a Bologna un mercato dove gli agricoltori bio potessero andare a vendere i propri prodotti. L’impiegata mi disse gentilmente che non esisteva ma che se lasciavo il mio numero mi avrebbero contattata se in futuro, magari, forse…In quegli anni il nostro sogno di vivere coltivando la terra senza riempire l’ambiente e i cibi di veleni di varia natura si stava scontrando pesantemente con il fatto che vendendo all’ingrosso la nostra piccola azienda agricola non sarebbe sopravvissuta. Magari avremmo potuto fare un po’ di agricoltura cercando di vivere di altro. Nel 2001, tornati da Genova con una marea di emozioni e pensieri, come tutti quelli che avevano vissuto quelle giornate, decidemmo di organizzare un incontro qui nella Valle del Samoggia per iniziare a ragionare di sovranità alimentare, un concetto per noi nuovo appreso durante gli incontri organizzati dal Genoa Social Forum. Da lì l’incontro con due collettivi di Bologna, Capsycum degli studenti di agraria e Kontroverso, di studenti e lavoratori: noi avevamo bisogno di vendere direttamente ciò che coltivavamo, loro volevano acquistare il proprio cibo direttamente dai contadini. Decidemmo di organizzare un minuscolo mercato a Bologna, tutti d’accordo, ma dove? Qualcuno propose l’XM24, mai sentito nominare, e sempre qualcuno andò a parlare con “quelli di xm”. Per loro andava bene e ci mettemmo d’accordo di scendere all’XM24 tutti i giovedì pomeriggio. Il posto era piuttosto buio e disordinato, ma aveva quell’atmosfera particolare che hanno alcuni luoghi un po’ fuori, un po’ ignorati, ma proprio per quello si capiva che lì avremmo potuto provare a dare concretezza alle nostre idee senza essere disturbati più di tanto. Che non avremmo intralciato, che chi aveva in mano l’organizzazione del Tutto non ci avrebbe notati. Potevamo iniziare a decidere insieme, contadini e cittadini, intorno alle tante cose che ci stavano a cuore: l’agricoltura, l’alimentazione, la giustizia sociale, le risorse, l’autogestione, il lavoro. E’ stato possibile perché a Bologna c’era uno spazio autogestito, perché le idee non hanno bisogno solo di persone, ma anche di luoghi aperti dove sperimentare, incontrarsi, parlare, organizzare. Adesso il Comune di Bologna ci offre i luoghi per portare avanti i progetti, luoghi anche più belli di XM, e contemporaneamente vuole chiudere XM. Perché altre persone con altri progetti non abbiano più un luogo per far nascere e crescere il futuro.

    Germana

  • Voci dallo sciopero – XM24 story

    Voci dallo sciopero – XM24 story

    Undici anni fa, prossimi alla laurea in erboristeria, io e Lorenzo cominciavamo a darci da fare coi nostri esperimenti a base di piante: estratti, polveri, tinture, unguenti….Li facevamo per noi e amici, i quali facevano un po’ da cavie…
    In quel periodo un’ amica ci disse che in un centro sociale di Bologna dove lei si allenava per la giocoleria, si svolgeva settimanalmente un mercatino speciale; un mercato di contadini, ma contadini veri, non venditori. Provate a chiedere – ci disse – credo potreste andarci anche voi con le vostre cose.
    Fu così, che partecipammo, pochi giorni dopo, alla prima assemblea di quello che non era ancora Campiaperti, ma un mercatino nato alcuni anni prima dal volere di alcuni contadini ed allevatori della Valsamoggia, desiderosi di portare i loro preziosi prodotti direttamente sul banco, senza tortuose catene commerciali poco gratificanti sotto tanti aspetti. Fino ad allora, avevo frequentato centri sociali in occasione di rave party; pensavo che fossero luoghi dove i ragazzi possono sballare e ascoltare musica forte. Rimasi molto colpita nel vedere xm24 quella volta. Era si un posto pieno di muri coloratissimi, cani sciolti e robe così. Ma non fu quello a colpirmi. Durante quel mercatino tutto brulicare di piccoli banchetti pieni di mazzi di ortiche, strigoli, radicchi, pani, vini,formaggelle, vidi la più grande varietà di persone mai incontrata. La fila per la verdura contava: una vecchina col bastone che stava riportando i cartoni vuoti delle uova, un manager in trench che sceglieva compunto le migliori insalate, due ragazze che nell’attesa si baciavano appassionatamente, un uomo completamente tatuato, un gruppo di ragazzi africani splendidamente abbigliati in maniera tradizionale, e poi mamme con bambini, papà con bambini, bambini bambini tantissimi bambini. E intorno ai banchi una banda suonava e cantava. Seduti attorno ai tavoli persone d’ogni genere che si mangiavano qualcosa in compagnia acquistato dai banchetti, o dalla cucina sociale che prepara piatti coi cibi invenduti della grande distribuzione: delizioso! Un posto dove incontrarsi insomma.
    E piu’ mi guardavo intorno più rimanevo affascinata: in una stanza la sala prove per suonare, in un’altra proiettavano un documentario, un’altra ancora come palestra, e poi la scuola di italiano per stranieri, la ciclofficina….. Ero sbalordita! Sembrava la città ideale in miniatura! Quella sera, alla riunione del mercatino ci chiesero cosa ci sarebbe piaciuto fare, spiegammo la nostra passione, il nostro SOGNO: stare nella natura e cercare di viverci in armonia, vivere col poco che occorre e, soprattutto, lavorare con le erbe! Cominciammo così. Il giorno dopo nacquero “Gli Strulgador”, e con loro la ricerca e la voglia di realizzare questo desiderio di vita. Semplice no? Beh, normalmente non è proprio così semplice. Normalmente i sogni restano li, nel cassetto, a marcire. Per noi non è stato così. Grazie a quel posto, xm24, anno dopo anno, assemblea dopo assemblea, siamo cresciuti, abbiamo fatto tanta tanta esperienza per cui ora possiamo sentirci fieri di ciò che stiamo realizzando. Non solo. Il gruppo di contadini pian piano è cresciuto. E mi commuovo ancora nel ricordare le facce cotte di stanchezza, alle prime assemblee, per parlare di come andava, di come organizzarci o per accogliere nuovi produttori coi quali sentivo di avere qualcosa di profondo in comune. Sono passati undici anni; quel gruppetto si è evoluto in Campiaperti; ha dato vita ad un movimento importante, Genuino Clandestino, che ora muove passi importanti in tutta Italia, ad opera di altri gruppi di contadini più o meno grandi, ma anch’essi con le stesse idee di vita. Sono nati nuovi mercatini in vari quartieri di Bologna, spesso per desiderio di tante famiglie che vogliono poter beneficiare di cibo sano fatto con cura e rispetto: la sovranità alimentare è in questi posti l’unica sovrana! Ogni mercato ha una sua identità, una sua storia, ma tutte figlie di quei primi mercati ad xm. Questo spazio va difeso, è un simbolo; un simbolo di come si possa convivere nel rispetto delle diversità, nella coesistenza di tante realtà che si intersecano. Ovviamente ora si getta merda su quel centro sociale. Senza sapere, senza aver capito niente, si usano false accuse per stimolare l’odio e il disgusto verso ciò che è lontano dalla propria visuale ristretta…proprio verso quel luogo dove si cerca invece l’integrazione e il rispetto delle diversità! E’ vero, ci sono state scazzottate, risse, talvolta violenze e intorno o fuori c’è chi si fa le pere; ma mica perché c’è xm, ci sarebbero stati lo stesso. Ad xm abbiamo preso precauzioni; abbiamo stabilito di non somministrare gli alcolici dopo le nove; e comunque, non a chi si mostra un po’ troppo alterato…. Se qualcuno diventa lo si invita a smettere, e se non c’è verso che smetta lo si allontana….
    Come si spiegherebbe che centinaia di famiglie responsabili, scelgano ogni settimana e da anni, di frequentare questo luogo? Pensate che mettano in pericolo i loro figli per comprare due chili di patate? Venite a farci un giro, prima di prendere delle decisioni o di fare commenti si deve avere qualche spunto su cui riflettere no?

  • Ma …FICO deché???

    Ma …FICO deché???

    Solo per stomaci forti, questo post sul blog Pilastro2016 da cui si scopre che i milioni di visitatori verranno a vedere un ettaro (e poco più) di campi e allevamenti, e uno di mercato “con l’atmosfera del tipico mercato italiano”. 40 fabbriche alimentari e 25 ristoranti. Cioè, un’enorme burla ai danni di ignari visitatori un po’ gonzi che si spera di ingannare facendogli bere che ciò che mangiano è prodotto nei terreni lì a fianco. Sì, 1,1 ettari per sfamare qualche milione di visitatori. Altro che rivoluzione verde!

    Ma non si finisce mai di rilanciare. E così, il 16 dicembre il Corriere di Bologna svela il nuovo scoop: vicino al FICO, esattamente tra questo e il Meraville sorgerà, udite, udite, un nuovo centro commerciale. Si, si, avete letto bene: tra il FICO (un centro commerciale nascituro) e il Meraville (un centro commerciale già nato), si insedierà – probabilmente, dice il Sindaco – un nuovo centro commerciale. Si cambia! Al posto dei noiosi (e invendibili, aggiungiamolo pure…) appartamenti e uffici previsti, una bella idea innovativa, una variante alla variante, un riempitivo, quel che proprio mancava a quella zona della periferia nord di Bologna.

    In effetti, aggiungere solo gli scarni 80.000 mq di FICO ai già miseri 45.000 mq di Meraville faceva sembrare Bologna una città di serie B, incapace di prendere decisioni. Bloccata com’è da quei rompiscatole degli ambientalisti gufi che ne impediscono il giusto sviluppo e la realizzazione delle giuste aspirazioni di grandezza. Quindi, altri 40.000 mq di superficie di vendita sono appena appena il minimo per riprendere quota.

    Volete poi mettere le positive ricadute occupazionali? Centinaia di posti di lavoro in più. Creati dal nulla.

    E se poi in centro – o nel vicino quartiere san Donato, nel giro di qualche anno, dovesse chiudere qualche centinaio di negozi di prossimità, la colpa, in realtà, sarà certamente della crisi globale e della manifesta incapacità dei piccoli negozianti di narrare il loro prodotto, parafrasando il dominus dell’operazione, l’Oscar nazionale. Di certo non sarà un danno collaterale di questa bomba intelligente fatta di cemento e carrelli della spesa. Negare, negare tutto, anche l’evidenza!

    Ma, tranquilli! Non ci sarà consumo di suolo!

    Magari un qualche adeguamento della viabilità. Ecco. Minimo, però.

    Viabilità che, effettivamente, era previsto andasse in sofferenza solo nei fine settimana per effetto dell’apertura del fichissimo FICO e che, con la nuova previsione, potrebbe andare in crisi anche infrasettimanalmente. Ma si tratta di infrastrutture, quindi non contano. Sono cosa buona per definizione. Come il passante di mezzo.

    E poi, in effetti, c’è quella cosuccia dell’alberghetto-residence (160 camere più appartamentini con cucina, immagino per preparare succulenti pranzetti a base dei prodotti contadini acquistati al fichissimo mercato) che il Farinetti vorrebbe a corredo del FICO. Ma santosubitoSegrécontrolospreco aveva giurato che non si consumava suolo, ergo: essendo lui il santosubitoSegrécontrolospreco, il suolo lo rimetteranno al suo posto, sopra l’albergo, dopo averlo costruito. Così google maps non si accorge di nulla.

    Mai un dubbio, mai un pensiero che travalichi gli interessi dei – pochi – padroni del vapore. Credere, obbedire, cementare!

    Scarse e scarne, fino ad ora, le manifestazioni di opposizione a questa ventilata variante ad uno strumento urbanistico condiviso tra diversi enti. Che, a dire il vero, dopo la de-forma DelRio, non sono più così diversi, essendo il Sindaco anche Sindaco Metropolitano (che sia per questo che Merola non teme di essere bocciato dall’Ente sovraordinato? Ai poster – elettorali o propagandistici – l’ardua sentenza). Da scompisciarsi la scena quando il Sindaco di Bologna proverà a chiamare il Sindaco Metropolitano per proporgli la variante e troverà sempre occupato.

    La realtà supera di gran lunga la fantasia. E alle volte si mostra anche più spaventosa. O stupida. Sicuramente, molto più dannosa.

  • E’ nato il Ricettario di Cucina Meticcia!

    E’ nato il Ricettario di Cucina Meticcia!

    Quando le pratiche di liberazione, conflitto e autogestione sono esondate investendo tutti gli aspetti dell’agire umano, delle pratiche materiali, sociali e culturali, rivendicando autonomia e autodeterminazione, anche il capitale si è mosso per catturare queste energie, per riempire e incanalare nella sua direzione di sfruttamento questi solchi, per fare di quel terreno, dissodato da un impeto di ribellione, una nuova geometria del potere, piantando sementi sconsiderate, padroneggiando strumenti, mettendo a valore la nostra biodiversità.

    Oggi, dove la restaurazione imperiale è scossa alle fondamenta da un pianeta di nuovo in movimento, nascono tra le macerie nuovi germogli di futuro. Dentro un No antagonista, potente e collettivo al governo del presente, prendersi cura di un pezzetto di futuro è un buon antidoto per rompere le ambiguità degli immaginari di comodo che solidificano un’uscita differenziale dalla crisi.

    Questo Ricettario di Cucina Meticcia è nato a Bologna, da un progetto di Social Log (a cui potete richiederne una copia) e della Rete Eat The Rich, con la collaborazione dei mercati genuini clandestini di Campi Aperti e della Nuova Casa del Popolo di Ponticelli, dentro la lotta per il diritto all’abitare, lotta antirazzista, per la dignità, contro il governo della crisi. Si tratta di uno tra i tanti frammenti di futuro che da lì sono scaturiti e che per questo sono riusciti a trovare legami nel presente, nuove direttrici trasformative, nuove geografie urbane subito contese dal nemico.

    Questo Ricettario a modo suo ci parla anche di lotta alle multinazionali guerrafondaie dell’agroindustria, che aggrediscono le risorse naturali e umane del pianeta anche nella loro versione green e slow, di sovranità alimentare e del suo intrecciarsi alle lotte ambientali contro le nocività e per la vivibilità dei territori.

    Durante l’anno di Expo si svolgeva a Bologna il Corso di Cucina Meticcia, oggi nella mobilitazione contro Fico nasce questo ricettario. Piccolo, parziale, abbozzo di futuro.

    Di seguito l’introduzione del ricettario e una delle tante ricette che vi sono presenti:

    Il vecchio adagio latino dice de gustibus non est disputandum, ma all’Ex Telecom occupata, al Condominio Sociale Occupato di Mura di Porta Galliera e a quello di via di Mario De Maria non la pensavamo esattamente così e sembra ormai che tanti e tante a Bologna siano d’accordo con noi. Di gusti e più in generale di cibo e di cucina ne abbiamo voluto discutere eccome, consapevoli del fatto che ogni piatto porta sempre con sé una storia che viene da lontano, ma anche un futuro da costruire e reinventare.

    Il gusto viene rimesso in discussione ogni volta che sperimenta un sapore nuovo, tutte le volte che aromi sconosciuti pervadono le narici, quando le mani si misurano con ingredienti che ancora non avevano maneggiato. Le ricette vivono della quotidianità e della specificità delle regioni da cui provengono e necessariamente con la migrazione si trasformano mantenendo il delicato equilibrio tra quello che è imprescindibile nel piatto e quello che può essere sostituito e mescolato.

    Le storie e le ricette dunque si scrivono e riscrivono con nuovi incontri. Con questo spirito, dalla collaborazione tra protagonisti e protagoniste della lotta per il diritto all’abitare e la Rete di cucine popolari Eat the Rich, è nato il Corso di cucina meticcia. Una serie di incontri mensili nei quali cucinare, assaggiare e condividere piatti densi di sapori e saperi da tutto il mondo. Partendo da questo presupposto il corso di cucina è stato pensato in due cicli: la prima parte del corso ha visto la presentazione di ricette che sono state proposte dagli occupanti dei Condomini Sociali di mura di Porta Galliera e di via Mario de Maria, oltre che dall’Ex-Telecom e dalle tante famiglie del Comitato Antisfratto Inquilini Resistenti.

    La seconda parte del corso ha visto la creatività e la sapienza culinaria della rete Eat The Rich unirsi a quella degli occupanti nell’inventare svariati a gustosissimi piatti meticci. Il risultato è stato una sorpresa per tutti i palati. Dall’estremo oriente alla Bolognina, dall’Africa all’America Latina, dai Balcani alla Sicilia sono tantissime le ricette preparate insieme e che potrete trovare nel ricettario.

    Il corso di cucina è un delicato ingranaggio di passaggi non banali, dalla scelta di ricette che tenessero conto della stagionalità dei prodotti, alla preparazione di piatti che potessero coinvolgere i partecipanti attraverso forme laboratoriali. Anche il momento della spesa si è tradotto immediatamente in una scelta di parte, ovvero quella di utilizzare ingredienti provenienti dai mercati di Campi Aperti, della rete Genuino Clandestino, presenti nei diversi quartieri di Bologna. Nel ricettario troverete, per ogni ricetta, segnalati gli ingredienti che siamo riusciti ad acquistare dai produttori di Campi Aperti, tenendo conto della stagionalità e della disponibilità dei diversi prodotti. Pensiamo che anche a partire dalle occupazioni abitative si possa cominciare a sperimentare e sviluppare il tema della sovranità alimentare agendo dal basso in modo collettivo e autorganizzato.

    Naturalmente per l’acquisto di molti prodotti ci siamo dovuti rivolgere a vari alimentari gestiti da migranti che commerciano i prodotti delle loro terre d’origine, perché alcuni ingredienti non possono essere coltivati a queste latitudini o non hanno mercato al di fuori di questi circuiti, che sono sempre più diffusi all’interno dei quartieri popolari e che sono stati una rete di supporto imprescindibile per il corso tra consigli utili e solidarietà attiva. Alla fine del ricettario troverete l’elenco delle spezie meno comuni, degli ingredienti che non fanno parte delle colture locali e degli attrezzi da cucina specifici che abbiamo maneggiato. I QR completano le ricette rimandando al blog del corso con le sue videoricette.

    Il corso di cucina, pur essendo nato dentro le occupazioni abitative di Social Log ha visto diversi suoi incontri tenersi in altri luoghi della città, questo perché ha saputo intessere un profondo legame con molte altre realtà che si sperimentano nella costruzione di una Bologna meticcia e solidale, da Piazza Verdi insieme agli studenti, al Pratello R-Esiste per il 25 Aprile, da Piazza dell’Unità insieme ai Centri Sociali e alle Palestre Popolari, al Festival nazionale delle cucine popolari in Bolognina nel maggio 2016. E proprio durante questo festival, insieme alla Casona di Ponticelli, abbiamo portato fino in fondo la nostra creatività meticcia…

    Se anche voi pensate che a Bologna la grassa sia giunto il momento di cambiare il ripieno ai tortellini questo ricettario fa per voi!

    Cuoche, chef e maestranze del Corso di Cucina Meticcia

  • Savena, terza (e ultima?) puntata

    Savena, terza (e ultima?) puntata

    Oggi pomeriggio (16/11) si è tenuta una riunione presieduta dalla presidente del quartiere Savena che aveva convocato le associazioni presenti nello stabile di via Lombardia 36 e i vigili che lì hanno una delle sedi operative.

    Pare che la riunione, nonostante la nostra assenza (non eravamo convocati) abbia prodotto una serie di decisioni che vanno nella direzione, da noi auspicata, di rendere maggiormente fruibile l’area che ci ospiterà almeno fino alla scelta della sede definitiva del mercato.

    Passaggio in maggior sicurezza del cavo di alimentazione elettrica, più spazio per le manovre di carico e scarico e allestimento del mercato, disponibilità dei vigili per il supporto (regolazione del traffico) nella fase di allestimento e nel ridisegno dell’area destinata allo svolgimento del mercato, ecc…

    Tutte cose di buon senso, ma non scontate. Siamo quindi in presenza di uno sforzo di comprensione dei nostri problemi da parte di un pezzo dell’amministrazione che apprezziamo.

    Visto l’atteggiamento positivo mostrato in questo frangente dal Quartiere e dal settore attività produttive del Comune nel porre rimedio al disagio arrecato al nostro mercato con lo sfratto di due settimane fa, possiamo essere fiduciosi, fuori da ogni polemica, che questa disponibilità permarrà nei prossimi giorni, quando e se, verificando “in opera” il funzionamento dell’area nuova dovessero emergere nuove difficoltà (che noi, ovviamente, non ci – e non gli – auguriamo). Sicuramente questa disponibilità rispecchia maggiormente, a nostro parere, lo spirito di un rapporto regolato da un patto di collaborazione.

    Ci vediamo venerdì, dunque, in via Lombardia 36 col nostro solito mercato. …solo un po’ più in là.