Le origini di Campi Aperti
Un po’ di storia
Verso la fine degli anni ’90 l’incontro tra un gruppo di contadini che praticano l’agricoltura biologica e alcuni consumatori responsabili dà vita al Coordinamento per la Sovranità Alimentare.
(E vi consigliamo di andare a vedervi questo: Gusto Critico – un video prodotto da Teleimmagini)
Il Coordinamento, attraverso la Palestra di Autodifesa Alimentare, si attiva per discutere e dare risposte concrete alla necessità di un nuovo modo di fare agricoltura, riscoprendo l’importanza di essere contadini e non solo imprenditori agricoli. A tal fine, la vendita diretta dei prodotti in città viene considerata la pratica più adatta.
La consapevolezza che ha dato il via a questi incontri è che le risorse non sono infinite: modificare i rapporti di produzione e fruizione può riportare l’umanità ad un rapporto con la terra più profondo: conoscere i prodotti che compongono i nostri pasti ci dà l’opportunità di sentirci meno soli, meno alienati dai sistemi di produzione e dunque produttori e co-produttori, piuttosto che imprenditori e consumatori.
In tempi di neoliberismo sfrenato la vendita diretta nei mercati autogestiti consente di rompere l’accerchiamento e costruire un’inclusione che sfugga alla regola principe del “non luogo” ipermercato: più spendi, più conti.
Fondamentale per lo sviluppo dell’attività del Coordinamento e per la nascita del mercato di vendita diretta è il rapporto col centro sociale di Bologna XM24. E’ nei suoi spazi, infatti, che si decide di dare vita al primo mercatino settimanale che parte da poche ma tenaci unità di produttori.
La scommessa viene vinta dopo un paio di anni: nel periodo (2001-2003) si sviluppa infatti una certa sensibilità verso prodotti sani e biologici, in particolare in seguito alle “catastrofi alimentari” generate da un modello agricoltura totalmente volta al profitto senza nessun rispetto per quelle che sono le regole che la natura impone (ricordiamo il caso della “mucca pazza” ad esempio).
Il mercato del giovedì in via Fioravanti 24 suscita interesse e l’abbondante partecipazione di gente stimola a creare dei nuovi appuntamenti. Così nel 2006, con l’appoggio di un altro spazio sociale, il VAG61, nasce il mercato del martedì in via Paolo Fabbri 110, in zona Cirenaica.
Appena un anno dopo, e siamo nel 2007, l’esperienza dei mercatini è già matura per triplicarsi, e così nasce un nuovo mercato in via Udine, nel Quartiere Savena, con la collaborazione del Quartiere stesso e della Scuola di Pace (lo stesso mercato che oggi trovate in via Pieve di Cadore).
Nello stesso periodo il gruppo informale del Coordinamento per la Sovranità Alimentare si costituisce in associazione col nome di Associazione Campi Aperti. L’Associazione organizza iniziative, fa informazione, collabora con altre associazioni, gruppi e istituzioni al fine di promuovere l’incontro tra produttori e consumatori responsabili, di divulgare l’uso e la pratica dell’agricoltura contadina biologica, delle produzioni eco-compatibili, del risparmio delle risorse naturali.
Di fondamentale importanza è anche lo sviluppo di un proprio Sistema di Garanzia Partecipata. La ricerca di strumenti per il controllo della qualità dei prodotti e per l’autocertificazione delle produzioni biologiche negli anni ha consolidato un sistema che si fonda sul controllo reciproco rispetto ai prodotti offerti in ciascun mercato, sulla conoscenza reciproca dei modi di produzione data dalla condivisione di esperienze e tecniche, sul dialogo diretto tra produttori e coproduttori e sulla permanente disponibilità a sottoporre la propria realtà produttiva a verifica, ogni qual volta l’Associazione lo ritenga opportuno.
La vendita diretta è una pratica fondamentale per il sostegno dell’agricoltura contadina e un’attività che ha riscosso interesse nei consumatori in questi ultimi anni. Attraverso la vendita diretta possiamo conoscere chi produce quello che mangiamo, chiedergli informazioni su come lavora e sulle caratteristiche dei suoi prodotti .
Non più alimenti che vengono da migliaia di chilometri di distanza, tenuti in celle frigo per giorni e giorni, prodotti con metodi sconosciuti in zone sconosciute, con altissimi costi in termini di utilizzo delle risorse e di inquinamento ambientale. I prodotti che troviamo ai mercati sono il più possibile locali (la provenienza rientra generalmente nel raggio dei 70 km) e rigorosamente biologici.
Saltando i diversi passaggi che le merci devono sostenere per arrivare alla grande e piccola distribuzione – e quindi eliminando costi ulteriori che vanno a gravare sul prezzo – la vendita diretta permette ai produttori di ottenere una retribuzione più equa del loro lavoro e ai consumatori di acquistare prodotti freschi e di ottima qualità a prezzi convenienti.
I mercati diventano spazi in cui è possibile costruire nuove relazioni e un diverso modo di praticare socialità e inclusione, dinamiche che sfuggono alla paradigma dominante del consumo impersonale in luoghi senz’anima come i supermercati. L’assenza di intermediari fra produttori e consumatori permette agli agricoltori di avere un reddito più adeguato per la loro attività e ai consumatori di poter acquistare prodotti sani e di qualità a prezzi convenienti. L’agricoltura non è più solo business e speculazione ma torna a essere un lavoro creativo e stimolante.