Categoria: Primo Piano

  • A quando una VERA POLITICA di sostegno dei mercati contadini?

    A quando una VERA POLITICA di sostegno dei mercati contadini?

    “Sindaco, 

    A QUANDO UNA VERA POLITICA DI SOSTEGNO DEI MERCATI CONTADINI?”

    Tra mangiare la vostra minestra e saltare dalla finestra, noi scegliamo di offrirvi uno spuntino!

    Mentre a Bologna – città candidata a raggiungere la neutralità carbonica entro i prossimi otto anni – i supermercati crescono come funghi, distruggendo anche aree verdi (come nel caso di via Decumana) e portandosi dietro il loro carico di gas serra, inquinamento, distruzione di biodiversità, sprechi alimentari, propri delle lunghe filiere dell’agroindustria, il nuovo regolamento relega i mercati contadini ad oggetti di mero folklore, buoni per aggiungere un po’ di “colore” ad alcune strade o piazze. O a narrare di una Bologna progressista che, in realtà, non esiste.

    Nessun investimento strategico, nessun cambio di direzione per favorire un modello più sostenibile di approvvigionamento alimentare per la città. Nessuna scelta che, favorendo lo sviluppo di reti alimentari locali, riduca la necessità di spostamento delle merci e la necessità di costruire nuove autostrade o di allargare quelle esistenti, tanto per fare un esempio.

    Nella città più progressista d’Italia è vietato accogliere le istanze dal basso e, per esempio, liberalizzare la nascita di nuovi mercati contadini. È soprattutto vietato realizzare la tanto sbandierata partecipazione. I percorsi di ascolto si concedono, ma solo se l’interlocutore è disposto ad accettare l’esito predeterminato dall’amministrazione cittadina. Così è stato anche per il regolamento dei mercati approvato ad ottobre. Costruito nelle segrete stanze di un paio di assessorati per poi convocare gli interessati e consegnare l’esito già confezionato, nonostante e contro le critiche mosse e argomentate dai protagonisti. 

    “Mangia questa minestra o salta dalla finestra”, potrebbe essere lo slogan con cui sintetizzare l’iter partecipativo costruito anche sul nuovo regolamento. Come, purtroppo, su tanti altri argomenti. Uno per ogni processo “partecipato” promosso dal Comune negli ultimi dieci anni. Almeno.

    Ma nemmeno all’interno del municipio funziona l’ascolto. L’ordine del giorno collegato al regolamento, infatti, nel tentativo di migliorare i contenuti dell’atto a cui fa riferimento, contiene indicazioni per rendere fruibili ed economicamente sostenibili i mercati. Ma nell’interlocuzione tra giunta e gestori dei mercati, queste indicazioni e linee guida spariscono, cancellate da una rigidità lesiva persino del rispetto dei processi e dei ruoli della democrazia rappresentativa.

    Ma se tutti questi ingredienti indigesti compongono la “minestra” preparata da questa amministrazione, noi abbiamo una proposta migliore: 

    VENITE A MANGIARE DA NOI!

    Mercoledì 14 dicembre,

    in piazza Nettuno,

    dalle 10,30 alle 12,30.

    Nel giorno dell’udienza conoscitiva sulla food policy felsinea “FICO style” (a base di dop, igp, doc, spacciati inspiegabilmente come sinonimi di filiera corta, e last minute market, venduto come soluzione allo spreco alimentare), che nulla ha a che vedere con le roboanti – e in parte condivisibili – premesse contenute nel documento che ci è stato fatto visionare in preparazione di questo incontro, Campi Aperti invita alla sua tavola i consiglieri comunali, gli assessori e il Sindaco. Lo facciamo per offrire loro una visione finalmente concreta di cosa sia la sovranità alimentare. 

    Estendiamo l’invito anche ai cittadini e le cittadine, a tutti i compagni e tutte le compagne di strada che ci hanno accompagnato e sostenuto in questi vent’anni di mercati, dai collettivi che hanno gestito gli spazi sociali che ci hanno ospitato, alle associazioni con cui abbiamo progettato e realizziamo i mercati nelle piazze della città. Così come ai coproduttori e le coproduttrici che da sempre contribuiscono con noi, concretamente, a garantire alla città una alternativa all’asfissiante onnipresenza di forme di commercio che mortificano l’ambiente e umiliano gli uomini e le donne, attraverso catene di sfruttamento che garantiscono il profitto di pochi a scapito dell’impoverimento della maggior parte dell’umanità.

    Allestiremo i tavoli (quelli che il Comune vuole farci pagare come fossero un dehors e non un libero spazio di socializzazione a disposizione dei cittadini, come invece sono) e imbandiremo un pranzo collettivo coi prodotti delle nostre aziende agricole, che offriremo a chi vorrà fermarsi con noi a fare due chiacchiere e a cercare di capire, insieme, come fare a garantire la sopravvivenza delle forme di vendita diretta a Bologna.

    A questo spuntino invitiamo, ovviamente, i media bolognesi, ma non solo. 

    Alle 11,30, infatti, aspettiamo i giornalisti per una  conferenza stampa,

    per spiegare le ragioni della nostra indignazione e le proposte che ribadiremo alla amministrazione e che speriamo di poter discutere, a tavola, con i rappresentanti politici comunali.

    Ringraziandovi fin d’ora per l’attenzione e per quanto farete per diffondere l’invito ai vostri amici e a quanti riterrete interessati, vi diamo dunque appuntamento sotto il gigante per mercoledì mattina. 

    Buona sovranità alimentare a tutti!

  • Perché questo regolamento non ci piace

    Perché questo regolamento non ci piace

    Perché questo regolamento non ci piace

    Lettera aperta alle e ai bolognesi

    Un paio di settimane fa, il consiglio comunale ha approvato il nuovo regolamento per i mercati contadini della città di Bologna.

    La proposta? Viene da noi!

    In realtà, la proposta di un nuovo regolamento l’abbiamo formulata noi di Campi Aperti per la Sovranità Alimentare, una associazione di cittadine, cittadini, contadine e contadini biologici che da vent’anni (quindi, da prima che esistesse una legge nazionale) organizza, attivamente, sette mercati di vendita diretta su Bologna e Casalecchio. Avevamo chiesto la revisione del regolamento esistente perché ritenevamo che, dopo aver organizzato e gestito mercati in base a norme comunali ormai obsolete e, in parte superate, dalla legislazione nazionale, fosse opportuno offrire l’esperienza maturata per provare ad invertire le dinamiche presenti nel mondo agricolo.

    Il modello agricolo odierno e le prospettive con il nuovo regolamento

    Da decenni, infatti, le piccole aziende contadine vengono marginalizzate a favore di un modello produttivo ed alimentare che, tra le altre cose, contribuisce abbondantemente alla crisi climatica e ambientale in cui stiamo precipitando.

    L’agricoltura industriale che ha per terminale naturale la grande distribuzione organizzata, infatti, ha trasformato la produzione di alimenti in un processo lineare che genera povertà, sfruttamento della manodopera, inquinamento di aria, acqua e suolo, cibi di bassa qualità, spreco e, ultimo ma non per importanza, intorno al 40% delle emissioni di gas ad effetto serra del pianeta. Tale processo è, per di più, spesso finanziarizzato e porta alle speculazioni alle quali, ciclicamente, assistiamo. Una città che mira alla neutralità carbonica al 2030, dunque, non può più permettersi la proliferazione di supermercati e centri commerciali, ormai onnipresenti in qualsiasi area della città. 

    Occorre contrapporre a quel modello forme di agricoltura che rispettino l’ambiente, che garantiscano la chiusura dei cicli della materia, che aumentino la conservazione nei suoli del carbonio, che non distruggano la biodiversità, che valorizzino il lavoro dell’uomo e non quello delle macchine, che riducano l’immissione in ambiente di composti chimici di sintesi e l’emissione in atmosfera di gas ad effetto serra. Ci auguravamo che questo modello virtuoso venisse adottato da un comune che mira ad obiettivi climatici tanto ambiziosi. Il nuovo regolamento avrebbe potuto essere un primo, importante, passo in questa direzione.

    A cosa ci troviamo di fronte?

    Ci troviamo tra le mani, invece, un regolamento che non indica nessuna inversione di rotta. Un perfetto esempio di non-politica, come purtroppo se ne vedono tanti. I nostri mercati vengono trattati alla stessa stregua di esercizi commerciali e pubblici esercizi, fino a pretendere il pagamento dell’occupazione del suolo pubblico per eventuali panche e tavoli da mettere a disposizione di chi li frequenta (spesso persone di passaggio che nemmeno acquistano presso i banchi dei nostri produttori), nemmeno fossimo in presenza di quei dehor ormai onnipresenti in città.

    Ma non solo. Non c’è nessun accenno a sgravi fiscali per l’occupazione del suolo, né al principio della liberalizzazione delle aree per la istituzione di nuovi mercati che, insieme – come tutto il resto delle proposte – agli altri gestori di mercati di vendita diretta, avevamo chiesto di adottare. Stiamo parlando di un’apertura ampia che si discosta in modo netto dal sistema di bandi che mettono in competizione gli organizzatori di mercati contadini, di fronte a poche piazze pubbliche messe a disposizione. Liberalizzazione che vige, invece – eccome se vige! – per i supermercati (tanto da vederne aprire anche all’interno di edifici storici nel cuore del centro cittadino), ma che non vuole essere applicata a forme meno impattanti di approvvigionamento alimentare della città.

    Una questione politica, ma non solo

    Insomma, al di là dei dettagli (ce ne sarebbero tanti altri), il nuovo regolamento non esprime una volontà politica di sostegno ad un modello. Ma, così facendo, in una sorta di cerchiobottismo furbetto, di fatto favorisce chi ha le spalle più grosse: agroindustria e GDO su tutte.

    E poco vale, ahi noi e ahi tutti, l’ordine del giorno collegato che rimanda, di fatto, a contrattazioni con i singoli settori dell’amministrazione – dall’assessorato al Bilancio a quello ai lavori pubblici, passando per la mobilità e per quello all’ambiente – per lo scioglimento dei diversi nodi che si è deciso di non risolvere col regolamento.

    Di fatto, è la certificazione della debolezza politica dello strumento appena adottato e consegna la sorte dei mercati contadini all’aleatorietà ed all’incertezza di trattative con le strutture esecutive, oltre che alla fragilità di equilibri politici che possono variare anche molto rapidamente.

    Ovviamente, noi, pensando alla sopravvivenza dei nostri produttori, parteciperemo a questo tour dei settori amministrativi e tecnici, cercando di mettere le toppe al sistema disegnato dal nuovo regolamento. Ma, se il Comune di Bologna abdica al suo ruolo di attore politico (o meglio, consapevolmente o meno, lo mette al servizio dei poteri forti), noi non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare alle nostre rivendicazioni. Queste non sono a favore di una categoria, ma della libertà di scelta della comunità a cui, orgogliosamente, apparteniamo e, soprattutto, a favore di un futuro un po’ meno catastrofico di quello che, anche la mancanza di coraggio politico dei nostri governanti, ci sta preparando.

    Sovranità alimentare

    Questo è sovranità alimentare. Quella che proviamo a garantire da vent’anni. Quindi, in ogni occasione di incontro con gli amministratori, non mancheremo di ricordare loro la necessità di un cambio di orizzonte politico e inquadreremo le nostre richieste all’interno di questa cornice costringendoli, nel limite del possibile, a confrontarsi con questa visione.

    Ma anche fuori dagli uffici comunali, continueremo a batterci per il sacrosanto diritto a non far scegliere alla GDO di cosa dovremmo nutrirci e a riportare nelle mani dei cittadini il potere di determinare la propria alimentazione, anche compiendo il piccolo, ma potentissimo gesto di acquistare un semplice cespo di lattuga da un piccolo produttore locale. I nostri mercati rimarranno, altresì, luoghi di incontro perché, ora più che mai, è essenziale ricostruire un tessuto sociale che solo dalla reciproca contaminazione può ripartire.

    Ci vediamo in piazza.

  • Campagna Tesseramento 2023

    Campagna Tesseramento 2023

    Campagna tesseramento di Campi Aperti
     
    È iniziata la campagna tesseramento di Campi Aperti!!
     
    Domani, 30 ottobre, durante il Compleanno di Campi Aperti, potrai trovare il banchetto tesseramento, dalle 10 alle 18, in Piazza Dalla (e successivamente online e… vediamo se ci troverete in altre occasioni).
     
    Potrai scoprire cosa viene fatto da Campi Aperti grazie al tuo sostegno, dai progetti del Mutuo Soccorso a quello del Tutoraggio senza prestito
     
    👉🏼 Non perdere questa occasione: 𝒆𝒏𝒕𝒓𝒂, 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒆𝒄𝒊𝒑𝒂, 𝒄𝒐𝒍𝒕𝒊𝒗𝒂!
    👉🏼 Non perdere questa occasione: 𝒇𝒂𝒕𝒕𝒊 𝒖𝒏𝒂 𝒔𝒄𝒂𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒅𝒊 𝒆𝒏𝒆𝒓𝒈𝒊𝒂 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒂𝒅𝒊𝒏𝒂!
  • Il Compleanno – Campi Aperti compie 20 anni

    Il Compleanno – Campi Aperti compie 20 anni

    Domenica 30 ottobre sarà per tutte e tutti noi un giorno importante, Campi Aperti festeggia i suoi 20 anni!

    Sarà una ricca giornata all’insegna della convivialità, musica, dibattiti ed ovviamente birra e vinello.

    Con la presenza del banco tesseramento e gadget

    Il programma

    Dalle 10 alle 18 Mercato contadino

    Dalle 10.30 – Crisi idrica e agricolture, modelli per un futuro possibile

    La crisi idrica della scorsa estate nella Pianura Padana e la

    devastante alluvione nelle Marche a metà settembre ci hanno mostrato

    l’impatto che i cambiamenti climatici hanno sui territori e

    sull’agricoltura. Cosa ci aspetta nel prossimo futuro? Come la

    produzione di cibo dovrà e potrà rispondere ai cambiamenti climatici?

    Quali modelli di agricoltura possono mitigare questi cambiamenti e

    adattarsi meglio a essi? Quali politiche pubbliche sono necessarie?

    Ne discutiamo con:

    Federico Grazzini, meteorologo, ARPAE Emilia-Romagna

    Giovanni Dinelli, docente di agronomia, Università di Bologna

    Bruno Sebastianelli, Cooperativa La terra e il cielo (Arcevia, Ancona)

    Maurizio Gritta, Cooperativa Iris (Calvatone, Cremona)

    Paola Faduma Visalli, Fridays For Future Bologna

    Modera: Pier Paolo Lanzarini, Campi Aperti

     

    Dalle 12 alle 14Pranzo di autofinanziamento (portate le vostre stoviglie)

    Dalle 12.30Costruire un’intelligenza politica collettiva territoriale nel processo di convergenza e insorgenza

    Dopo il grande successo della manifestazione del 22 ottobre occorre ragionare su come continuare a coltivare il processo di convergenza che abbiamo avviato a Bologna e in Emilia-Romagna.

    La prima domanda che ci facciamo allora è la seguente: come possiamo costruire un’intelligenza politica collettiva territoriale che sia orizzontale, partecipata e inclusiva nel processo di

    convergenza e insorgenza?

    Ne parliamo, durante il compleanno di Campi Aperti, con attiviste ed attivisti delle realtà che hanno promosso la manifestazione “insorgiamo” a Bologna

    Dalle 12Musica con Radio Spore and friends

    h13.30 Mars on Pluto

    h14.30 CleptoCantautorato

    h15.30 Orchestra Bohemien

    h16.30 Balotta continua

    Vi aspettiamo numerosi in Piazza Lucio Dalla per celebrare assieme questo evento per noi così importante

  • La rete alimentare del suolo: compostare per rigenerare!

    La rete alimentare del suolo: compostare per rigenerare!

    15 e 16 Ottobre 2022
    presso la Lanterna di Diogene
    via Argine, 20, 41030
    Solara di Bomporto (Modena)
    per info e iscrizioni: ludovicapivari AT icloud.com


    CHE COS’È?
    Questo seminario è volto a fornire una
    conoscenza teorica e pratica sulla rete
    alimentare del suolo (in inglese Soil Food
    Web) e sull’agricoltura microbiologica,
    con particolare focus sulle pratiche
    di compostaggio termofilico e statico
    e sull’autoproduzione di ammendanti
    liquidi a base di microrganismi.

    A CHI SI RIVOLGE?
    Il corso è rivolto principalmente a contadini, giardinieri,
    orticoltori di qualsiasi scala, nonché a consulenti ed appassionati
    che vogliono intraprendere un cambiamento dall’agricoltura
    convenzionale e biologica a quella microbiologica, con
    l’abbandono di pratiche agricole legate alla meccanizzazione
    spinta e all’uso di fertilizzanti di sintesi.

    Workshop_Lanterna di Diogene

     

  • Una Borraccia per amica

    Una Borraccia per amica

    La borraccia

    Con l’intento di far conoscere maggiormente e rendere più coinvolgente la propria attività presso il mercatino in Via Pieve di Cadore, proponiamo l’iniziativa: Una borraccia per amica.

    Ogni venerdì dal 16 settembre al 7 ottobre in via Pieve di Cadore 3, chi porterà una/o amica/o a conoscere la realtà dell’associazione, potrà ricevere in omaggio un’utile borraccia!

    La borraccia sarà donata sia a chi accomapgna, sia a chi viene per la prima volta a conoscere il mercatino. Per riceverla basta recarsi presso il nostro informativo di Campi Aperti, sotto il portico.

    Questa iniziativa vuole promuovere le attività di Campi Aperti e aumentare lo occasioni per stare insieme e creare comunità.

    Mercato del Savena

    Per rimanere aggiornate ed aggiornati sul mercato del Savena, potete trovare i produttori qui: https://www.campiaperti.org/chi-siamo/lista-dei-produttori/ o navigare su Facebook, qui: https://www.facebook.com/mercatosavena/

  • Campi Aperti e IT.A.CÀ. – Festival del turismo responsabile

    Campi Aperti e IT.A.CÀ. – Festival del turismo responsabile

    Campi Aperti sarà attraversato da IT.A.CÀ., l’8 ottobre al mercato del Pratello nella tappa 𝐈𝐓.𝐀.𝐂𝐀̀ 𝐁𝐨𝐥𝐨𝐠𝐧𝐚 dal 𝟏𝟔 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 al 𝟏𝟔 𝐨𝐭𝐭𝐨𝐛𝐫𝐞 𝟐𝟎𝟐𝟐

    5 fine settimana dedicati al turismo responsabile e accessibile tra la città felsinea e l’Appennino bolognese!

    Tanti eventi sul tema “𝙃𝙖𝙗𝙞𝙩𝙖𝙩 – 𝘼𝙗𝙞𝙩𝙖𝙧𝙚 𝙞𝙡 𝙛𝙪𝙩𝙪𝙧𝙤”: incontri, laboratori, presentazioni, itinerari a piedi e in bicicletta, musica, spettacoli e tanto altro

    Al link, il programma completo per la tappa bolognese: https://www.festivalitaca.net/portfolio-articoli/it-a-ca-bologna-3/

  • I sollevamenti della terra. Una marcia per dire no a opere dannose e imposte!

    I sollevamenti della terra. Una marcia per dire no a opere dannose e imposte!

    DALLA RISAIA DI PONTICELLI AL CORNO ALLE SCALE. 

    I sollevamenti della terra.

    Una marcia per dire no a opere dannose e imposte. 

    Perché la marcia?

    La Regione Emilia Romagna ha stanziato 5,8 milioni di euro per il progetto di un nuovo impianto di risalita al Corno alle Scale. Il progetto prevede lo smantellamento della seggiovia esistente e il suo prolungamento di circa 200 metri su un tratto di montagna ripido e battuto da forti venti. Siamo contrari a questa nuova opera, e tali restiamo anche di fronte alle immaginarie “varianti” che talvolta vengono proposte.

    Ci sono evidenti motivi di tutela della montagna a giustificare la nostra contrarietà, ma anche considerazioni ambientali di ordine più generale. A causa dei cambiamenti climatici la neve naturale non è sufficiente a garantire piste innevate sotto i 2000 metri, e quindi deve essere “sparata” una quantità esorbitante di neve artificiale, che ha costi energetici elevatissimi e comporta il prelievo e la contaminazione delle acque. Il principale promotore dal lato imprenditoriale della nuova opera, Marco Palmieri (Piquadro), secondo “Un’idea di Appennino” (Maggio 2022) si dice soddisfatto dalla stagione sciistica al Corno, ma, scrive il mensile, “la siccità […] ha obbligato ad un massiccio impiego di neve artificiale” e dunque “c’è bisogno delle conferme dei denari pubblici nonché di ulteriori misure, magari per quanto riguarda le bollette dei consumi energetici, cresciute oltremodo negli ultimi mesi.” Nel pieno della crisi climatica, e con costi dell’energia sempre in crescita, mettere soldi pubblici (cioè nostri) su operazioni di questo tipo ci sembra sconsiderato.

    Sulle modalità con cui vengono stanziate le risorse pubbliche torneremo più avanti.

    Perché la risaia (e perché il Passante)?

    La marcia è la modalità di lotta che abbiamo deciso di intraprendere contro quanto descritto. Una marcia lenta, sentendo la terra sotto i piedi, attraverserà la provincia bolognese da Ponticelli di Malalbergo fino al Corno alle Scale. Il punto di partenza non è casuale, ma si ricollega a una battaglia vinta da attivisti/e e militanti della pianura raccolti nella Rete NO HUB, che ha impedito la cementificazione di un’antica risaia che stava per essere sacrificata sull’altare della logistica. Altro progetto “simbolico” che incontreremo lungo il cammino è quello del Passante di Bologna, ovvero l’allargamento del sistema Autostrade/Tangenziale fino a 16/18 corsie. Il progetto è voluto da governo nazionale, Regione, Città Metropolitana e Comune capoluogo ed è ampiamente riverniciato di “green” e “partecipazione”. Tuttavia, le istituzioni che lo propongono non hanno neppure risposto alla richiesta di sottoporlo a una Valutazione di Impatto Sanitario. Al servizio degli attesi 65 milioni di veicoli/anno saranno costruiti 8 nuovi distributori di benzina, gran parte dei quali su terreno agricolo.

    Logistica e cemento contro l’agricoltura

    Colto o incolto che sia, un terreno cementificato è perso per sempre. La terra ci nutre, trattiene l’acqua, immagazzina il carbonio. Un quarto della biodiversità del pianeta si trova nel suolo. Non possiamo restare insensibili! Fra il 2019 e il 2020 il suolo consumato in Italia è aumentato di 56,7 chilometri quadrati, ovvero un equivalente di circa oltre venti campi di calcio al giorno (fonte Sole 24Ore, 2/12/2021). A ondate successive, le costruzioni industriali, residenziali e ultimamente per la logistica hanno proseguito l’opera di distruzione (e la logistica, come le

    vicende dell’ Interporto dimostrano, ha spinto in avanti anche le dinamiche di sfruttamento della manodopera). Nulla di concreto viene fatto per recuperare le aree dismesse, e si preferisce, per avidità, cementificare aree verdi. Avremmo invece bisogno di agricoltura di prossimità per poter mangiare cibo sano e locale, non dipendente da catene di fornitura lunghe, inquinanti, costose e fragili. La cementificazione conviene solo agli

    speculatori immobiliari, alle multinazionali dell’agroalimentare, alle catene dei supermercati e alle potentissime aziende della logistica.

    Terra sprecata, soldi buttati

    Le promesse degli amministratori quando promuovono opere inutili e nuovi scatoloni per la logistica sono sempre due: crescita economica del territorio e lavoro. Sono promesse false. Molti di più sarebbero i posti di lavoro e il benessere sociale promuovendo e finanziando sanità pubblica, cultura e lavori sostenibili e utili. Dopo decenni in cui ci hanno detto che “i soldi non ci sono”, ora è evidente che mentivano. Il nuovo modo per nasconderli è vincolarli a una destinazione. Così succede per il Passante, così per il PNRR, e così per i 5,8 milioni destinati al nuovo impianto di risalita. Che dovrebbero trovare destinazioni assai migliori. Sta all’intelligenza sociale individuarle e imporle.

    Non ci aspettiamo più nulla dai governanti che hanno accelerato il disastro. Nessuno può ignorare la catastrofe che ne consegue.

    Si tratta ancora una volta di riprendere in mano il nostro destino e di organizzarsi per passare all’azione.

    L’assemblea promotrice, 5 giugno 2022.

     La marcia partirà da Ponticelli presso la Casa del Popolo il 2 settembre e l’arrivo previsto al Corno alle Scale è l’11 settembre. Tappe e altre informazioni verranno divulgate a breve.

     Per info: sollevamenti@riseup.net

  • Tenetevi libere/i il 22 ottobre: convergere per insorgere, a Bologna

    Tenetevi libere/i il 22 ottobre: convergere per insorgere, a Bologna

    INVITO

     

    TENETEVI LIBERE/I IL 22 OTTOBRE:

    CONVERGERE PER INSORGERE, A BOLOGNA

     

    “E’ l’ora della convergenza, di sovrastare con le nostre voci unite ogni “Bla Bla nocivo”, per uscire dalla testimonianza e insorgere”.

    A partire da queste parole, lo scorso 26 marzo ci siamo trovate/i in decine di migliaia a Firenze per un grande corteo che ha attraversato la città.

    La siccità, lo scioglimento di ghiacciai secolari, le ondate di calore sempre più intense, sono la drammatica conferma del cambiamento prodotto dal riscaldamento globale. Siamo nella costante lotta per arrivare a fine mese, contro il precariato, gli appalti, contro il carovita per un salario degno. Ma la lotta per arrivare a fine mese non ha nessun senso se non si vince quella contro la ‘fine del mondo’. Ed è impossibile coinvolgere fette crescenti della popolazione nella lotta contro la fine del mondo, se non le si carica della lotta di chi non riesce ad arrivare alla fine del mese.

    Vivere una vita non vuol dire solo avere un’occupazione e un salario, ma ha a che fare con la qualità del nostro tempo libero e dei luoghi che viviamo, con il riconoscimento delle nostre identità, con la dimensione ecologica del nostro contesto quotidiano, con i tanti diritti inalienabili che rivendichiamo nelle nostre città, a partire da casa, spazi sociali, mobilità collettiva e sostenibile, sanità e cultura.

    Un tempo avremmo detto: vogliamo il pane e vogliamo anche le rose. Oggi aggiungiamo, vogliamo il pane e che le rose non muoiano nel caldo torrido, o affogate dalle conseguenti alluvioni.

    Dopo più di due anni di pandemia, il lavoro emerge sempre più come netto sfruttamento, mentre nel nome dell’economia di una guerra che ripudiamo si aumentano le spese militari a scapito di quelle sociali, e l’inflazione causa l’aumento del costo dei beni di prima necessità; nel pieno della crisi climatica, la più grande sfida che l’umanità si sia trovata ad affrontare nella sua storia millenaria, governi e lobby economiche continuano a parlarci di armi, crescita del PIL, grandi opere, combustibili fossili, perpetuando un modello patriarcale che ci ha portato sull’orlo del baratro. Il lavoro che ci propongono è tanto precario da rendere precaria la nostra stessa vita, appesa alle bollette da pagare o ad un rinnovo di contratto. Il boccone che ci chiedono in cambio è salato: inquinamento, crisi economica, restrizione della democrazia.

    Vogliamo perseverare nel ‘convergere per insorgere’ perché, come abbiamo affermato a Firenze, “​​è l’attuale modo di produzione e consumo ad essere inquinante, ed è dal suo cambiamento radicale che bisogna ripartire”.

    Da questo punto di vista, Bologna e l’Emilia-Romagna rappresentano un laboratorio, dove i partiti di maggioranza dei governi locali e regionali sperimentano convergenze tossiche che garantiscono il ‘business as usual’, rendendo grandi opere d’asfalto e cemento il “simbolo della transizione energetica nazionale” e facendo dei rigassificatori e delle trivellazioni lo strumento per la transizione verso le fonti rinnovabili; definendo questo territorio la ‘Motor Valley’, ovvero un luogo che rifiuta di rinunciare alla nicchia di mercato delle ‘super-car’ per garantire un futuro vivibile alle proprie figlie e ai propri figli; sostenendo, attraverso le sovvenzioni PAC, il sistema dei grandi consorzi agroalimentari rivolti al mercato globale, dell’allevamento industriale e della grande distribuzione organizzata. Un sistema che genera sofferenza animale, perdita progressiva di biodiversità, concentrazione della terra in poche mani, inquinamento del suolo, dell’aria, delle acque e del cibo; favorendo la monocultura del turismo nelle città e delegando alla rapacità delle piattaforme digitali che massimizzano i propri profitti inquinando i territori e precarizzando e impoverendo ulteriormente il lavoro, mentre gli spazi pubblici e comuni vengono privatizzati e sottratti agli usi collettivi. Un modello che continua a mettere il PIL e la corsa delle merci e dei profitti prima della trasformazione radicale da cui bisogna invece partire, e che per nascondere le proprie responsabilità dichiara, a sole parole, l’emergenza climatica.

    Ma Bologna e l’Emilia Romagna sono anche la terra dove contadine e contadini, insieme alle comunità nei territori, salvaguardano e ricostruiscono una rete alimentare agro-ecologica e locale, basata su sistemi di produzione, distribuzione e consumo che mettono al centro un rapporto non predatorio con la terra, l’autogestione, la creazione di relazioni non gerarchiche, l’accesso a cibo genuino e una sana alimentazione per tutte/i; la terra di lotte sociali diffuse; lo spazio di conflitti sindacali determinanti nel far crescere i diritti di tutte/i; il luogo in cui si sperimenta una crescente opposizione alle grandi opere che, passando dai centri per la logistica agli impianti di risalita sugli Appennini, ha nell’allargamento delle autostrade che convergono su Bologna e del cosiddetto ‘Passante di Mezzo’ il suo elemento simbolico più forte: in quelle strisce d’asfalto, infatti, c’è tutta l’arroganza di un sistema che vuol continuare a garantire profitti invece che diritti, cementificazione invece che transizione, imposizione invece che condivisione.

    Bologna può insorgere come Firenze ha fatto il 26 marzo. Può arricchire con i propri prevalenti, le proprie lotte, un processo di insorgenza che è “per questo, per altro e per tutto”. Il processo di convergenza può a sua volta arricchire Bologna di nuovi rapporti di forza.

    Dal 7 all’11 settembre torna a Venezia il Climate Camp e il 23 settembre in tutto il mondo le/i giovani saranno in piazza per rivendicare giustizia climatica, e noi saremo tra loro. Crediamo che anche questo climate strike debba essere seguito da una data di convergenza e proponiamo che essa sia il 22 ottobre.

    Il 23 settembre e il 22 ottobre sono un’unica data. Distanti nel calendario, vicine nei temi e nel processo. Il tema non è Governo vecchio o Governo nuovo, ma mondo vecchio o mondo nuovo. Qualsiasi nuovo governo ci troveremo di fronte, la nostra agenda di mobilitazione deriva dalla nostra urgenza di cambiamento. Non viene dettata da quella che sarà la combinazione parlamentare che potrà uscire dalle urne. È dettata dalla enorme crisi idrica, dal riscaldamento climatico, dall’inflazione, dall’escalation bellica mondiale.

    E allora, tenetevi libere e liberi: esattamente il 22 ottobre a Bologna, con una piazza che, al di fuori delle ritualità e con la capacità di collocarsi all’altezza del momento eccezionale che stiamo vivendo, sia in grado di far esprimere i percorsi sociali, sindacali, i movimenti e le lotte in un passaggio di potenziamento collettivo e di insorgenza per iniziare a costruire un movimento popolare ampio, che diventi capace di rovesciare i rapporti di forza in questo paese.

    Per i diritti, l’ambiente, la salute, gli spazi pubblici e comuni, una vita bella e per la pace, è ancora tempo di convergere: per questo, per altro, per tutto, tenetevi libere/i il 22 ottobre 2022: ci vediamo in piazza a Bologna!

    Vogliamo costruire un percorso includente, plurale, convergente. Questo testo rappresenta un invito al quale le tante lotte che condividono queste righe possono contribuire con documenti e approfondimenti: a settembre vi invitiamo a momenti di confronto e incontro che culmineranno in un’assemblea regionale nel primo weekend di ottobre a Bologna.

     

    Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

    Fridays For Future Italia

    Assemblea No Passante Bologna

    Rete Sovranità Alimentare Emilia-Romagna

     

    #insorgiamo

  • Aperitivo mapuche solidale

    Aperitivo mapuche solidale

    ‼️ Sosteniamo la lotta del Machi Celestino Cordova ‼️
    Piazza Verdi, 27 giugno, dalle 18, faremo un aperitivo in sostegno alla lotta del Machi Celestino Cordova.
    🍹 Uno spritz, solo noi sappiamo fare, e non quello classico, eh!
    Siete curios*? Venite a trovarci!
    👉🏼 Il ricavato sarà destinato alla comunità mapuce di Temuco Cile.
  • Convergere per insorgere

    Convergere per insorgere

    Convergere per insorgere. Trasformazione ecologica e giustizia climatica

    La transizione ecologica è un processo necessario. Le élite politiche ed economiche cercano di governare (e spesso di rallentare) questo processo con l’obiettivo di mantenere le proprie fonti di potere e di profitto. Negli ultimi anni, movimenti e organizzazioni ambientaliste hanno elaborato e proposto progetti di conversione ecologica che hanno come elemento cardine un’idea allargata di giustizia sociale, da immaginare con il contributo di gruppi operai e contadini e di organizzazioni sindacali, a partire da conflitti sociali e sperimentazioni di pratiche, con una grande partecipazione democratica.

    Non è altro che questo, la giustizia climatica: una cornice politica all’interno della quale questione sociale e questione ecologica si annodano fino a schiudere un unico orizzonte di trasformazione radicale.

    👉🏼 In questo incontro parleremo, ad esempio, della lotta con la quale la società civile di Civitavecchia si è opposta alla trasformazione della centrale a carbone dell’Enel in centrale a metano e ha invece supportato la costruzione di impianti per l’energia eolica e solare; della proposta di un “polo pubblico per la mobilità sostenibile”, da parte del collettivo di fabbrica ex-Gkn; del progetto per la sovranità alimentare e per l’agroecologia, elaborato da gruppi contadini e del consumo critico in Emilia-Romagna; delle esperienze del Tavolo Basta Veleni di Brescia sulla bonifica di siti industriali inquinati e sul trattamento dei rifiuti speciali.

    Obiettivo del dibattito è uno scambio di esperienze tra mobilitazioni differenti, sui temi dell’organizzazione, della mobilitazione, dei rapporti con le istituzioni e con le grandi imprese, della necessità di unire le lotte per l’ambiente e per il lavoro.

    Intervengono:

    📌 Germana Fratello (Rete Sovranità Alimentare Emilia-Romagna),

    📌 Paola Imperatore (Fridays for Future Italia),

    📌 Riccardo Petrarolo (Collettivo NO al Fossile – Civitavecchia),

    📌 Marino Ruzzenenti (Fondazione Micheletti – Brescia),

    📌 Dario Salvetti (Collettivo di Fabbrica ex-GKN – Firenze),

    📌 Luca Tassinari (Aria Pesa – Bologna)

     

    📅 Martedì 28 giugno 2022, h. 17.30, presso il mercato contadino di Campi Aperti in via Paolo Fabbri 112, nel piazzale accanto a VAG61 a Bologna

  • 5 per mille… contadini!!

    5 per mille… contadini!!

    Hai mai sentito parlare di economia di comunità? Bene, questa è la volta giusta! 

    Donando il tuo 5xmille alla nostra associazione potrai permettere di mettere a frutto tutte quelle iniziative attorno all’accesso al cibo sano, etico e sostenibile sia per te che per l’ambiente.

     

    Contribuisci a creare un circuito di economia solidale dove potrai sentirti parte di una comunità in lotta per un obiettivo comune.

  • 25 giugno a teatro per S.E.M.I.S.

    25 giugno a teatro per S.E.M.I.S.

    Vi ricordo che sabato prossimo nell’ambito dell’iniziatina semiNati presentiamo presso il teatro delle Ariette in via Rio Marzatore 2781 in Valsamoggia Castello di Serravalle lo spettacolo:
    S.E.M.I.S. Spettaolo Europero di Mobilitazione per l’Indipendenza dei Semi
    Per l’organizzazione sarebbe importante capire quanti saremo, fatecelo saper qui in lista oppure WA o sms al 371 1993478
    Gruppo semi Campi Aperti
    « Dietro tutto quello che mangiamo ci sono dei semi, delle persone, delle storie » : Nouvelle Plague si interessa da sempre di storie nascoste, dimenticate, perdute. Quella dei semi, non è una storia sola, è una narrazione infinita di un intreccio di tradizioni; viaggi, culture e incontri spesso silenziosi perché vietati. Il tema delle semenze rurali – e quindi quello dell’alimentazione – ha molto a che vedere con la nostra vita quotidiana, eppure per la maggioranza delle persone rappresenta qualcosa di apparentemente distante, quasi invisibile. Il teatro ha la capacità di lavorare anche con l’invisibile e spesso di renderlo visibile grazie alle metafore, ai personaggi e allo spostamento di punto di vista che permette di mettere in atto. (Giulia Bocciero, NP)
  • Nuovo mercato a Casalecchio

    Nuovo mercato a Casalecchio

    ‼️ Nuovo mercato a Casalecchio ‼️
    C’è una grande novità, Campi Aperti apre un nuovo mercato a Casalecchio!!
    📅 Si parte venerdì 20 maggio alle 16.30 in Via dei Mille nel parcheggio del Municipio!
    L’inizio del mercato di Casalecchio è in grande stile, non solo alimenti, ma anche:
    📌 Si parte alle 17, con la nostra produttrice Valentina di Humus e il suo laboratorio con fiori secchi ed erbe, per bambin* e adulti
    📌 Per le 18, Alessia del banco info di Campi Aperti con un laboratorio per tutt* sulla carta riciclata (portate la vostra, mi raccomando)
    📌 Alle 19, Dj set autogestito di funky/soul/reggae
    Accorrete!!
  • Tutoraggio Senza Prestito 21- Patto mutualistico MAG6 e CA

    Tutoraggio Senza Prestito 21- Patto mutualistico MAG6 e CA

    Ecco qui il report del percorso intrapreso tra Mutua Auto Gestione di Reggio Emilia e Campi Aperti nell’anno 2021.

    E’ il terzo anno che lo facciamo!

    Insieme a MAG una azienda produttive ha fatto una analisi finanziaria ed economica delle proprie attività per capire come muoversi nel futuro e come pianificare investimenti/disinvestimenti, collaborazioni, modifiche strutturali.

    Abbiamo iniziato a febbraio 2020 e stiamo per iniziare il terzo ciclo!

    ECCO IL REPORT DELL’ Anno 2021

    La Lanterna di Diogene

    Azienda: https://www.campiaperti.org/schede_produzione/#lanterna

    Video degli incontri:

    • Gli strumenti di Base: finanza ed economia

    AMBIENTE del video: pieno campo

    31 marzo 2021 – Prima parte

    31 marzo 2021 – Seconda parte

    31 marzo 2021 – Ultimi 10min

     

    • Come guardare il bilancio preventivo, come andare avanti senza tutor

    AMBIENTE del video: serra

    15 novembre 2021 – Prima parte Questa parte ha avuto problemi di connessione, meglio nella seconda

    15 novembre 2021 – Seconda parte

     

    • Flussi di cassa – Settori

    AMBIENTE del video: pulcinaia riadattata a taverna

    24 gennaio 2022

     

    • Prassi per avere il Bilancio Preventivo ogni anno

    AMBIENTE del video: pulcinaia riadattata a taverna

    25 febbraio 2022

     

    E stiamo iniziando il percorso dell’anno 2022!!!

    Mercoledì 18 maggio ore 9:00- 12:30 a Cà Battistini in Valsamoggia

    Azienda: https://www.campiaperti.org/schede_produzione/#battistini

    Più info sull’anno in corso…. in mailing list campiaperti assemblea!

    Dal report è possibile capire che strumenti si sono usati ed anche adottarli, ma è necessario l’uso del computer e di un software per i fogli di calcolo, come https://www.libreoffice.org/.

    Ri cordo qui il report del primo anno

    Anno 2020 Aziende:

    Az. Agr. Terra Memoria e Pace

    https://www.campiaperti.org/schede_produzione/#memoria

    Fattoria Giardino di Carla coriani

    https://www.campiaperti.org/schede_produzione/#coriani

    Report:  REPORT a pagina intera,oppure link breve https://tsp.vado.li

  • Comunicato Mondeggi Bene Comune del 13/04/2022

    Alla Città Metropolitana,
    Al sindaco Nardella ed al suo partito,
    A tuttə coloro che in questi anni con rabbia ed amore hanno difeso e
    creato una nuova forma di autogoverno dal Basso : Mondeggi Bene Comune.
    Dall’ultimo aggiornamento riguardo il destino della tenuta di Mondeggi,
    vecchio ormai di un mese e mezzo, diversi accadimenti hanno fatto il
    loro corso; tutto ciò, purtroppo, non ha contribuito a dissipare
    minimamente gli enormi punti interrogativi di cui la vicenda è farcita.
    Ci eravamo lasciati nel bel mezzo della stesura del progetto che la Città Metropolitana intendeva inoltrare al Ministero competente in modo da intercettare i fondi europei del PNRR. Lavoro coordinato da
    tecnici dell’Università di Firenze, a cui il comitato Mondeggi Bene
    Comune ha partecipato in maniera attiva – pur non avendo avuto alcun
    riconoscimento formale – fornendo contributi concettuali e operativi
    sviluppati in otto anni di lavoro e permanenza in loco. Nonostante ruoli
    e percorsi differenti, le convergenze con i progettisti sono state
    molteplici: senza entrare nei dettagli per ovvi motivi di spazio,
    entrambi abbiamo intuito ed evidenziato le potenzialità della tenuta in
    termini di aggregazione sociale e produzione agro-ecologica di cibo
    sano, di formazione orizzontale, accoglienza di soggetti vulnerabili e di sviluppo di rapporti gestionali e
    produttivi differenti e innovativi, incentrati sull’utilizzo collettivo
    del bene. Il risultato di tale lavoro, durato un paio di mesi, ha preso
    forma in un documento, purtroppo ad oggi non ancora consultabile, che
    avrebbe dovuto vincolare rigidamente il futuro di Mondeggi alle linee
    guida appena toccate; insomma una base solida sulla quale impalcare il
    processo di co-progettazione dal basso con i potenziali futuri attori
    del progetto, così come stabilito dall’iter iniziale.
    In parallelo a tutto ciò, dopo insistenti richieste durate mesi, si è
    finalmente aperto un momento di confronto tra l’esperienza di Mondeggi
    Bene Comune e la Città Metropolitana di Firenze: alcuni portavoce del
    comitato hanno incontrato alcune delle figure tecniche e politiche
    deputate a gestire la questione. Incontri in verità interlocutori, in
    cui le parti hanno dibattuto astrattamente sulle specifiche esigenze e
    posizioni, senza purtroppo avere a disposizione una base concreta di
    confronto. Incontri terminati, per adesso, in attesa dell’elaborazione
    che l’ente pubblico si è riservato di dare al documento emerso dal
    lavoro dei progettisti, che evidentemente non soddisfaceva in pieno le
    necessità dei tecnici metropolitani.
    Siamo adesso in una fase di stallo: la revisione in corso da parte della
    Città Metropolitana sta di fatto prolungando l’attesa e gli
    interrogativi sul destino della fattoria. Se la parte del progetto già
    inoltrata in sede europea – e già, quindi, ufficializzata – è pressoché
    limitata all’elenco degli interventi di manutenzione strutturale,
    l’ambito più squisitamente politico rimane tuttora da sviscerare. Perché
    questa dilazione, ci chiediamo? Quali sono gli aspetti che, dopo mesi di
    lavoro serrato, a cui ha partecipato la stessa Città Metropolitana,
    restano contraddittori a tal punto da necessitare di una revisione ex
    post? Il bisogno di tempo è funzionale alla lettura e condivisione
    diffusa all’interno del palazzo, oppure ad una modifica sostanziale dei
    principi contenuti nel testo?
    Tutto questo non lo possiamo ad oggi sapere; il contesto e le parole
    udite, però, ci autorizzano a formulare supposizioni. A fronte di alcune
    convergenze, resta evidente una distanza tra la posizione di Mondeggi
    Bene Comune e quella dell’ente metropolitano: se da una parte la spinta
    mira al riconoscimento del “bene comune Mondeggi”, implementando e
    regolarizzando quello che è l’agire attuale, dall’altro l’impressione è
    che la dimensione economica resti preponderante. Il fatto che la
    Mondeggi del futuro debba camminare con le proprie gambe, e non tornare
    ad essere l’attività in perdita che era anni or sono, è fuori
    discussione per tutti; subordinare però a questa esigenza ogni velleità
    trasformativa, annegando nell’economicismo asettico il potenziale
    sociale già parzialmente emerso in questi anni di lavoro, ci pare un
    errore miope. Un progetto che sia innovativo deve saper osare: così come
    Mondeggi Bene Comune ha osato otto anni fa presidiando permanentemente
    la tenuta, salvandola dai reiterati tentativi di vendita, oggi è l’ente
    pubblico che è chiamato a sganciarsi dagli schemi consolidati per
    lanciarsi in qualcosa che sia diverso; ovvero trasversale, partecipato,
    collettivo. Nel consueto gioco a scaricabarile della politica serve
    qualcuno che se ne assuma la responsabilità, indicando a tecnici e
    dirigenti la strada da seguire. Ci rivolgiamo allora al Sindaco Nardella
    perché al più presto elabori una posizione e la esprima alla
    collettività; una posizione che sia rappresentativa della volontà
    politica del suo partito, e che possibilmente non collimi con la
    consuetudine del minimo sforzo e minimo rischio.
    Prendere in reale considerazione il riconoscimento della Dichiarazione
    di Uso Civico, ed interrompere la spirale mediatica che da anni si
    aggrappa ad un concetto di legalità che tutto rappresenta fuorché un
    ideale di giustizia, ci sembra un primo passo sin troppo atteso. In una
    recente intervista radio sull’infelice sgombero dell’occupazione di
    Corsica 81, a cui va tutta la nostra solidarietà, lo stesso Nardella ha
    descritto la Mondeggi del futuro come un “modello di autogestione”, una
    sorta di laboratorio dal basso di nuove pratiche collettive; se queste
    parole corrispondono al vero, e non sono soltanto un tentativo di
    dividere tra “buoni e cattivi”, è adesso il momento di tradurle in
    pratica.
    Come comitato Mondeggi Bene Comune, infine, attendiamo l’esito di questo
    confronto convinti delle nostre ragioni. Abbiamo in questi mesi dato la
    nostra massima disponibilità al dialogo in ogni sede e su ogni
    argomento; non siamo però disposti a scendere passivamente a patti su
    quelli che sono i principi che ci animano e che hanno permesso alla
    fattoria di rifiorire in questi otto anni: abbiamo difeso Mondeggi
    perché fosse veramente di tuttə, e non ci fermeremo certo adesso.
  • 26 marzo: Manifestazione a Firenze con GKN, per il clima!

    Vorremmo ribadire l’importanza di una larga partecipazione  alla marcia del 26 all’interno di quello che é ormai definito : “spezzone ecologista e contadino.”
    Sono già (nella fretta ) stati scritti 2 comunicati che rilanciano l’appuntamento di sabato e con cui vorremmo incontrarci e partire alle ore 14 PUNTUALI da Santa Maria Novella per raggiungere il corteo dove saremo i secondi a partire dopo la testa.
    *RESISTENZA CONTADINA E SOVRANITA’ ALIMENTARE*
    Raccogliendo* l’appello del Collettivo di fabbrica GKN e di Fridays for future* saremo in piazza a Firenze il 26 marzo insieme ai lavoratori e alle lavoratrici in lotta e a tutte e tutti coloro che hanno deciso di “convergere per insorgere per questo, per altro, per tutto”. Il nostro “per questo” è rendere visibile dentro il corteo *uno spezzone contadino agroecologico *che nelle sue pratiche concrete vuole costruire qui ed ora alternative al sistema di sfruttamento delle persone e della natura che ci
    sta portando al disastro.
    Invitiamo tutte le realtà che condividono questa impostazione a un preconcentramento alle ore 14 a Santa Maria Novella per arrivare insieme a Piazza Vittorio Veneto, dietro lo striscione “Resistenza contadina e Sovranità alimentare”. Ogni realtà caratterizzerà lo spezzone con propri striscioni o strumenti comunicativi che evidenziano le proprie pratiche.
    DA BOLOGNA C’è POSSIBILITÀ DI MUOVERSI IN PULLMAN
    GC Firenze
    Mondeggi Bene Comune
    Rete per la sovranità alimentare Bologna
    Fuorimercato, autogestione in movimento
    RiMaflow, fabbrica recuperata, Milano (altro…)
  • Guerra e grano, falsa retorica

    Come Campi Aperti ci uniamo ad Associazione Rurale Italiana per fare chiarezza rispetto agli allarmi lanciati dal mondo agroindustriale sull’attuale crisi bellica in Europa dell’Est. E’ stato già sottolineato da ECVC, il  Coordinamento Europeo Via Campesina, che la guerra sta venendo usata come leva per annullare le poche buone conquiste ambientali e sociali della nuova PAC e delle strategie europee (QUI il comunicato).

    Ma quale peso ha realmente l’import-export da Russia e Ucraina? 
    Quali paesi fragili a livello alimentare sono più a rischio?
    A chi giova questa crisi, e chi sta speculando sul rialzo dei prezzi del grano?
    La sovranità alimentare dell’Italia e dell’Europa è a rischio a causa della guerra o di scellerate politiche a favore di pochi?

    Leggete e diffondete il nostro documento di analisi per scoprire di più su quella che si configura come una crisi industriale, più che come una crisi alimentare.

    Ripubblichiamo il testo dell’analisi:

    LA LOGICA DELLA BORSA NERA E IL “NON FACCIAMO MANCARE IL PANE AGLI ITALIANI


    NOTA INFORMATIVA A CURA DI ARI ASSOCIAZIONE RURALE ITALIANA
    12.03.2022


    E’ vero, la guerra non fa sconti a nessuno, moltissimi soffrono e piombano nella povertà e pochi si arricchiscono in modo insperato. La barbarie si concentra nella guerra producendo atti terribili che sono immaginabili commessi da esseri umani. Tra i più terribili c’è quello di creare la penuria, gridare alla penuria, per poi vendere il cibo a borsa nera.
    Per fare il pane serve la farina, cioè il grano, e per produrre carne e latte nei grandi allevamenti industriali serve il mais. Allora vediamo a che punto siamo con i dati aggiornati al 11.3.2022 (fonte: http://www.amisoutlook.org/).


    1. Manca il grano nel mondo o in UE?
    La produzione di grano del 2021 è ancora proiettata vicina al record della stagione precedente, poiché le revisioni al ribasso per la produzione nell’UE, in Iraq e in Paraguay sono bilanciate da un’ulteriore revisione al rialzo per la produzione dell’Australia.
    L’utilizzo nel 2021/22 è destinato ad aumentare dell’1,5% rispetto al 2020/21, nonostante una correzione al ribasso questo mese che riflette in gran parte il minore utilizzo in India a causa delle maggiori esportazioni.

    Il commercio nel 2021/22 (luglio/giugno) è previsto ad un livello record ed è stato aumentato questo mese grazie ad una domanda maggiore del previsto dal Kazakistan e dall’Arabia Saudita, e a vendite più alte del previsto da Australia e India.
    Le scorte (per il 2022) sono ora previste leggermente al di sopra dei livelli di apertura dopo una revisione al rialzo questo mese, soprattutto nell’UE, a causa di una revisione dei dati storici di produzione e di esportazioni inferiori previste”. (fonte: http://www.amisoutlook.org/)

    Vale la pena di ricordare che, con le previsioni al 3 marzo 2022, solo il 25% del grano prodotto sarà commercializzato a livello globale.


    2. Manca il mais?
    La produzione di mais nel 2021 è aumentata grazie alla maggiore produzione prevista in India e nell’UE, ed è ancora prevista verso un livello record, il 3,7% al di sopra della scorsa stagione.
    L’utilizzo nel 2021/22 è aumentato marginalmente m/m e si prevede un aumento del 2,6% rispetto al 2020/21, spinto in gran parte da un maggiore uso industriale e di mangimi.
    Il commercio nel 2021/22 (luglio/giugno) dovrebbe ancora scendere al di sotto del livello del 2020/21, dell’1,7%, nonostante una correzione al rialzo questo mese sostenuta da importazioni ed esportazioni più elevate da parte dell’UE.
    Le scorte (per il 2022) sono aumentate grazie a stime più alte per l’UE e l’India, derivanti da revisioni della produzione, che aumentano ulteriormente l’aumento previsto delle scorte globali sopra i livelli di apertura al 3,3 percento (fonte: http://www.amisoutlook.org/).
    Solo il 15 % del mais prodotto a livello mondiale, alla data del 3 marzo 2022, sarà venduto sul mercato mondiale.

    3. Mancano le materie prime?
    E’ prevedibile come sostengono in molti “una forte mancanza di materie prime agricole”? Chi subirà questa mancanza? Quali paesi? Quali industrie? Quali settori? Quali sistemi di produzione agricola? Dobbiamo rispondere a queste ed altre domande se vogliamo separare “il grano dal loglio”


    La mancanza di materie prime sarà lieve e di facile riaggiustamento per la UE come tale visto che questa è il primo esportatore mondiale di prodotti dell’agroalimentare. L’UE ,I dati che seguono sono dell’organizzazione Mondiale del Commercio (OMC):https://www.wto.org/english/res_e/statis_e/wts2021_e/wts21_toc_e.htm copre il 36,3% delle esportazioni agroalimentari, mentre gli USA solo il 9,5%. Tra il primi dieci paesi esportatori non figurano né Russia né Ucraina.
    Però la UE è anche il primo paese per importazione di prodotti agroalimentari con il 32.4% del totale, seguito dalla Cina con l’11,7%. La Russia si colloca all’ottavo posto con un modesto 1,6%.
    Più in dettaglio, se diamo uno sguardo al solo commercio internazionale di prodotti alimentari, questi sono i dati. La UE è la prima economia esportatrice con il 36,3% del totale, seguita dagli USA con il 9,2%. Tra i primi 10 non figura né la Russia né l’Ucraina. Le importazioni di prodotti alimentari sono così suddivise. La UE realizza il 33%, gli USA il 10,3% seguiti dalla Cina con il 10, 1%. La Russia, sempre in ottava posizione, con un 1,8% (stime del segretariato dell’OMC, fonte dei dati).


    Detto diversamente, il mercato globale dei prodotti agroalimentari e dei prodotti alimentari è saldamente nelle mani della UE, grazie a 50 anni di PAC che hanno finanziato a piene mani l’agricoltura industriale che fornisce materie prime a costi ridotti all’industria agroalimentare che rafforza così la sua capacità di competere sul mercato mondiale, spesso operando con
    modalità di dumping verso le produzioni dei paesi terzi.
    “Prima del conflitto, la FAO prevedeva che l’Ucraina avrebbe esportato circa 6 milioni di tonnellate di grano tra marzo e giugno 2022, e la Federazione Russa avrebbe esportato 8 milioni di tonnellate durante questo periodo. Ciò rappresenta circa il 7% del commercio mondiale totale di grano nel 2021/22, che è previsto dalla FAO a 194 milioni di tonnellate”
    (fonte: Extraordinary Meeting of the G7 Agriculture Ministers 11 March 2022 “GLOBAL FOOD MARKETS AND PRICES” Rome, 2022 Presentation by DirectorGeneral QU Dongyu Rome, 11.03.2022).

     

    E facciamola finita di scrivere che l’Ucraina è il primo esportatore di grano e senza il grano russo il mondo sarà alla fame.

    La somma delle esportazioni di grano di questi due paesi al massimo, nel 2021, ha rappresentato il 30% del mercato globale del grano che, però come ricordato, è solo il 30% del 25% del grano prodotto, cioè realmente l’esportazione di grano di questi due paesi rappresenta solo il 7,5% del totale della produzione mondiale di grano !

    4. E l’Italia?
    Si penserà che in questo quadro globale ed europeo, l’Italia sia messa differentemente, cioè sia in totale dipendenza dal mercato globale.
    Possiamo notare che se c’è dipendenza del sistema agroalimentare nazionale questa è di vecchia data. In effetti l’Italia attualmente produce circa l’8085% delle risorse alimentari necessarie a coprire il fabbisogno dei propri abitanti” (MIPAAF, 2015). In altre parole, la produzione nazionale copre poco più dei consumi di tre italiani su quattro.
    Molti sono i motivi, primo fra tutti la spinta continua alla specializzazione, la morte delle piccole e medie aziende agricole, il finanziamento pubblico all’esportazione di alcuni prodotti e, drammaticamente, la continua erosione dell’uso agricolo della terra distrutta dai processidi artificializzazione.
    E’ incontestabile che “Quasi 50 paesi dipendono dalla Federazione Russa e dall’Ucraina per almeno il 30% del loro fabbisogno di importazioni di grano. Di questi, 26 paesi si riforniscono di oltre il 50% delle loro importazioni di grano da questi due paesi” ( FAO, citato).
    Tra questi 50 paesi non c’è l’Italia. “…le quantità residue (di grano, ndr) per il resto del mondo sarebbero comunque sufficienti per arrivare all’inizio del prossimo raccolto in estate. Sono dati dei Consorzi Agrari d’Italia (Cai) in base alle proiezioni del Dipartimento per l’Agricoltura statunitense (fonte: https://www.quotidiano.net/economia/laguerradel
    granolitaliarischiadirimaneresenzapaneepasta1.7445942 ).


    Allora, se non c’è penuria, perché assistiamo ad un aumento continuo del prezzo del grano e, di conseguenza a quelli già annunciati di pane, pasta, prodotti da forno?
    L’aumento del prezzo del grano e, più in generale, la volatilità dei prezzi delle materie prime agricole, sono un fenomeno stabile ormai come risultato di decisioni politiche non di questi giorni: liberalizzazione dei mercati e natura dei contratti che sono già da tempo praticati nel commercio mondiale di questi prodotti. Ci sono luoghi deputati a questo commercio globale che fanno da riferimento, la più famosa Borsa di Chicago2 e la seconda, per importanza, in Parigi, NyseEuronext3, anche questa con una forte attività in “European Durum Wheat Futures4.. I prezzi negoziati in questi spazi finiscono per scaricarsi sul
    commercio internazionale del grano o delle altre commodity agricole e da questo rimbalzano o meglio si abbattono sui mercati interni dei paese, con un’anomalia particolare: questi valori non hanno un effettivo riferimento all’andamento delle produzioni. Paesi che pur hanno una scarsa dipendenza dal mercato mondiale vedono aumentare i prezzi interni a
    causa della loro debolezza negoziale e dal tipo di concentrazione che esiste nella catena del valore relativa al mercato interno di un singolo prodotto. Il caso esemplare è stato nel 2008 quello del prezzo del riso in Indonesia, paese poco dipendente dal mercato globale del riso, in cui però il prezzo ai consumatori del riso seguiva l’andamento del prezzo mondiale del riso che in soli 3 mesi, per effetto della speculazione, era stato moltiplicato per 4.

    La speculazione finanziaria sulle materie prime agricole.
    “Rispetto alle tre dimensioni presenti nel prezzo di una materia prima agricola (qualità, spazio e tempo), il mercato future valorizza solo la dimensione temporale, permettendo agli operatori di negoziare transazioni che, come detto, verranno eseguite in una data futura… Le parti, nella sostanza, possono trattare solo il prezzo…

    Acquistare un contratto future (es. di frumento) ad un certo prezzo prendere una posizione long implica assumersi l’obbligo
    di ritirare una determinata quantità e qualità di frumento, ad una data futura, anch’essa definita, in un luogo ed in un magazzino predeterminato, e di pagare, a scadenza, il prezzo convenuto…”.
    Si dirà: è normale che i prodotti agricoli si possano “comprare sul campo” ma nei contratti “futures” esiste un’anomalia fondamentale: questi contratti non prevedono necessariamente la consegna del bene quando sono risolti tra due operatori, grazie all’ invenzione” della Clearing House (=CH). “La standardizzazione del contratto e l’interposizione della CH costituiscono le due innovazioni che hanno plasmato i contratti future rendendoli strutturalmente diversi dai forward, che pure ne costituiscono la matrice originaria. I future, proprio perché altamente standardizzati e non più bilaterali, da contratti Otc6 hanno così potuto trasformarsi in un titolo finanziario facilmente negoziabile e, come tale, cedibile ad altri”7. Cioè sono diventati il prodotto dell’“industria finanziaria “e quindi della speculazione senza controllo.
    In altre parole: si compra un contratto futures per l’acquisto di grano differito e poi si rivende il contratto lucrando o perdendo sulla differenza tra prezzo d’acquisto e prezzo di vendita del contratto, senza muovere un chicco di grano. E così chi ricompra il contratto lo potrà rivendere, via via fino che un giorno, magari con il prezzo del grano aumentato di molto, chi importerà il grano in Libia , in Burkina o in Eritrea o in Italia pagherà quel grano a quel prezzo finale, artificialmente alto , senza più un legame tra domanda e offerta.
    In aggiunta è stato codificato un altro meccanismo. “Ad esempio si è diffuso il ricorso a contratti “a premio” in cui il prezzo convenuto per un derivato industriale (la farina) è indicizzato alla quotazione future della materia prima agricola (il frumento tenero)”.
    Ed ecco che il pane costerà caro, ma di certo non perché manchi la farina.

     

  • Con la peste suina, i piccoli allevamenti biologici vengono chiusi a forza

    Con la peste suina, i piccoli allevamenti biologici vengono chiusi a forza

    Noi contadini, piccole e medie aziende agricole biologiche, ci arrabattiamo e facciamo i salti mortali per riuscire a sopravvivere pur di offrire alla collettività i nostri prodotti, sani e di qualità, che portiamo nei mercati cittadini. Siamo tante piccole realtà dislocate nel territorio, dalla pianura alla montagna. Per la maggior parte dei casi, mossi da una scelta di vita, nata dalla passione e dedizione per il nostro lavoro.

    Ma è arrivata la Peste Suina?

    Fin qui sembra quasi una favola commovente, poi però arriva la Peste Suina Africana, uno dei tanti orchi dei nostri giorni. E questo orco, porta con se tanti gendarmi pieni di pergamene che impartiscono ordini, e questi ordini vanno rispettati, pena multe salate!

    Per farla breve e senza troppa poesia: è arrivata la peste suina africana in Italia, per ora confinata in Liguria. La peste suina africana è una malattia virale dei suini e dei cinghiali selvatici, solitamente letale. Non esistono vaccini né cure. Fortunatamente, noi esseri umani non siamo sensibili alla malattia. Uniche vittime i suini.

    Una lunga serie di regolamenti nazionali e regionali stabiliscono le misure che gli allevatori debbono adottare per limitare il diffondersi della malattia tra gli animali selvatici (cinghiali), e per evitare che questi, entrando in contatto con suini allevati, possano contagiarli e di conseguenza creare un enorme danno socio-economico.

    Vediamo cosa succede in casa nostra

    la peste suina in Emilia Romagna non c’è.

    Per fortuna! Diciamo noi, visto l’alto numero di allevamenti industriali che ospita la nostra regione!

    In Emilia Romagna ci sono anche tanti piccoli allevamenti biologici, familiari e/o commerciali.

    Ovviamente questi allevamenti devono essere dotati di recinzioni che rispettano norme di biosicurezza, (Regolamento n° 1248 in vigore dal 2018)

    E cosa succede a questi piccoli allevamenti, in questo frangente?

    La regione ordina:

    1. Nonostante l’assenza della malattia in regione, nonostante sia presente la recinzione che rispetta le norme di biosicurezza, i maiali devono essere rinchiusi e non lasciati pascolare.

    2. Nel caso che l’azienda non abbia la possibilità di rinchiudere gli animali, entro pochi giorni dalla notifica regionale, questi devono essere macellati anche se indenni dalla malattia e sani.

    3. Dopo la macellazione e per un periodo di almeno sei mesi queste aziende non possono ricominciare l’allevamento.

    Macellare animali sani… chiudere i piccoli allevamenti biologici… creare un danno economico a queste aziende…

    Cosa vorranno mai dire queste imposizioni, nonostante l’assenza della malattia in regione? Che voglia dire che la regione ha maggiore interesse (economico e politico), a tutelare e garantire gli allevamenti industriali?

    Le industrie regionali, hanno firmato contratti di vendita di carni suine, per i quali “garantiscono l’indennità da peste suina” ai paesi acquirenti extra europei. E per questa “garanzia di indenne da peste suina” come si fa?

    Senza troppo preoccuparsi di chi non ha potere contrattuale, si taglia la testa al toro! Si eliminano alla radice i piccoli allevamenti biologici, quelli con spazi all’aperto in cui gli animali possono entrare in contatto con i selvatici!

    Le azioni che pensiamo si debbano fare

    Noi pensiamo che i piccoli allevamenti biologici siano il futuro per un umanità in cerca di rispetto per la natura e di equilibrio con la biosfera. Non possiamo pensare di continuare ad allevare togliendo agli animali il contatto con la terra, la luce, la vegetazione, gli elementi naturali. Il sistema industriale di allevamento genera un enorme sofferenza per tutti, umani ed animali, e si rivela sempre più insostenibile e non in grado di garantire una vera sicurezza alimentare. Per questo dobbiamo pensare di ridurre il consumo di carne nelle nostre diete, aumentando la qualità e la sostenibilità dei prodotti animali che consumiamo.

    Riteniamo sia una grande ingiustizia sacrificare i piccoli allevamenti biologici per salvaguardare il sistema industriale di produzione della carne. La Regione Emilia-Romagna deve attivare urgentemente politiche di salvaguardia delle piccole aziende zootecniche sostenibili da affiancare alle misure di contenimento della malattia. E iniziare a ragionare seriamente sulla transizione ecologica del comparto agroalimentare.

    Rete per la Sovranità Alimentare dell’Emilia-Romagna

    Qualche notizia in più: info dal sito EFSA

  • Un saluto a Gustavo Esteva

    Un saluto a Gustavo Esteva

    Ci ha dato parole di cambiamento e dolorose, insieme ad una analisi economico politica  crudele.

    Ci ha spinto a cambiare.

    Purtroppo ci ha lasciato qualche giorno fa, dopo aver fatto grandi cose per il mondo intero, tra le tante,

    ha fondato l’ Universidad de la Tierra in Oaxaca.

    Qui lo ricordiamo quando lo abbiam incontro nel 2013 ad XM24, durante uno dei Mercoledì della bolognina.

    Gustavo Esteva – Crisi sociale e alternative dal basso. Difesa del territorio, beni comuni, convivialità.

    Gustavo Esteva – Crisi sociale e alternative dal basso. Difesa del territorio, beni comuni, convivialità. from Annestus Srd on Vimeo.

    LINK VIDEO https://vimeo.com/690422105

    LINK AUDIO INTEGRALE https://www.arkiwi.org/path64/WE0yNC9NZXJ5WE0vYW50aXN0YXNpcw/html