CampiAperti

Agricoltura biologica e mercati contadini per l'autogestione alimentare

Categoria: Mercati, alimentazione e salute

  • Camilla, un emporio di comunità a Bologna

    Camilla, un emporio di comunità a Bologna

    Il sistema alimentare crea la povertà proprio mentre favorisce l’abbondanza di cibo; alleva fame e malattie tramite i suoi meccanismi di produzione e distribuzione. Ed è stato plasmato in gran parte dal terrore che gli operai e i contadini potessero balzare fuori dalla loro condizione, che esigessero l’uguaglianza. Il sistema è stato progettato in modo da risucchiare benessere dalle campagne, con giusto quel minimo di redistribuzione per tener buona la gente. Però l’unica forza capace di cambiare il mondo è sempre stata la gente che si solleva in massa per l’uguaglianza.

    (Raj Patel, I padroni del cibo)

    Un’economia basata sull’assunzione di responsabilità collettive comuni piuttosto che sull’interesse privato, se favorirà sensibilità adeguate, riuscirà ad acquistare una sua egemonia.

    (Murray Bookchin, Economia di mercato o economia morale? In The Modern crisis)

    Sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, è il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo. Questo pone coloro che producono, distribuiscono e consumano alimenti nel cuore dei sistemi e delle politiche alimentari e al di sopra delle esigenze dei mercati e delle imprese

    Movimento internazionale di contadini Via Campesina, 1996

    Come Alchemilla GAS (il principale Gruppo di Acquisto Solidale di Bologna) e Campi Aperti (Associazione di produttori biologici e contadini del territorio) abbiamo lanciato un nuovo progetto di consumo critico e solidale a Bologna, ispirandoci ad un’idea di autogestione, socialità e cooperazione che riteniamo capace di coinvolgere ampie fasce di cittadine/i nella ricerca di uno stile di vita e di consumo più sano, sostenibile e solidale e meno dipendente dai grandi attori economici, come le catene di supermercati che – direttamente o indirettamente – governano l’economia globale e indirizzano le scelte individuali tanto di chi acquista, quanto di chi produce.

    Un progetto innovativo per le modalità organizzative di tipo partecipativo; incisivo per la semplicità e replicabilità del modello; inclusivo per la capacità di coinvolgere ampie fasce di cittadine/i.

    Cosa succede oggi

    A Bologna esiste un significativo numero di persone che provvede ai propri acquisti di alimenti e prodotti di uso comune anche tramite acquisti collettivi e mercati o botteghe a filiera corta. Tuttavia, per ragioni di prezzo e varietà dei prodotti, nonché per comodità o abitudini d’acquisto, la quota di spesa familiare coperta da questi canali di acquisto è spesso modesta. Ci sono poi molte altre persone che non riescono ad accedere a queste pratiche per mancanza di informazione e/o poca disponibilità economica. Siamo convinti che accrescere il numero di cittadine/i che usufruiscono di queste modalità di acquisto sia un importante obiettivo per sostenere e rafforzare l’economia locale, la salute dei cittadini e la vivibilità della città e delle aree rurali.

    Il risultato di decenni di politica economica liberista, votata alla sola ricerca della crescita è sotto gli occhi di tutti: una società sempre più divisa e caratterizzata dall’aumento delle diseguaglianze e della disgregazione sociale, che incentiva nei cittadini atteggiamenti egoisti e passivi, anziché stimolare la solidarietà e la collaborazione. E la percezione diffusa è che non ci siano alternative possibili.

    Le grandi catene di supermercati – che gestiscono complessivamente l’80% degli acquisti delle famiglie italiane – governano il mercato della distribuzione, stimolano modelli di consumo dannosi per la salute e impongono ai produttori agricoli modalità di produzione standardizzate e costi di produzione sempre più bassi, contribuendo al diffondersi di sfruttamento e caporalato in molte zone d’Italia e in un numero crescente di filiere agricole, anche di eccellenza: pomodoro (Puglia, Basilicata e Campania); agrumi (Calabria e Sicilia); uva (Puglia, Piemonte e Lombardia); frutta (Puglia, Piemonte ed Emilia-Romagna); bestiame (Lazio, Campania e Sardegna), ecc.

    Cosa vogliamo fare domani

    Le scelte riguardanti la produzione e la distribuzione dei beni definiscono territori e rapporti sociali. Se una comunità locale si pone in condizione di scegliere in maniera democratica circa la produzione e la distribuzione del cibo e degli altri beni di consumo quotidiano, allora potrà scegliere come deve essere gestito il territorio che abita, come devono essere utilizzate le risorse comuni e come devono essere i rapporti tra tutte le lavoratrici e i lavoratori che partecipano in questo processo. Questo è il nostro progetto, che si affianca agli altri che si muovono da anni in questa direzione nel territorio che abitiamo. È un progetto di riappropriazione da parte della comunità locale del diritto di compiere le scelte fondamentali per il proprio quotidiano e per la sopravvivenza del pianeta.

    Per invertire la rotta e virare verso un nuovo modello socio-economico, occorre partire da ciò che possiamo decidere direttamente e dalla nostra capacità di fare e di creare alleanze tra i diversi soggetti che – in ogni punto della catena economia – subiscono le conseguenze di un’economia perversa.

    Il passo che vogliamo compiere, per il quale stiamo lavorando intensamente da alcuni mesi, è realizzare a Bologna un nostro nodo distributivo locale, nella forma di un emporio cooperativo, partecipativo e solidale, ispirato al modello esistente da molto tempo negli Stati Uniti (primo fra tutti“Park Slope Food Coop” di Brooklyn) e più recentemente approdato in Europa (in Francia e Belgio, primi esempi La Louve a Parigi e BEES a Bruxelles). Un emporio che distribuirà prodotti alimentari di qualità e a prezzi contenuti, grazie alla gestione cooperativa a ciclo chiuso, nella quale ciascun socio è allo stesso tempo cliente, lavoratore e proprietario.

    Ci proponiamo dunque di creare una struttura cooperativa, ispirata ai principi di autodeterminazione alimentare, sostenibilità, mutualismo e partecipazione che sia:

    • aperta all’adesione di tutti i cittadini e le cittadine e gestita collettivamente, grazie alla partecipazione economica e lavorativa dei soci, tutti ugualmente tenuti a contribuire alla cooperativa con un investimento in tempo, progettualità e partecipazione

    • finalizzata alla distribuzione, esclusivamente nei confronti dei soci, di una gamma di prodotti alimentari e di uso comune, il più possibile ampia ed esauriente, con preferenza per il rapporto diretto con il produttore; le produzioni biologiche ed eco-sostenibili; i prodotti locali; le filiere partecipate; lo sfuso di qualità; i progetti volti a ridurre le diseguaglianze economiche ed implementare i diritti dei lavoratori;
    • promotrice di patti di collaborazione con i produttori volti alla pianificazione produttiva, al contenimento dei costi di produzione, al prefinanziamento delle produzioni;
    • promotrice di attività culturali, formative e divulgative rivolte a tutta la città e di pratiche di scambio e mutualità, volte al sostegno alle persone in situazione di difficoltà economica o sociale.

    Stiamo organizzando a partire da Maggio 2017 presentazioni e assemblee in città volte a far conoscere il progetto, raccogliere nuove istanze, confrontarsi rispetto alle pratiche innovative che metteremo in atto per realizzare il nostro sogno!

  • Savena, finalmente si trasloca!

    Savena, finalmente si trasloca!

    Venerdì 5 maggio, finalmente, il mercato di Campi Aperti del quartiere Savena si trasferisce.

    Dopo 6 mesi di sacrificio, dalle 17 del primo venerdì del mese di maggio, il mercato si terrà in via Pieve di Cadore, a poco più di un minuto di distanza dall’attuale collocazione (circa 10 se percorsa a piedi). Nuova collocazione, nuovi vicini di casa, ma non solo.

    Con l’associazione Instabile Portazza, che sta recuperando, in autocostruzione, una parte di un vecchio centro civico, ora in disuso, stiamo elaborando diverse idee per iniziative in cooperazione, tra le quali l’animazione della piazza e la consegna a domicilio dei prodotti del mercato a favore di persone a ridotta capacità motoria. Per ora, però, la collaborazione porta alla festa del trasloco del mercato. Festa animata da musiche e balli popolari e allietata da un aperitivo preparato con i prodotti del mercato.

    Venite a far festa insieme a noi! Ci vediamo il 5 maggio dalle 17 alle 20.00 in via Pieve di Cadore!

    cartello spostamento savena

  • Festone sabato sera a Labas

    Festone sabato sera a Labas

    Sabato 22 Aprile dalle 22.00 festone di Genuino Clandestino a Labas con la cumbia dei Mata-Bicho – a seguire dj set con i Bologna Calibro 7 pollici 100% original black music

  • Ci siamo!

    Ci siamo!

    Dal 21 al 23 aprile, la rete bolognese di realtà per la sovranità e l’autodeterminazione alimentare ospiterà l’incontro nazionale di Genuino Clandestino (GC).

    Che cos’è Genuino Clandestino?

    Genuino Clandestino è un movimento fatto di contadini, artigiani, studenti, lavoratori delle comunità rurali e delle città, cuochi, persone e famiglie che fanno la spesa nei mercati contadini e clandestini. La rete di GC sostiene le agricolture contadine che tutelano la salute della terra, dell’ambiente e degli esseri viventi, contro ogni sfruttamento delle persone e della terra; vuole costruire comunità territoriali in cui la campagna e la città si incontrano e si auto-organizzano con le pratiche dell’autogestione, la solidarietà, la cooperazione e la cura del territorio.

    GC a Bologna: resistenze contadine e cittadine di segno opposto alla “City of Food”

    È quantomai necessario chiarire che cosa significa “autodeterminazione alimentare”, in particolare in un contesto come quello della “Bologna City of Food” in cui il cibo biologico di lusso diventa un fattore di separazione: succede infatti che l’impoverimento diffuso, l’aumento del costo della vita e l’erosione del sostegno sociale fanno sì che migliaia di persone in città non abbiano le risorse materiali sufficienti per accedere a un cibo di qualità, mentre invece i sistemi di produzione e distribuzione su larga scala riescono a mantenere prezzi bassi e accessibili alla maggior parte della popolazione, mettendo da parte però il rispetto e la dignità del lavoro e anche la qualità del prodotto. Parliamo quindi di un sistema agroalimentare che produce cibo di lusso per pochi e cibo spazzatura per tutte/i le/gli altre/i, studenti, lavoratrici/lavoratori, pensionate/i, precari(e), disoccupate/i, cioè le/gli escluse/i da un nuovo modello di cibo bio d’eccellenza.

    Vogliamo denunciare come il cibo diventi un fattore decisivo nel disegno della città: in questi anni abbiamo visto il centro di Bologna trasformarsi in una vetrina di cibo d’eccellenza, il moltiplicarsi di eventi sul cibo, il lancio del progetto F.I.Co., Fabbrica Italiana Contadina, cioè il grande parco giochi del cibo e della sua catena di produzione, fratello minore di Expo 2015 e nuovo maxi progetto di Eataly. F.I.Co. altro non è che un’esibizione di una dimensione contadina che nulla ha a che vedere con l’autodeterminazione alimentare, con l’agricoltura contadina biologica vera, con la dignità del lavoro e con la costruzione di comunità territoriali libere di decidere autonomamente che cosa è legittimo e cosa no.

    Ecco perché sentiamo la necessità di esprimere la totale estraneità ed avversione rispetto a un modello di città che non è più alla portata di chi la vive, ma di chi la consuma, la mangia e paga –salatamente- il conto.

    Tre giorni di incontro, confronto, scambio di pratiche per l’autogestione

    A un modello di vita, di città e di territorio basato sullo sfruttamento rispondiamo cominciando da noi e dalle pratiche che riusciamo a mettere in campo (e sul piatto): le reti locali di Genuino Clandestino provenienti da tutta Italia si incontrano il 21, 22, 23 aprile a Bologna per confrontarsi e scambiarsi pratiche di resistenza e di autogestione su tematiche che abbracciano la campagna e la città, la costruzione di comunità, la difesa e l’autodeterminazione dei territori.

    E non possiamo che farlo negli spazi che abitiamo e dove le nostre realtà sono nate, e cioè negli spazi sociali autogestiti della città, che difendiamo dalla minaccia di sgombero o di invisibilità che arriva dalle istituzioni.

    L’incontro nazionale comincerà venerdì pomeriggio dalle 15 al Làbas Occupato con l’accoglienza e l’assemblea plenaria che ci servirà per definire alcuni aspetti per i lavori del sabato.

    Sabato, sempre al Làbas, a partire dalle 9.30 si svolgeranno i tavoli di lavoro su tematiche politiche riguardanti le comunità locali, mentre al pomeriggio ci saranno i tavoli tecnici sull’agricoltura contadina. A seguire, l’assemblea plenaria, cena e musica.

    Il grande mercato contadino e delle autoproduzioni della domenica sarà invece a XM24, a partire dalle 9 fino al tramonto, dove saranno presenti centinaia di produttori e di artigiani provenienti da quasi tutte le reti locali di Genuino Clandestino. Laboratori di cucina, di artigianato e di autoproduzioni vogliono fare del mercato una piazza dell’autogestione aperta alle persone e alle realtà che insieme a noi vogliono vivere alternative praticabili e coerenti, basate sulla solidarietà e sulla partecipazione, per costruire dal basso comunità territoriali realmente democratiche e antigerarchiche.

    Info:

    www.genuinoclandestino.it

    info@campiaperti.org

    Tel.

    333 3467642

    338 3922414

  • Comunicato stampa

    Comunicato stampa

    21, 22, 23 APRILE 2017

    GENUINO CLANDESTINO A BOLOGNA

    Dal 21 al 23 aprile Bologna ospiterà l’incontro nazionale di Genuino Clandestino, comunità in lotta per l’autodeterminazione alimentare.

    Centinaia di produttori agricoli e co-produttori, artigiani, studenti, lavoratori delle comunità rurali e delle città, da tutta Italia, si danno appuntamento per confrontarsi e coordinare le azioni per difendere la sovranità alimentare dei territori contro la globalizzazione dettata dal sistema capitalista vigente, rappresentato dallo strapotere dell’agroindustria e della grande distribuzione, responsabili della desertificazione delle campagne e della devastazione del pianeta.

    Tre giorni di dibattiti, condivisione di esperienze e costruzione di alleanze nel segno dell’autogestione, con inizio il venerdì pomeriggio, nei locali di Labas occupato, in via Orfeo, per un primo incontro di definizione delle regole assembleari, per poi, il sabato, sempre a Labas, trovarsi nei tavoli di lavoro tematici della mattina e tecnici del pomeriggio.

    I temi di confronto della mattina spazieranno dai sistemi di Garanzia Partecipata alle norme per le trasformazioni alimentari contadine, ai sistemi alternativi di distribuzione, al valore della Formazione – interna ed esterna alle reti – all’artigianato etico, al rapporto tra produzione agricola e industriale, all’analisi critica della narrazione tossica del biologico industriale.

    Al pomeriggio, invece, spazio ad un confronto tecnico – ma non rivolto, nello spirito di Genuino Clandestino, ai soli addetti ai lavori – su questioni quali, l’apicoltura, l’erboristeria, la frutticoltura e olivicoltura, l’allevamento, la rinascita dei grani antichi e la tutela della biodiversità in orticoltura.

    Domenica grande festa-mercato in Bolognina. In via Fioravanti, intorno ad XM24, dalle 9 del mattino al tramonto, oltre centocinquanta produttori daranno vita ad un grandissimo mercato delle produzioni agricole biologiche e contadine di tutta Italia.

    Il mercato sarà animato da laboratori per grandi e piccini, installazioni artistiche e mostre fotografiche.

    Per info:

    www.genuinoclandestino.it

    info@campiaperti.org

    349.5690396

  • Campi Aperti organizza 5 incontri di formazione e autoproduzione tutti i giovedì dal 27 Aprile

    Campi Aperti organizza 5 incontri di formazione e autoproduzione tutti i giovedì dal 27 Aprile

    ASSOCIAZIONE CAMPI APERTI PRESENTA:

    “L’arte del coltivare e mangiare sano” appuntamenti inFORMATIVI
    rivolti a tutti i cittadini sulla cura di sé, la sana alimentazione e
    il giardinaggio naturale.
    Parleremo di: riconoscimento e uso di piante spontanee per uso
    fitoterapico e alimentare,produzione e trasformazione degli alimenti
    di uso quotidiano realizzazione di piccoli orti per l’autoconsumo,
    gestione di terrazzi e balconi come piccole oasi verdi.

     

    DATE INCONTRI:

    1. orto in piccoli spazi: 27 aprile  ore 18.00
    2. saponificazione faida te. : 4 maggio ore 18.00
    3. erboristeria in pratica: 11 maggio  ore 18.00
    4. impastiAMO:laboratorio di pasta fresca: 18 maggio ore 18.00
    5.piante  psichedeliche: istruzioni per l’uso: 25 maggio ore 18.00

    GLI INCONTRI SI TERRANNO PRESSO XM: SPAZIO PUBBLICO AUTOGESTITO VIA
    FIORAVANTI 24 BOLOGNA.

    per info
    393/1212468 Silvia
    mail : info@campiaperti.org

  • Voci dallo sciopero #7

    Voci dallo sciopero #7

    Noi abbiamo messo piede dentro XM24 incuriositi dal mercato biologico, ce lo 
    ricordiamo con 3 o 4 banchi.
    Avevamo vent'anni, l'anno prima eravamo andati a Genova e nutrivamo la rabbia 
    e la frustrazione di molti altri.
    Studiavamo agraria all'università, dove non c'era posto per quello di cui 
    sentivamo parlare fuori da lì e ci incuriosiva: l'agricoltura biologica, la 
    biodiversità, l'agricoltura diversificata e di prossimità, la sovranità 
    alimentare. Se se ne parlava ci veniva detto che quel tipo di agricoltura era 
    irrazionale, economicamente insostenibile, non poteva proprio funzionare, in 
    altre parole era incompatibile con la realtà. Abbiamo continuato  comunque a 
    frequentare quel mercato dentro l'XM24, abbiamo visto aggiungersi sempre più 
    banchi e nascere altri mercati simili, così abbiamo inziato a pensare che quel 
    tipo di agricoltura che ci interessava e ci sembrava giusto forse non era 
    impossiile come ci avevano raccontato.
    Quando è stata l'ora di scegliere abbiamo scelto quella strada, perchè quel 
    mercato ci aveva fatto vedere che quella strada, in effetti,esisteva.
    Ora proprio in quel mercato vendiamo i nostri prodotti e da lì ricaviamo più 
    della metà del nostro reddito.
    Lì dentro giovedì dopo giovedì e anno dopo anno abbiamo visto entrare e stare 
    in fila insieme  bambini, donne dell'est alla ricerca di rape,sedani rapa e 
    simili, pensionate attirate da fagioli davvero freschi e frequentatori abituali 
    del centro sociale, dando vita all'esperimento  più interessante a cui abbiamo 
    avuto la possiilità di assistere non solo dal punto di vista politico-economico 
    ma anche sociologico .
    E forse è proprio grazie a questo equilibrio improbabile che quel mercato 
    continua a essere quello di maggior successo tra i mercati organizzati da 
    CampiAperti. Perchè in qualche modo ci dimostra che c'è posto per tutti.
    è in posti così, crediamo, che le persone possono provare a trovare insieme 
    delle soluzioni ai propri bisogni.
    
    giulia e simone
  • Voci dallo sciopero  #6

    Voci dallo sciopero #6

    Avevo 17 anni e mi trovavo dall’altra parte dell’oceano a frequentare un anno di liceo, quando mia sorella mi raccontò che degli amici avevano aperto una “ciclofficina popolare” con l’idea che chiunque potesse andarci e aggiustarsi la bici senza dover pagare nessuno per farlo, dove si potevano trovare pezzi di ricambio di seconda mano e dove, se c’era bisogno, c’era chi poteva aiutarti a risolvere il tuo problema. Dall’altra parte dello schermo, facevo fatica ad immaginarmi davvero cosa significasse quel che mi raccontava, immersa nella quotidianità americana, consumistica e squallida come ce la immaginiamo…
    Pochi anni dopo mi sono trasferita a Bologna per gli studi. Una delle prime sere mi sono ritrovata un po’ per caso in un’assemblea: ero a XM24 e quella era l’assemblea settimanale di gestione dello spazio. Quasi subito ho messo piede nella famosa “ciclofficina popolare”, da cui, tra l’altro, proveniva la bicicletta che mi era stata regalata l’anno prima, vinta ad una “ciclolotteria”. Era un posto unico, di cui mi innamorai all’istante. Se avevi un problema alla bici, non era scontato che saresti tornato a casa con la bici funzionante, ma certamente ne saresti uscito contento, perchè avevi trovato un luogo dove poterti sporcare di grasso ed imparare che se le ruote girano è grazie ad una serie di sferette, che «tutto va avvitato in senso orario, tranne il pedale sinistro»… Nel delirio della ciclofficina, c’era sempre qualcuno che poteva darti dei consigli su come procedere e così, pian piano, la bici l’avresti riparata tu con immensa soddisfazione e senza in cambio alcun denaro. Era rincuorante uscire dall’università, situata in periferia in mezzo ad un deserto di cemento grazie alle politiche degli ultimi anni, e sapere che lì vicino c’era la ciclofficina dell’XM24, dove poter passare il mercoledì sera, incontrando persone e amici. Nello stesso luogo scoprii ben presto che il giovedì c’era un mercatino di contadini che coltivavano prodotti biologici e allora quello diventò il secondo appuntamento fisso della settimana. Non avevo mai visto nulla di questo genere, essendo nata e cresciuta in una valle alpina circondata principalmente da coltivazioni intensive di mele… Il terzo appuntamento fisso diventò il mercatino del martedì allo spazio VAG61, organizzato anch’esso da CampiAperti. Pur abitando dalla parte opposta della città ero disposta e ben contenta di pedalare carica come un mulo fino a casa. In quel periodo, i contadini della rete non erano numerosi come adesso e quando arrivavano i mesi invernali, bisognava correre all’apertura del mercato per sperare di accaparrarsi una verza o un cavolo cappuccio. Solo così imparai la stagionalità dei prodotti, perchè fino a quel punto, come la maggior parte delle persone, avevo dato per scontato di poter mangiare zucchine e pomodori a gennaio come a luglio…
    Posso dire che senza XM24, senza CampiAperti e senza spazi sociali in generale, il mio percorso di crescita sarebbe stato diverso e probabilmente più povero. Soffro nell’assistere ad una sistematica privazione dall’alto della possibilità di attraversare luoghi e di incontrare persone che rappresentano una tale ricchezza e mi dispiacerebbe se l’ennesima dimostrazione succedesse a XM24

    Grazie mille a Costanza Martina

  • Oltre la nebbia.

    Oltre la nebbia.

    La prima volta che siamo andati su in Val Samoggia c’era una nebbia boia. Che poi spesso ho pensato: io me la ricordo così perché sono un terrone ed erano pochi mesi che stavo a Bologna e giù al sud una nebbia così… insomma io stavo guidando e mi blocco su una piazzola di sosta: “con questa nebbia non è il caso di proseguire” faccio all’autista dell’altra auto (eravamo in sette-otto divisi in due macchine); quello, uno che veniva da una valle del nord, un quasi crucco, mi fa una irrispettosa risata in faccia: “mettiti dietro e seguimi” e mi fa strada. Mi sono sempre chiesto come sarebbe andata la storia se fossimo tornati indietro…

    Andavamo su a fare una proposta: un mercato contadino autogestito. Eravamo stati all’iniziativa sulla sovranità alimentare organizzata da “quei contadini” e avevamo sentito una forte affinità, noi che più urbani non potevamo essere. Ma i temi erano quelli: ogm, brevetti, alimentazione.

    A Ca’ Battistini c’era il camino acceso; noi, semicerchio intorno al fuoco, illustrammo la cosa (mettendoci più parole del dovuto come ogni prolisso attivista avrebbe fatto in quegli anni, e pure mo’). Alla fine Carlo, seduto su un grosso sedione che scricchiolava sotto il suo peso, disse: “ è una proposta molto interessante, facciamolo”. Noi che eravamo abituati a lunghe assemblee piene di distinguo, di stupide sottigliezze, di retoriche vaporose, di decisioni prodotte a forza di estenuanti mediazioni, fummo sinceramente spiazzati da tanta semplice concretezza.

    C’è qualcosa di “sacro” in ogni atto fondativo: quello fu l’atto fondativo di quello che poi sarebbe diventato, anni dopo, CampiAperti. “Facciamolo”.

    Al netto di tutta la mitologia, i primi mesi non furono semplici: la cosa, a passare dalle dichiarazioni di principio ai fatti, era tutta da inventare. Fare un mercato classico? Ispirarsi ai gruppi d’acquisto? Una assemblea ogni mercato? Quando l’assemblea? Prima o dopo lo “scambio”? Ecc.

    E poi, il domandone: dove? Dove fare questo esperimento?

    I primi tempi fummo nomadi, talmente nomadi che qualcuno, scherzando, parlò di rave market. Per alcune settimane il mercato si tenne anche all’ingresso del Covo, il noto locale bolognese. Non poteva andare così: un mercato senza sede fissa sarebbe rimasto per sempre un mercato di attivisti disposti a spostarsi per la città per fare la spesa, ma noi non volevamo fare un mercato di attivisti. Ma anche prendere una sede qualunque non andava bene: noi parlavamo di radicchio buono certo, ma anche di produzioni e consumi per la trasformazione sociale…

    Qualcuno propose: “andiamo all’XM”; qualcuno rispose: “da quei fricchettoni? Mai”. La discussione fu lunga e per fortuna scalfì l’ortodossia di quelli che vedevano in Xm un covo di “edonismo senza politica” (mi viene da ridere ma qualcuno disse proprio così). In effetti era un gran casino: più che un centro sociale classico era un condominio di esperienze anche profondamente diverse tra loro, faticosamente dialoganti; i “vecchi” compagni disciplinati accanto agli sbarbi festaioli, l’ordinata scuola di italiano per i migranti, la ciclofficina delirante, la sede della libera università. Il tutto in salsa estetica post industriale/trash: a metà strada tra Andea Pazienza e Pierino.

    Detta così sembra un orrore e invece fu accoglienza. L’accoglienza di chi ti fa sentire a casa, e quando sei a casa ti prendi il calore familiare ma anche le beghe. È giusto così. Molti dei contadini che intanto si avvicinavano al mercato non avevano mai messo piede in un centro sociale (ma anche molti attivisti di Xm non avevano mai “visto” un contadino vero); e anche tantissimi di quelli che oggi chiamiamo coproduttori cominciarono a “varcare la soglia”.Quelli che parlano in maniera incomprensibile dicono meticciamento sociale.

    Non è questa l’idea di fare società? Certo faticosa, lenta, con tentennamenti e errori. Ma non esistono scorciatoie. I quartieri popolari della città dovrebbero avere ancora più luoghi come questo in qui si mischiano “italiani” e “stranieri”, vecchi e giovani, adulti e bambini. Anche “scoppiati” e “sani di mente” (perché no?).

    Io direi questo a quegli abitanti della Bolognina che ancora passando storcono il naso: Xm24 è uno spazio pubblico autogestito. In questo senso è (anche) di tutti voi. Entrate. È un pezzo del nostro quartiere, ha dei difetti e dei pregi ma se rimanete fuori non affrontate i primi e non godete dei secondi. Non fatevi fermare da un po’ di nebbia.

    un coproduttore