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Agricoltura biologica e mercati contadini per l'autogestione alimentare

Tag: ortaggi

  • Il km0 o l’impatto ambientale? Sulla distanza delle aziende dai mercati.

    Il km0 o l’impatto ambientale? Sulla distanza delle aziende dai mercati.

    KmZero

    Hoverfly_May_2008-8La locuzione “Km0” è la traduzione italiana di “food miles”. Questo termine, nella traduzione italiana non è privo di conseguenze. Il concetto di “Km0”, rispetto alla sua versione inglese, mette l’accento sui luoghi d’origine dei cibi, legandosi ad un movimento di rivalutazione delle tradizioni popolari e della storia patria che, nella sua versione più etnocentrica, è alla radice anche di un fenomeno come quello leghista. Il concetto ha avuto successo in ambienti e indirizzi politici piuttosto eterogenei. La crescita di sensibilità nei confronti dei problemi di natura ecologica, associata al richiamo alle tradizioni locali, ai prodotti tipici, ha reso molto popolare il “km0”, al punto che anche organizzazioni nazionali (vedi ad es. la coldiretti) lo hanno sposato. Questo movimento di opinione ha portato alla nascita di innumerevoli “farmer’s markets” con caratteristiche alquanto eterogenee (biologico/convenzionale, territoriali/inter-territoriali, ecc.).
    Nella pratica, l’idea di km0 ha prodotto delle pratiche che hanno messo al centro i “prodotti tipici”, non tanto perché in essi la quota di km percorsi dal cibo è inferiore rispetto a degli equivalente provenienti da zone più distanti, quanto perché essi esprimono il legame territoriale del produttore e del co-produttore con il suo territorio. Si tratta di un territorio vicino, della tradizione locale, dove la vicinanza è sinonimo di fiducia (mentre la distanza, l’impersonalità comunicano soprattutto sfiducia), questo ha veicolato l’idea che mangiare i prodotti del territorio è anche un comportamento in qualche modo più salutare.

    In effetti, in linea generale questo è maggiormente probabile, soprattutto quando il termine di paragone sono i “cibi industriali” con i suoi portati chimici di grassi animali e idrogenati, conservanti, coloranti e addittivi alimentari in genere, ma non è sempre così. Nelle singolarità degli scambi economici, questo si traduce come rapporto tra produttore e co-produttore/consumatore; rapporto che non necessariamente veicola prodotti più sani, meno inquinati (ad esempio, è noto che la pianura padana non sia tra i luoghi meno inquinati d’europa) o meno carichi di pesticidi (soprattutto se si tratta di piccole aziende in regime di agricoltura convenzionale), e non necessariamente meno inquinanti.

    Assumere l’aspetto territoriale come “differenza che fa la differenza” nella partecipazione delle aziende ad un mercato contadino (“mercati a km0”) ha degli indubbi vantaggi da un punto di vista sociale ed ambientale. Promette e in parte riesce, ad esempio, a supplire alla mancanza di redditività dell’agricoltura per l’industria, cosa che ha permesso una rinascita, seppur ancora molto limitata, di una agricoltura che produce anche o solo per la vendita diretta del proprio prodotto (preferibilmente nel proprio territorio di appartenenza). Questo, secondariamente, permette a molti agricoltori di continuare anche a produrre per l’industria a prezzi inferiori ai costi di produzione. Diversi contadini, infatti, si trovano nella situazione di coprire le perdite derivanti da produzione specializzate per l’industria, con i redditi derivanti dalla vendita diretta (rendendo, si potrebbe dire, la vendita diretta una stampella dell’autosfruttamento per la produzione agricola industriale).

    L’agricoltura per la vendita diretta è una soluzione economicamente più redditizia per l’agricoltura, ma da questo punto di vista non tutti i territori godono delle stesse possibilità di “co-produzione”. E’ evidente, ad esempio, che essere un agricoltore che si orienta alla vendita diretta ed avere i campi nei pressi di una città, vuol dire avere la possibilità di incontrare un maggior numero di co-produttori presso “mercati contadini” cittadini, e cioè avere una base di co-produttori in grado di dare redditività all’agricoltore che vi partecipa.
    Vendere un prodotto di cui c’è molta abbondanza nel territorio (perché vocato o perché storicamente l’agricoltura di quel territorio si è orientata verso un certo tipo di monocolture), al contrario, può essere difficile proprio per la mancanza di co-produttori interessati. Produrre ortaggi in montagna è generalmente meno conveniente che in zone pedoclimatiche più calde (quando gli ortaggi sono pronti per essere venduti il mercato è spesso già saturo e deprezzato) se poi la probabilità di incontrare co-produttori interessati (data la scarsa densità abitativa delle montagne) è piuttosto bassa, allora diventa evidente che le condizioni di partenza creano delle differenze sostanziali.

    In questo senso, se ne potrebbe osservare, che la posizione geografica è fonte di una disuguaglianza sociale stabilita, diciamo così, “per nascita”, piuttosto che sulla base del proprio agire ecologico. I campi non si spostano, alcuni km o differenze di decine di metri possono generare condizioni molto diverse per il singolo agricoltore. E’ questo il caso dei mercati che stabiliscono un limite chilometrico o socio-territoriale (solo gli agricoltori che sono a meno di 30 km o solo quelli della provincia di Bologna), è il caso del regolamento del comune di bologna sui mercati a km0, ma anche quello dei regolamenti dei “mercati della terra” targati Slow Food.

    La scelta di restringere la partecipazione ai mercati cittadini solo alle aziende di un certo territorio (scelta sicuramente motivata sulla base di criteri del minor impatto ambientale) può, in altre parole, produrre effetti non voluti perché non tiene conto delle singole specificità aziendali. Si tendono a trascurare aspetti relativi alle modalità “contestuali” della produzione e della vendita (ad esempio: quanto prodotto si vende per km percorso? Quanta energia non rinnovabile si è utilizzata per produrre quel cibo? Che tipo di rifiuti sono stati prodotti o verranno prodotti durante il ciclo di vita di quel cibo?).

    I regolamenti dei mercati a km0 escludono dalla partecipazione ai mercati le aziende agricole al di fuori di un certo range chilometrico, ma poiché la legge di regolamentazione della vendita diretta consente agli stessi agricoltori di vendere fino al 49% di prodotto non proprio, le conseguenze di questo principio diventano di fatto un privilegio per le aziende del territorio che acquisiscono quote di mercato cittadino solo per il fatto di appartenere al territorio. Diventa evidente che la sola distanza territoriale tra luogo di produzione e luogo di vendita è una discriminante che da sola è inadeguata e che può diventare semplicemente discriminatoria!

    L’impatto ambientale

    L’idea di “carbon footprint” lega la vita di un prodotto (dalla produzione al consumo) all’impatto che quel prodotto ha sull’ambiente, valutato come quantità di CO2 immessa nell’aria (e cioè come “impronta carbonica”), ed è una misura più raffinata perchè tiene conto di un numero di fattori maggiori rispetto alla più semplice idea di km0. Prendiamo, ad esempio, due aziende ad alcune decine di kilometri l’una dall’altra che praticano l’agricoltura in serra. Nella prima il riscaldamento della serra avviene attraverso l’uso di combustibili fossili, nella seconda (quella più lontana) le serre sono riscaldate attraverso la fermentazione del compost. A parità di condizioni l’azienda che usa il compost pur essendo più lontana avrebbe un’impronta ecologica più bassa.

    Sarebbe, quindi, più giusto calcolare l’impronta ecologica dei singoli prodotti per discriminare le aziende, ma anche questa misura non è sufficiente perché trascura una moltitudine di altri fattori.

    Bisognerebbe mettere a punto degli indicatori più complessi che siano in grado di considerare una pluralità di parametri: non solo il luogo di produzione, ma anche le condizioni di produzione (con quali mezzi è stato ottenuto, quali concimi, quali antiparassitari, erbicidi, sementi), le condizioni di magazzinaggio (trasporti, refrigerazione, trattamenti, ecc.), le modalità di confezionamento (conservanzione, packaging, trasformazione, ecc.) il trasporto (tipologia dei mezzi di trasporto impiegati, capacità di carico per grammi di CO2 emessa) e, infine, le stesse modalità di vendita (unità di prodotto venduto per chilometri percorsi).

    Bisognerebbe procedere ad analisi più complesse e prendere in considerazione i molteplici fattori che concorrono a generare l’impatto ambientale negativo o positivo di un prodotto. I risultati di queste analisi discriminerebbero con più precisione della semplice lontananza territoriale della produzione dal luogo di vendita, indicando comportamenti ed aziende agricole virtuose (tali da avere un impatto ambientale positivo) e stimolando al contempo gli agricoltori a fare di più e meglio.

  • Storia di pianura…approdando all’accesso alla terra

    Storia di pianura…approdando all’accesso alla terra

    Stara_planina2

    Da settembre 2013 a circa 500 m da noi in linea d’aria vivono Marco ed Eleonora con i loro figi Alice e Valerio.

    Sono di origine bresciana e non è stata certo una scelta semplice quella di cambiare completamente luogo e abitudini di vita nel giro di 1 anno, è inutile negare che occorre sì coraggio ma anche una bella dose di determinazione.

    In realtà tutto è avvenuto molto rapidamente. Nel settembre 2012 al rientro da una loro vacanza si sono fermati qui da noi per qualche giorno per vedere casetta Bellaria , una casa di campagna di appena 100 metriquadri (in campagna 100 metriquadri sembrano sempre pochi..). Non credo che molte persone potessero vedere un futuro in quella casa, poichè quella casa che per noi rimane casa Golfari, aveva un vissuto forte, difficoltoso, che traspirava dai muri, dal colore annerito delle stanze, dall’odore misto di fuliggine, polvere e soprattutto odore selvaggio di cavallo.

    Prima di parlare del presente non possiamo non parlare di Golfari, allevatore di cavalli da salto che qui ha abitato dalla fine della guerra. Una persona che ha praticato resistenza contadina per tutta la sua vita, allevando cavalli allo stato brado, detestando la chimica fin dal suo avvento e soprattutto salvando un angolo di pianura dall’appiattimento e dall’abbruttimento che domina dove si pratica agricoltura convenzionale.

    Non possiamo non ricordare l’energia che si sprigionava quando insieme a Golfari ci recavamo al centro del recinto, territorio esclusivo dei cavalli, in cui vivevano in branco senza alcuna protezione, se non quella degli alberi, partorivano accerchiando la cavalla senza mai permettere a nessuno e nemmeno a Golfari di potere assistere ad un parto ed ovviamente correvano liberi e talvolta morivano.

    Queste pratiche hanno permesso di creare un luogo insolito che non può non attrarre chi ama il confondersi intricato delle varietà di alberi, arbusti e erbe selvatiche (quella che in termini tecnici si definisce BIODIVERSITA’ ). E’ ovvio che solo dei sognatori riescono a cogliere la magia poichè  gli agricoltori limitrofi vi hanno sempre solo visto confusione e pazzia.

    Anche noi siamo consapevoli che Igino Golfari non è mai stata una persona comoda nelle relazioni, sì famoso per i suoi agili ed eleganti cavalli, ma anche scontroso soprattutto con i prepotenti: non sono pochi i casi in cui cacciatori, testimoni di Geova, solo per fare alcuni esempi, si sono visti minacciati da bastoni e anche picchiati.

    Perchè questa è l’altra faccia di una persona che ha scelto di resistere, che ha portato con sè in ogni momento i ricordi impossibili da elaborare, della guerra vissuta in Grecia.

    Ma la storia di casetta Bellaria di Marco ed Eleonora e la storia di Golfari sono unite da un passaggio che vede 2 nostri amici biologi, David e Marco, innamorarsi di quel luogo selvaggio e acquistare terreno e fabbricati da Golfari salvandolo dall’impoverimento  innescatosi nel mondo dell’ippica.

    Igino ha così potuto vivere gli ultimi anni della sua vita in usufrutto, ovviamente mantenendo intatte la sua tenacia, le sue tensioni e i suoi ricordi di una vita resistente!!

     

    Quindi attraverso passaggi di intenso vissuto umano siamo riusciti a creare un inizio di piccola comunità rurale.

    E’ stato attraverso il dialogo e con passione che abbiamo acquistato e salvato 12 ettari in tutto tra noi e loro proprio quando intorno il latifondismo di pianura ha visto il rifiorire e i piccoli agricoltori convenzionali hanno venduto a proprietari, alcuni dei quali sono arrivati ad acquistare in tutto oltre 2000 ettari in una decina di anni.

    Ma torniamo a chi resiste e a chi trasforma la propria realtà attraverso l’energia dei sogni….

    Il  percorso appena iniziato da Marco ed Eleonora abbiamo pensato che fosse giusto farlo descrivere direttamente da loro e così Marco ha raccontato il suo cambiamento esplicitando qui di seguito la sua naturale identificazione tra vita e sogno.

    “Circa un anno prima di decidere stavo leggendo il libro “Non prendeteci per il Pil”  e mi sono detto “basta!” ! Ho cominciato a provare repulsione per la vita che conducevamo, ero diventato cosciente del fatto che alimentavamo il sistema del pil con la nostra vita. E abbiamo iniziato ad affrontare discorsi riguardanti la voglia di cambiare e sapevamo che molte famiglie affrontano questo tema ma pochi riescono a trasformare le parole in azione.

    Ma quando decido fermamente una cosa, non sento più il peso delle difficoltà, perchè sento che è la cosa giusta quindi mi risulta semplice superare gli ostacoli e non percepirli come tali.

    Il passaggio verso la vita contadina mi è risultato naturale, perchè rappresenta un ritorno alla terra e fare l’orticoltore e sentirmi a mio agio è legato alla naturalità di questo lavoro, la cosa più vicina all’uomo. Perchè produrre ortaggi rappresenta il primo passo verso la sussistenza.

    Prima ero operaio in un’industria casearia e pianista JAZZ.

    Sono consapevole del fatto che produrre ortaggi è un lavoro comunque faticoso, talvolta mi impegna più ore, ma non lo percepisco come lavoro poichè non rientra in schemi lavorativi della società, schemi innaturali.

    Questo passaggio di vita che ovviamente presenta le sue difficoltà di adattamento( come l’acqua calda che non si da per scontata e il calore con la legna non si ottiene schiacciando un bottone) ci ha permesso di eliminare il mutuo che pesava sulla casa di Brescia e tante spese accessorie, per esempio lsa mensa e le attività per i bambini necessarie quando si vive senza verde.

    Questo luogo con la sua ricchezza in termini di biodiversità e di naturalità lo abbiamo trovato così a disposizione, quasi come un regalo.

    Una bella fortuna avere l’accesso alla terra senza doverla acquistare e che terra!!

    Cosi ho chiamato la mia nuova realtà ORTOPIANO per 3 motivi:

    Orto e pianoforte

    Orto in pianura

    Orto dove si va piano.

    Qui i ritmi sono più naturali, per non dire lenti

  • Idee per tesi di laurea in Ingegneria

    Quelle di seguito sono idee di ricerca e progettazione che CampiAperti propone agli ingegneri in cerca di tesi di laurea (per gli interessati contattare l’associazione Ingegneria senza Frontiere di Bologna).  Prossimamente cercheremo di coinvolgere altre discipline: economia, agraria, veterinaria, sociologia, antropologia….

    1 – Piccola meccanizzazione agraria: trebbia fissa

    Proponente: Pierpaolo Lanzarini

    Recapito/contatti: p.lanzarini(at)postale.it tel: 333.3801134

    Azienda Agricola: Terra, Memoria e Pace, Pioppe di Salvaro, Grizzana Morandi (Bologna)

    Descrizione: da diversi anni il contoterzista non viene più a mietere i cereali nei miei campi: sono troppo piccoli e scomodi da raggiungere. Per la sua mietitrebbia con barra da 5 metri non sono convenienti. Ho dovuto così attrezzarmi con una mietilegatrice che risolve il problema della mietitura, ma non quella della trebbiatura. Per evitare ore e ore di lavoro per la realizzazione di questa fase della lavorazione, servirebbe la realizzazione di una trebbia fissa, di dimensioni ridotte, visto che quelle tradizionali sono molto ingombranti e richiedono ricoveri che non esistono in azienda. L’unico prodotto in vendita che ho trovato ha dei costi proibitivi.

    Interesse alla realizzazione dell’intervento/progetto: una macchina simile, trasportabile su un mezzo di dimensioni contenute, potrebbe essere condivisa da più aziende con situazioni analoghe.

    2 – Approvvigionamento idrico sostenibile e distribuzione

    Proponente: Romano Cosi

    Recapito/contatti: ilgranello(at)ilgranello.eu, 051/778726 ore pasti

    Azienda Agricola: Il Granello, Pianoro-Livergnano, (Bologna)

    Descrizione: chi coltiva ortaggi ha bisogno di molta acqua, soprattutto in luglio-agosto, ma in collina non esistono i consorzi di bonifica e le sorgenti sono spesso di portata estiva scarsa e delocalizzate nel podere. Quindi il costo dell’acqua può essere molto alto sia in termini finanziari, sia in termini di impatto ambientale, dato che si può essere costretti ad utilizzare l’acquedotto HERA con tutte le distorsioni che ne derivano.

    Sarebbe importante realizzare e ottimizzare un sistema di irrigazione con approccio simile a quello della permacultura, con piccoli bacini di accumulo, con distribuzione idrica favorita il più possibile dalla gravita, ed eventualmente con l’utilizzo di pompe eoliche/solari per l’innalzamento dell’acqua dalle sorgenti ai bacini di distribuzione estivi.

    Riferimenti bibliografici: alcuni accenni in: Permacultura, Bill Mollison, ma forse c’è qualcosa di più recente

    Interesse alla realizzazione dell’intervento/progetto: molto interessati, anche nell’ambito di una progettazione pluriennale eventualmente legata ai nuovi fondi PRSR (se dovessero mai dar credito alla piccola Agricoltura Contadina)

     

    3 – Fonte di riscaldamento alternativa, Compost Heating / biogas

    Proponente: Romano Cosi

    Recapito/contatti: ilgranello(at)ilgranello.eu, 051/778726 ore pasti

    Azienda Agricola: Il Granello, Pianoro-Livergnano, (Bologna)

    Descrizione: utilizziamo molto il compost per mantenere/migliorare la fertilità del suolo. Il fabbisogno annuale è molto elevato, e quindi sufficiente a creare dei cumuli molto grandi. Abbiamo sperimentato che questi cumuli si scaldano comunemente fino a 60-80 gradi e continuano ad emettere calore per 8-10 mesi, a seconda della loro maturità e costituzione. Con l’inserimento di tubi coibentati e una piccola pompa il calore può essere distribuito. Occorre studiare il bilancio termico.

    Il compost può essere anche fatto con del cippato, opportunamente innescato, e ovviamente potrebbe anche essere utilizzato il letame fresco delle aziende che allevano animali (pecore, capre mucche maiali) e che magari hanno problemi di smaltimento.

    Il calore prodotto potrebbe essere utilizzato come minimo per scaldare il vivaio delle piante primaverile e sicuramente per contribuire notevolmente al riscaldamento della casa. Molta meno legna da tagliare per scaldarsi in inverno.

    E alla fine del ciclo, in tarda primavera, lo si spande in campo e si ricomincia.

    I cumuli di compost generano inoltre molto biogas, che potrebbe essere immagazzinato in apposite bombole.

    Perchè sia sostenibile e vantaggioso per i contadini, il progetto dovrebbe essere dimensionato sulla struttura e le caratteristiche della fattoria.

    Riferimenti in rete: ancora approssimativi, varie fonti con ricerche su “compost Heating”, “Jean Pain”, in realtà partiamo da una nostra constatazione di fatto.

    Interesse alla realizzazione dell’intervento/progetto: Molto interessati ad un avvio iniziale di una struttura semplice ed economica, già dal primo anno si potrebbero risparmiare molti soldi per il riscaldamento della casa.

    Strutture più complesse potrebbero essere progettate anche nell’ambito dei fondi PRSR, come per esempio l’adeguamento delle vecchie letamaie.

    4 – Laboratorio trasformazione al primo piano

    Proponente: Strulgador
    Recapito/contatti: strulgador(at)gmail.com cell 3248395063 sempre
    Azienda Agricola: Strulgador via roncadella 1083 montombraro zocca (mo)
    Descrizione:  La nostra idea era predisporre un laboratorio di
    trasformazione al primo piano della casa, con montacarichi e scale
    esterne. come realizzarlo non ne abbiamo idea.

    5 – Essiccatore solare

    Proponente: Strulgador, Arvaja
    Recapito/contatti: strulgador(at)gmail.com cell 3248395063 sempre
    Azienda Agricola: Strulgador via roncadella 1083 montombraro zocca (mo)
    Descrizione:  La nostra idea era predisporre un essiccatore per erbe
    e frutta, delle dimensioni di Larg.3 x Lung.3x Altezza 2 m,
    all’interno di un casottino già presente da ristrutturare. Il sistema
    di essiccazione sarebbe idealmente composto da una ventola attivata da
    un pannello fotovoltaico, e un sistema di riscaldamento ad acqua calda
    scaldata con pannello solare e mossa presumibilmente con pompa
    alimentata da un fotovoltaico.
    Riferimenti in rete: http://www.catpress.com/bplanet9/solemacc.htm,
    http://www.peperonciniamoci.it/forum/topic/15433-essiccatore-solare-a-flusso-orizzontale-autocostruito/,
    http://www.ecoblog.it/post/5772/aria-calda-dai-pannelli-fotovoltaici
    Riferimenti bibliografici: Il libro dell’essiccazione, macroedizioni
    Interesse alla realizzazione dell’intervento/progetto: credo sia un
    progetto che può interessare molti produttori che devono essiccare
    frutta, verdure, e erbe.

    6 – Progettazione di un dispenser per la semina di bulbi trainato da un motocoltivatore

    Proponente : Carlo Farneti
    Recapito/contatti: cfarneti(at)infinito.it 0516706124 ore pasti
    Azienda Agricola : Ca Battistini Savigno (Bologna)

    Descrizione: da tempo utilizziamo un sistema semplice ma efficace per la semina di bulbi, soprattutto di cipolline da seme, aglio e fave. Il sistema consiste in un piccolo assolcatore trainato da un motocoltivatore che apre un solco. Tra le due ali dell’assolcatore infiliamo l’estremità di un tubo di pvc diametro 5 cm di circa un metro di lunghezza. Il tubo viene poi fissato all’altra estremità al manubrio della motozzappa. La semina viene fatta in due persone. Uno guida la motozappa e la seconda persona infila velocemente i bulbi nel tubo.

    Sarebbe molto utile progettare una tramoggia attrezzata con un dispenser automatico da assemblare all’assolcatore in modo da poter eseguire il lavoro in una persona e più velocemente.

    Riferimenti in rete:

    http://slowfood..pisamontepisano.it/indexDati.jsp

    http://es.dreamstime.com/fotograf%C3%ADa-de-archivo-sembradora-antigua-image10869602

    http://spanish.alibaba.com/product-gs/ali-disc-harrow-sells-single-row-garlic-planting-machine-663070112.html

    Interesse alla realizzazione dell’intervento/progetto siamo molto interessati, soprattutto se viene proposta una soluzione semplice e autocostruibile (o realizzabile da un artigiano locale)

    7 – Ottimizzazione dei flussi di aria e calore in un maltatore/essiccatore

    Proponente : Carlo Farneti
    Recapito/contatti: cfarneti(at)infinito.it 0516706124 ore pasti
    Azienda Agricola : Ca Battistini Savigno (Bologna)

    Descrizione: per la produzione di malto, necessario alla produzione di birra, abbiamo modificato il cassone di un frigo da latte di 600 litri. Nel processo di maltazione, successivamente alla fase di germinazione,  dobbiamo creare un flusso di aria calda che essicchi  il malto a una temperatura compresa tra i 30 e i 40 gradi e successivamente a una temperatura di 75-80 gradi. Intendiamo creare il flusso di aria calda attraverso una ventola e delle resistenze elettriche.  Necessitiamo quindi di uno studio non empirico finalizzato al dimensionamento della ventola e delle resistenze.

    Riferimenti in rete:

    http://fermentisociali.blogspot.it/

    http://roguespirits.wordpress.com/2013/03/28/from-the-farmstead-malt-house/

    http://homedistiller.org/forum/viewtopic.php?f=6&t=35519

    Interesse alla realizzazione dell’intervento/progetto siamo molto interessati a effettuare miglioramenti del nostro sistema di maltazione

    8 – Progettazione di in impianto pilota per la creazione di biogas da residui organici

    Proponente : Carlo Farneti
    Recapito/contatti: cfarneti(at)infinito.it 0516706124 ore pasti
    Azienda Agricola : Ca Battistini Savigno (Bologna)

    Descrizione: navigando in rete abbiamo letto di impianti domestici, realizzati soprattutto in Cina  e in India,  per la produzione di biogas ad uso familiare. Sarebbe interessante un lavoro di indagine approfondita sulla possibilità di applicazione concreta di queste tecnologie presso le aziende agriocle  dell’associazione

    Riferimenti in rete:

    http://www.agarden.it/

    http://www.viviconsapevole.it/eventi/la-digestione-anaerobica-e-la-produzione-di-biogas-a-livello-domestico-verso-l-autosufficienza-e-la-sostenibilita.php

    http://www.alibaba.com/product-gs/292476678/innovative_family_size_biogas_plant_for.html

    Interesse alla realizzazione dell’intervento/progetto qualora risulti una tecnologia appropriata ed economica

  • Le vie nei campi

    Visite per la “certificazione partecipata”

    Molti nuovi produttori agricoli hanno chiesto di entrare a far parte di CampiAperti e di poter vendere ai mercati dell'associazione. Il primo passo del percorso di inclusione consiste nella visita alle nuove realtà, in una giornata dedicata alla conoscenza reciproca. Tutti gli interessati sono invitati a partecipare alle visite: è un'occasione per conoscere da vicino storie e persone interessanti.

    Di seguito il calendario delle visite: contattate i referenti per informazioni e per concordare gli appuntamenti

    DOMENICA 6 APRILE ORE 10

    VISITA A:
    Doriana Ghelfi, ortaggi, Rioveggio
    referente: Alessandro Castellini
    339 7686763

    e sempre domenica 6 aprile ma a Sasso Marconi
    VISITA A:
    Donatella Mongardi, erbe aromatiche e trasformati, Badolo, SassoMarconi
    referente: Elisa Manni
    051 778726

    LUNEDÌ 7 APRILE ORE 10
    VISITA A:
    Stefano, verdura, frutta e marroni, Mozuno
    referente: Alessandro Castellini
    339 7686763

    MARTEDÌ 8 APRILE primo pomeriggio
    VISITA A:
    Ivan Setti, ortaggi e frutta, Castelfranco Emilia
    referente Maria Miani
    333 9639611

    E sempre martedì 8 aprile
    ritrovo a Cà Bortolani alle 10.00

    VISITA A:
    Geart, tisane e formaggi, Vedegheto
    referente Sandrine

    348 3713539

    MERCOLEDÌ 9 APRILE ore 9,30
    ritrovo a faenza in via Tebano 42
    VISITA A:
    Peter e Cecilia, ortaggi, Imola
    Azienda agricola taroni ortaggi, Faenza
    biogreenimola, officinali e gastronomia, Imola
    referente Alberto Montanari
    329 2978599
    per chi viene da Bologna referente Sandrine
    348 3713539

    GIOVEDÌ 10 APRILE ORE 10,00
    VISITA A:
    Donatella Belletti, piante perenni e arbusti, San Giorgio in Piano
    referente: SIlvia
    393 1212468

    SABATO 12 APRILE ore 14,30
    ritrovo presso azienda agricola La Sega, via Valle del Samoggia 6477
    VISITA A:
    Shara Chiodi, piccoli frutti, Savigno
    Claudia Federici, frutta e ortaggi, castello di Serravalle
    referente Massimiliano
    349 6774226
    Podere cà nova di sopra, vino, Monteveglio
    referente Michele Caravita
    389 8809812

    e sempre il 12 aprile ma a reggio Emilia
    VISITA A:
    Lucia Ferraroni, pane, Reggio Emilia
    referente Manuela Messori
    335 1680823

    MERCOLEDÌ 7 MAGGIO ORE 10.30
    VISITA A:
    Marco Rossi, ortaggi, Molinella
    referente: Massimiliano Santi
    328 9050249

    DOMENICA 11 MAGGIO
    VISITA A :
    az. agricola Casa Leone, I Flocchi, Giovanni Pacchiani, Rossana Iomini,
    rispettivamente: cereali e legumi, vino, prodotti da forno, detersivi,
    Parma
    referenti: Carlo e Germana
    051  6706124

  • Intervista a Vandana Shiva

    Un'interessante intervista a Vandana Shiva di Giuditta Pellegrini su Terra Nuova.