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Agricoltura biologica e mercati contadini per l'autogestione alimentare

Tag: orto

  • Il km0 o l’impatto ambientale? Sulla distanza delle aziende dai mercati.

    Il km0 o l’impatto ambientale? Sulla distanza delle aziende dai mercati.

    KmZero

    Hoverfly_May_2008-8La locuzione “Km0” è la traduzione italiana di “food miles”. Questo termine, nella traduzione italiana non è privo di conseguenze. Il concetto di “Km0”, rispetto alla sua versione inglese, mette l’accento sui luoghi d’origine dei cibi, legandosi ad un movimento di rivalutazione delle tradizioni popolari e della storia patria che, nella sua versione più etnocentrica, è alla radice anche di un fenomeno come quello leghista. Il concetto ha avuto successo in ambienti e indirizzi politici piuttosto eterogenei. La crescita di sensibilità nei confronti dei problemi di natura ecologica, associata al richiamo alle tradizioni locali, ai prodotti tipici, ha reso molto popolare il “km0”, al punto che anche organizzazioni nazionali (vedi ad es. la coldiretti) lo hanno sposato. Questo movimento di opinione ha portato alla nascita di innumerevoli “farmer’s markets” con caratteristiche alquanto eterogenee (biologico/convenzionale, territoriali/inter-territoriali, ecc.).
    Nella pratica, l’idea di km0 ha prodotto delle pratiche che hanno messo al centro i “prodotti tipici”, non tanto perché in essi la quota di km percorsi dal cibo è inferiore rispetto a degli equivalente provenienti da zone più distanti, quanto perché essi esprimono il legame territoriale del produttore e del co-produttore con il suo territorio. Si tratta di un territorio vicino, della tradizione locale, dove la vicinanza è sinonimo di fiducia (mentre la distanza, l’impersonalità comunicano soprattutto sfiducia), questo ha veicolato l’idea che mangiare i prodotti del territorio è anche un comportamento in qualche modo più salutare.

    In effetti, in linea generale questo è maggiormente probabile, soprattutto quando il termine di paragone sono i “cibi industriali” con i suoi portati chimici di grassi animali e idrogenati, conservanti, coloranti e addittivi alimentari in genere, ma non è sempre così. Nelle singolarità degli scambi economici, questo si traduce come rapporto tra produttore e co-produttore/consumatore; rapporto che non necessariamente veicola prodotti più sani, meno inquinati (ad esempio, è noto che la pianura padana non sia tra i luoghi meno inquinati d’europa) o meno carichi di pesticidi (soprattutto se si tratta di piccole aziende in regime di agricoltura convenzionale), e non necessariamente meno inquinanti.

    Assumere l’aspetto territoriale come “differenza che fa la differenza” nella partecipazione delle aziende ad un mercato contadino (“mercati a km0”) ha degli indubbi vantaggi da un punto di vista sociale ed ambientale. Promette e in parte riesce, ad esempio, a supplire alla mancanza di redditività dell’agricoltura per l’industria, cosa che ha permesso una rinascita, seppur ancora molto limitata, di una agricoltura che produce anche o solo per la vendita diretta del proprio prodotto (preferibilmente nel proprio territorio di appartenenza). Questo, secondariamente, permette a molti agricoltori di continuare anche a produrre per l’industria a prezzi inferiori ai costi di produzione. Diversi contadini, infatti, si trovano nella situazione di coprire le perdite derivanti da produzione specializzate per l’industria, con i redditi derivanti dalla vendita diretta (rendendo, si potrebbe dire, la vendita diretta una stampella dell’autosfruttamento per la produzione agricola industriale).

    L’agricoltura per la vendita diretta è una soluzione economicamente più redditizia per l’agricoltura, ma da questo punto di vista non tutti i territori godono delle stesse possibilità di “co-produzione”. E’ evidente, ad esempio, che essere un agricoltore che si orienta alla vendita diretta ed avere i campi nei pressi di una città, vuol dire avere la possibilità di incontrare un maggior numero di co-produttori presso “mercati contadini” cittadini, e cioè avere una base di co-produttori in grado di dare redditività all’agricoltore che vi partecipa.
    Vendere un prodotto di cui c’è molta abbondanza nel territorio (perché vocato o perché storicamente l’agricoltura di quel territorio si è orientata verso un certo tipo di monocolture), al contrario, può essere difficile proprio per la mancanza di co-produttori interessati. Produrre ortaggi in montagna è generalmente meno conveniente che in zone pedoclimatiche più calde (quando gli ortaggi sono pronti per essere venduti il mercato è spesso già saturo e deprezzato) se poi la probabilità di incontrare co-produttori interessati (data la scarsa densità abitativa delle montagne) è piuttosto bassa, allora diventa evidente che le condizioni di partenza creano delle differenze sostanziali.

    In questo senso, se ne potrebbe osservare, che la posizione geografica è fonte di una disuguaglianza sociale stabilita, diciamo così, “per nascita”, piuttosto che sulla base del proprio agire ecologico. I campi non si spostano, alcuni km o differenze di decine di metri possono generare condizioni molto diverse per il singolo agricoltore. E’ questo il caso dei mercati che stabiliscono un limite chilometrico o socio-territoriale (solo gli agricoltori che sono a meno di 30 km o solo quelli della provincia di Bologna), è il caso del regolamento del comune di bologna sui mercati a km0, ma anche quello dei regolamenti dei “mercati della terra” targati Slow Food.

    La scelta di restringere la partecipazione ai mercati cittadini solo alle aziende di un certo territorio (scelta sicuramente motivata sulla base di criteri del minor impatto ambientale) può, in altre parole, produrre effetti non voluti perché non tiene conto delle singole specificità aziendali. Si tendono a trascurare aspetti relativi alle modalità “contestuali” della produzione e della vendita (ad esempio: quanto prodotto si vende per km percorso? Quanta energia non rinnovabile si è utilizzata per produrre quel cibo? Che tipo di rifiuti sono stati prodotti o verranno prodotti durante il ciclo di vita di quel cibo?).

    I regolamenti dei mercati a km0 escludono dalla partecipazione ai mercati le aziende agricole al di fuori di un certo range chilometrico, ma poiché la legge di regolamentazione della vendita diretta consente agli stessi agricoltori di vendere fino al 49% di prodotto non proprio, le conseguenze di questo principio diventano di fatto un privilegio per le aziende del territorio che acquisiscono quote di mercato cittadino solo per il fatto di appartenere al territorio. Diventa evidente che la sola distanza territoriale tra luogo di produzione e luogo di vendita è una discriminante che da sola è inadeguata e che può diventare semplicemente discriminatoria!

    L’impatto ambientale

    L’idea di “carbon footprint” lega la vita di un prodotto (dalla produzione al consumo) all’impatto che quel prodotto ha sull’ambiente, valutato come quantità di CO2 immessa nell’aria (e cioè come “impronta carbonica”), ed è una misura più raffinata perchè tiene conto di un numero di fattori maggiori rispetto alla più semplice idea di km0. Prendiamo, ad esempio, due aziende ad alcune decine di kilometri l’una dall’altra che praticano l’agricoltura in serra. Nella prima il riscaldamento della serra avviene attraverso l’uso di combustibili fossili, nella seconda (quella più lontana) le serre sono riscaldate attraverso la fermentazione del compost. A parità di condizioni l’azienda che usa il compost pur essendo più lontana avrebbe un’impronta ecologica più bassa.

    Sarebbe, quindi, più giusto calcolare l’impronta ecologica dei singoli prodotti per discriminare le aziende, ma anche questa misura non è sufficiente perché trascura una moltitudine di altri fattori.

    Bisognerebbe mettere a punto degli indicatori più complessi che siano in grado di considerare una pluralità di parametri: non solo il luogo di produzione, ma anche le condizioni di produzione (con quali mezzi è stato ottenuto, quali concimi, quali antiparassitari, erbicidi, sementi), le condizioni di magazzinaggio (trasporti, refrigerazione, trattamenti, ecc.), le modalità di confezionamento (conservanzione, packaging, trasformazione, ecc.) il trasporto (tipologia dei mezzi di trasporto impiegati, capacità di carico per grammi di CO2 emessa) e, infine, le stesse modalità di vendita (unità di prodotto venduto per chilometri percorsi).

    Bisognerebbe procedere ad analisi più complesse e prendere in considerazione i molteplici fattori che concorrono a generare l’impatto ambientale negativo o positivo di un prodotto. I risultati di queste analisi discriminerebbero con più precisione della semplice lontananza territoriale della produzione dal luogo di vendita, indicando comportamenti ed aziende agricole virtuose (tali da avere un impatto ambientale positivo) e stimolando al contempo gli agricoltori a fare di più e meglio.

  • Il Cantico delle Api #mercatianimati @Savena Venerdì 30 maggio, h:18:30

    IL CANTICO DELLE API
    DALL'AGROINDUSTRIA ALLA SCOMPARSA DELLE BIODIVERSITA'
     
    Viaggio di narrazione in musica

     

    con Andrea Pierdicca ed Enzo Monteverde
    orchestrato da Antonio Tancredi, illuminato da Federico Canibus

     

    • Venerdì 30 maggio ore 18.00
    • Mercato Savena (Cortile Ex Scuola di Pace ) – Via Udine, Bologna
     
    Il cantico delle api. Cos’è ?

    Una voce, una fisarmonica, 5 faretti, che ricreano le atmosfere della ribalta di un vecchio teatro, salgono a bordo dei treni regionali con una storia importante da raccontare. 
    Con questo stile antico, "il cantico delle api" si ritrova a ricalcare le orme dei quasi estinti cantastorie, attraversando piccoli spazi, piazze secondarie e ritrovi spontanei. 
    Un teatro "biologico" in cui le api, che "..trasportano parole d'amore da un fiore all'altro….", rappresentano i fili che legano insieme il passato con il presente, a indicarci con la loro esemplarità, la strada per l'avvenire.

    L’obiettivo di questo spettacolo è quello di sostenere gli apicoltori nella lotta contro i pesticidi: nemici moderni, intelligenti e letali. 
    La morìa delle api è un “problema” che riguarda tutti. 
    Il loro declino ci avvisa che la vita su questo pianeta è in pericolo. 
    Vita che dipende soprattutto da quel “proletariato invisibile” costituito da piante, insetti, vermi, funghi, muffe, microrganismi e api. 
    E’ ormai accertato che i neonicotinoidi, nuove molecole sistemiche usate in agricoltura, sono la causa principale della morte delle api. 
    L’uso di questi pesticidi ci segnala che il modo di coltivare è profondamente cambiato, soprattutto negli ultimi trent’anni.
    L’uso di questi pesticidi è strettamente legato alla nostra capacità di decidere cosa mangiare.
    Ecco perché la morte delle api ci riguarda. 
    Le nostre scelte hanno la capacità di determinare il futuro delle generazioni a venire e della vita di questo pianeta.

    Questo viaggio prosegue grazie al calore e al sostegno di coloro che lo accolgono nella sua semplicità..

     

    “Il Cantico delle Api” è stato in cascine, fienili, aie, cimiteri sconsacrati,sinagoghe,circoli, sale portuali ecc … 
    Ospitare la narrazione è semplice : 
    qualsiasi sia lo spazio, la condizione più importante per il volo è il silenzio ( poi una normale presa di corrente, e un buon tam tam in modo che si riuniscano almeno una cinquantina di persone) e via che si parte.

     

     

     

     

     

     

    per contatti  : canticodelleapi@gmail.com 
     
    per maggiori dettagli visita : http://www.mieliditalia.it
     

     

    Le tappe del viaggio :

     

     

     

     

     

     

     

    2013

    • 01 Giugno – Val Borbera (AL) – Festival Boscadrà – Cascina Barbàn 
    • 04 Giugno – Novi Ligure (AL) – Biblioteca civica 
    • 07 Giugno – Quargnento (AL) – Cascina Valdapozzo 
    • 08 Giugno – Torino – Cimitero sconsacrato di S.Pietro in Vincoli per Gelateria popolare
    • 09 Giugno – Savona – Sala della chiamata del porto
    • 11 Giugno – Moncrivello (VC) – Cascina Olivera
    • 12 Giugno – Vistorio (TO) – Sala comunale
    • 13 Giugno – Settimo Torinese (TO) – Parco S. Pertini 
    • 05 Luglio – Faenza (RA) – Azienda agricola La Castellina
    • 06 Luglio – Bologna – Ca' Shin – Parco Cavaioni 
    • 07 Luglio – Firenze – C.S.A. Next Emerson 
    • 10 Luglio – Pelago (FI) – Sant'Ellero – Colonica Camperie
    • 12 Luglio – Stia (AR) – Castello di Porciano
    • 13 Luglio – Cortona (AR) – CS376 – Località S.Martino a Bocena
    • 15 Luglio – Bagno di Gavorrano (GR) – Salone della Casa del Popolo
    • 18 Settembre – Pontassieve (FI) – Circolo Arci Monteloro
    • 27 Settembre – Val Ponci, Finale Ligure (SV) – Agriturismo Valleponci
    • 28 Settembre – Casale Monferrato (AL) – Sinagoga
    • 29 Settembre – Novi Ligure (AL) – Cascina degli Ulivi
    • 16 Ottobre – Casale Monferrato, Fraz. Roncaglia – Azienda Agricola Cascina Trapella
    • 17 Ottobre – Alessandria – Chiostro di Santa Maria di Castello
    • 19 Ottobre – Limana (BL) – Sala del comune
    2014
    • 11 Marzo – Macerata – B&B Girasole
    • 12 Marzo – Pollenza (MC) – Teatro Verdi
    • 14 Marzo – Monte S.Martino (MC) – Sala comunale
    • 15 Marzo – Fano (PU) – Campagna in località Ferretto
    • 16 Marzo – Pesaro – Ass. Culturale Il Grottino
    • 24 aprile – Torino – Circolo culturale Molo di Lilith 
    • 25 aprile – Prarostino (TO) – Osteria dall'orso
    • 26 aprile – Genova – Circolo Giardini Luzzati 
    • 27 aprile – Sestri Levante (GE) – Circolo Randall
  • La comunicazione è di tutt*

    Il sito web www.campiaperti.org nasce con il compito di comunicare ciò che facciamo ogni giorno, i nostri valori, gli obiettivi che perseguiamo, le battaglie culturali che ci coinvolgono e non solo.
    Perché campiaperti.org vuole essere anche il luogo dove collezionare i saperi degli agricoltori, degli allevatori, dei trasformatori e di tutti coloro che aderiscono all’associazione.

    Molti produttori e co-produttori hanno nella pratica di tutti i giorni acquisito competenze, conoscenze, ecc. e molte altre realtà sociali nelle reti di relazioni che percorriamo sperimentano pratiche alternative, sostenibili, ecologiche, ma noi abbiamo l’ambizione di fare in modo che campiaperti.org diventi un luogo dove collezionare questi saperi, dove dar loro visibilità, storicizzarli perché siano a disposizione di tutt* noi?

    E’ per questo motivo che vi chiediamo di mandare le vostre ricette, i modi di trasformare le materie prime che producete o che comprate nei mercati, ma anche i saperi del vostro orto, o il modo in cui riuscite a ridurre il carico di infestanti nei cereali, piuttosto che le pratiche biodinamiche, sinergiche, ecc. a cui vi affidate, tutto ciò che vi sembra interessante ed attinente. Scrivete degli articoli o fornite articoli di altri da pubblicare sul sito (pensate anche ad una foto da inserire) e mandateli a questo indirizzo: comunicazione@campiaperti.org

    Volete collaborare più stabilmente? Chiedete di essere registrati come autori/editori per pubblicare direttamente da wordpress.

    #sentiamoci
    La comunicazione è di tutti!

  • Storia di pianura…approdando all’accesso alla terra

    Storia di pianura…approdando all’accesso alla terra

    Stara_planina2

    Da settembre 2013 a circa 500 m da noi in linea d’aria vivono Marco ed Eleonora con i loro figi Alice e Valerio.

    Sono di origine bresciana e non è stata certo una scelta semplice quella di cambiare completamente luogo e abitudini di vita nel giro di 1 anno, è inutile negare che occorre sì coraggio ma anche una bella dose di determinazione.

    In realtà tutto è avvenuto molto rapidamente. Nel settembre 2012 al rientro da una loro vacanza si sono fermati qui da noi per qualche giorno per vedere casetta Bellaria , una casa di campagna di appena 100 metriquadri (in campagna 100 metriquadri sembrano sempre pochi..). Non credo che molte persone potessero vedere un futuro in quella casa, poichè quella casa che per noi rimane casa Golfari, aveva un vissuto forte, difficoltoso, che traspirava dai muri, dal colore annerito delle stanze, dall’odore misto di fuliggine, polvere e soprattutto odore selvaggio di cavallo.

    Prima di parlare del presente non possiamo non parlare di Golfari, allevatore di cavalli da salto che qui ha abitato dalla fine della guerra. Una persona che ha praticato resistenza contadina per tutta la sua vita, allevando cavalli allo stato brado, detestando la chimica fin dal suo avvento e soprattutto salvando un angolo di pianura dall’appiattimento e dall’abbruttimento che domina dove si pratica agricoltura convenzionale.

    Non possiamo non ricordare l’energia che si sprigionava quando insieme a Golfari ci recavamo al centro del recinto, territorio esclusivo dei cavalli, in cui vivevano in branco senza alcuna protezione, se non quella degli alberi, partorivano accerchiando la cavalla senza mai permettere a nessuno e nemmeno a Golfari di potere assistere ad un parto ed ovviamente correvano liberi e talvolta morivano.

    Queste pratiche hanno permesso di creare un luogo insolito che non può non attrarre chi ama il confondersi intricato delle varietà di alberi, arbusti e erbe selvatiche (quella che in termini tecnici si definisce BIODIVERSITA’ ). E’ ovvio che solo dei sognatori riescono a cogliere la magia poichè  gli agricoltori limitrofi vi hanno sempre solo visto confusione e pazzia.

    Anche noi siamo consapevoli che Igino Golfari non è mai stata una persona comoda nelle relazioni, sì famoso per i suoi agili ed eleganti cavalli, ma anche scontroso soprattutto con i prepotenti: non sono pochi i casi in cui cacciatori, testimoni di Geova, solo per fare alcuni esempi, si sono visti minacciati da bastoni e anche picchiati.

    Perchè questa è l’altra faccia di una persona che ha scelto di resistere, che ha portato con sè in ogni momento i ricordi impossibili da elaborare, della guerra vissuta in Grecia.

    Ma la storia di casetta Bellaria di Marco ed Eleonora e la storia di Golfari sono unite da un passaggio che vede 2 nostri amici biologi, David e Marco, innamorarsi di quel luogo selvaggio e acquistare terreno e fabbricati da Golfari salvandolo dall’impoverimento  innescatosi nel mondo dell’ippica.

    Igino ha così potuto vivere gli ultimi anni della sua vita in usufrutto, ovviamente mantenendo intatte la sua tenacia, le sue tensioni e i suoi ricordi di una vita resistente!!

     

    Quindi attraverso passaggi di intenso vissuto umano siamo riusciti a creare un inizio di piccola comunità rurale.

    E’ stato attraverso il dialogo e con passione che abbiamo acquistato e salvato 12 ettari in tutto tra noi e loro proprio quando intorno il latifondismo di pianura ha visto il rifiorire e i piccoli agricoltori convenzionali hanno venduto a proprietari, alcuni dei quali sono arrivati ad acquistare in tutto oltre 2000 ettari in una decina di anni.

    Ma torniamo a chi resiste e a chi trasforma la propria realtà attraverso l’energia dei sogni….

    Il  percorso appena iniziato da Marco ed Eleonora abbiamo pensato che fosse giusto farlo descrivere direttamente da loro e così Marco ha raccontato il suo cambiamento esplicitando qui di seguito la sua naturale identificazione tra vita e sogno.

    “Circa un anno prima di decidere stavo leggendo il libro “Non prendeteci per il Pil”  e mi sono detto “basta!” ! Ho cominciato a provare repulsione per la vita che conducevamo, ero diventato cosciente del fatto che alimentavamo il sistema del pil con la nostra vita. E abbiamo iniziato ad affrontare discorsi riguardanti la voglia di cambiare e sapevamo che molte famiglie affrontano questo tema ma pochi riescono a trasformare le parole in azione.

    Ma quando decido fermamente una cosa, non sento più il peso delle difficoltà, perchè sento che è la cosa giusta quindi mi risulta semplice superare gli ostacoli e non percepirli come tali.

    Il passaggio verso la vita contadina mi è risultato naturale, perchè rappresenta un ritorno alla terra e fare l’orticoltore e sentirmi a mio agio è legato alla naturalità di questo lavoro, la cosa più vicina all’uomo. Perchè produrre ortaggi rappresenta il primo passo verso la sussistenza.

    Prima ero operaio in un’industria casearia e pianista JAZZ.

    Sono consapevole del fatto che produrre ortaggi è un lavoro comunque faticoso, talvolta mi impegna più ore, ma non lo percepisco come lavoro poichè non rientra in schemi lavorativi della società, schemi innaturali.

    Questo passaggio di vita che ovviamente presenta le sue difficoltà di adattamento( come l’acqua calda che non si da per scontata e il calore con la legna non si ottiene schiacciando un bottone) ci ha permesso di eliminare il mutuo che pesava sulla casa di Brescia e tante spese accessorie, per esempio lsa mensa e le attività per i bambini necessarie quando si vive senza verde.

    Questo luogo con la sua ricchezza in termini di biodiversità e di naturalità lo abbiamo trovato così a disposizione, quasi come un regalo.

    Una bella fortuna avere l’accesso alla terra senza doverla acquistare e che terra!!

    Cosi ho chiamato la mia nuova realtà ORTOPIANO per 3 motivi:

    Orto e pianoforte

    Orto in pianura

    Orto dove si va piano.

    Qui i ritmi sono più naturali, per non dire lenti

  • Le vie nei campi

    Visite per la “certificazione partecipata”

    Molti nuovi produttori agricoli hanno chiesto di entrare a far parte di CampiAperti e di poter vendere ai mercati dell'associazione. Il primo passo del percorso di inclusione consiste nella visita alle nuove realtà, in una giornata dedicata alla conoscenza reciproca. Tutti gli interessati sono invitati a partecipare alle visite: è un'occasione per conoscere da vicino storie e persone interessanti.

    Di seguito il calendario delle visite: contattate i referenti per informazioni e per concordare gli appuntamenti

    DOMENICA 6 APRILE ORE 10

    VISITA A:
    Doriana Ghelfi, ortaggi, Rioveggio
    referente: Alessandro Castellini
    339 7686763

    e sempre domenica 6 aprile ma a Sasso Marconi
    VISITA A:
    Donatella Mongardi, erbe aromatiche e trasformati, Badolo, SassoMarconi
    referente: Elisa Manni
    051 778726

    LUNEDÌ 7 APRILE ORE 10
    VISITA A:
    Stefano, verdura, frutta e marroni, Mozuno
    referente: Alessandro Castellini
    339 7686763

    MARTEDÌ 8 APRILE primo pomeriggio
    VISITA A:
    Ivan Setti, ortaggi e frutta, Castelfranco Emilia
    referente Maria Miani
    333 9639611

    E sempre martedì 8 aprile
    ritrovo a Cà Bortolani alle 10.00

    VISITA A:
    Geart, tisane e formaggi, Vedegheto
    referente Sandrine

    348 3713539

    MERCOLEDÌ 9 APRILE ore 9,30
    ritrovo a faenza in via Tebano 42
    VISITA A:
    Peter e Cecilia, ortaggi, Imola
    Azienda agricola taroni ortaggi, Faenza
    biogreenimola, officinali e gastronomia, Imola
    referente Alberto Montanari
    329 2978599
    per chi viene da Bologna referente Sandrine
    348 3713539

    GIOVEDÌ 10 APRILE ORE 10,00
    VISITA A:
    Donatella Belletti, piante perenni e arbusti, San Giorgio in Piano
    referente: SIlvia
    393 1212468

    SABATO 12 APRILE ore 14,30
    ritrovo presso azienda agricola La Sega, via Valle del Samoggia 6477
    VISITA A:
    Shara Chiodi, piccoli frutti, Savigno
    Claudia Federici, frutta e ortaggi, castello di Serravalle
    referente Massimiliano
    349 6774226
    Podere cà nova di sopra, vino, Monteveglio
    referente Michele Caravita
    389 8809812

    e sempre il 12 aprile ma a reggio Emilia
    VISITA A:
    Lucia Ferraroni, pane, Reggio Emilia
    referente Manuela Messori
    335 1680823

    MERCOLEDÌ 7 MAGGIO ORE 10.30
    VISITA A:
    Marco Rossi, ortaggi, Molinella
    referente: Massimiliano Santi
    328 9050249

    DOMENICA 11 MAGGIO
    VISITA A :
    az. agricola Casa Leone, I Flocchi, Giovanni Pacchiani, Rossana Iomini,
    rispettivamente: cereali e legumi, vino, prodotti da forno, detersivi,
    Parma
    referenti: Carlo e Germana
    051  6706124

  • Intervista a Vandana Shiva

    Un'interessante intervista a Vandana Shiva di Giuditta Pellegrini su Terra Nuova.

  • La polizia che fa politica (la politica che si fa polizia)

    Siamo colpiti dall'impegno con cui la questura e la procura di Bologna si prodigano per smantellare quei gruppi politici che non rientrano nell'alveo istituzionale.

    Il  circolo Fuoriluogo ha avuto il privilegio di fungere da laboratorio sperimentale per l'affinamento della strategia  della demolizione che, adesso possiamo dire, consta di tre fasi:

    Il torchio, ovvero l'adozione di misure cautelari  – in assenza di giudizio – tipo foglio di via, che limitano la libertà degli attivisti mettendoli fortemente sotto pressione. Queste misure sono assegnate sulla base di reati gravissimi tipo attacchinaggio abusivo, imbrattamento, manifestazione non autorizzata. A questo si associa un comportamento provocatorio della polizia finalizzato all'allargamento dei  capi d'accusa (vilipendio, resistenza a pubblico ufficiale…)

    Il pestaggio mediatico, ovvero la formulazione di accuse infamanti – come associazione a delinquere con finalità terroristiche – che creano grande attenzione sulla stampa e fanno terra bruciata attorno ai soggetti bersaglio

    L'oblio. Dopo anni si giunge al processo e i pericolosi gruppi terroristici si dimostrano per quello che sono: persone che hanno fatto informazione in merito a temi come  immigrazione lavoro e diritti sociali e hanno organizzato contestazioni e proteste sostanzialmente pacifiche. Tutto si sgonfia e decade.  Ma badate bene, il risultato comunque è raggiunto: i circoli sono disciolti e gli attivisti dispersi, passati nel tritacarne che non tollera le voci fuori dal coro.

    Questa, secondo noi, è la macchina che è stata messa in moto contro i militanti notav attualmente in carcere.

    Per raggiungere questi grandiosi risultati sono impiegati decine di agenti per controlli, pedinamenti, collocazione di microspie, centinaia di pagine di resoconto delle indagini, magistrati, avvocati. Un immane, gigantesco spreco di denaro pubblico…e la riduzione al lastrico degli inquisiti.

    Con sconforto assistiamo in questi giorni all'avvio del tritacarne contro i ragazzi del CUA, che conosciamo come impegnati e attenti ai valori dell'ecologia  e della solidarietà, i quali si ritrovano nella fase "torchio" avanzata con misure pesantissime inflitte,  come il divieto di dimora. Ed è recentissima la notizia che anche i nostri amici di Labas hanno subito a Parma, durante una sacrosanta contestazione della politica dell' EFSA sugli ogm, le "attenzioni" delle forze dell'ordine provocatorie e violente.

    Un nuovo autoritarismo sta avanzando.

    Riteniamo che la società civile di questo territorio debba esprimersi con urgenza per dire basta alla persecuzioni giudiziarie e poliziesche degli attivisti politici.

  • Palestina – le umiliazioni quotidiane

    checkpoint

    Pensavo di aver finito ma oggi devo proprio raccontare l’ultima cosa. Io e Angela siamo andate a Gerusalemme a fare le allegre turiste. Eravamo gia’ andate due volte questa settimana ma sempre in macchina perche’ i cooperanti ci avevano dato un passaggio, poi eravamo tornate indietro in autobus. Il fatto e’ che per tornare da Gerusalemme verso Ramallah gli israeliani non fanno controlli sugli autobus, oggi invece siamo andate in autobus da Ramallah a Gerusalemme e allora e’ diverso. L’autobus e’ arrivato al check point di Calandia e li’ siamo tutti scesi e siamo andati a piedi verso la barriera. Li’ ci siamo messe in fila con gli altri (poca fila perche’ il venerdi’ e’ festivo)
    e poi ci hanno fatto passare in un corridoio fatto di cancellate dove c’e’ giusto lo spazio per una persona, insomma in fila per uno tra due cancelli alti che conducevano ad una porta girevole fatta di sbarre di ferro. La porta girevole viene bloccata dai militari quando vogliono. Dalla porta girevole si arriva in una gabbia (proprio cosi’!) dove i militari, da dietro un vetro blindato controllano i passaporti. Angela non aveva capito ed e’ andata dritta allora i militari hanno bloccato la porta girevole di uscita e dall’altoparlante le hanno ordinato (onestamente non si puo’ dire “le hanno chiesto”) di far vedere il passaporto. A quel punto siamo passate dalla seconda porta girevole fatta di sbarre che conduce in un altro corridoio ingabbiato per poi passare da una terza porta girevole e poter tornare a prendere l’autobus che ha proseguito verso Gerusalemme. Ci hanno detto che nei giorni feriali si fa anche molta fila. Tutto questo per andare da Ramallah (Palestina) a Gerusalemme est (Palestina pure lei), Cioe’ non per entrare in Israele, ma per rimanere in Palestina. Mi direte ” e che non lo sapevi che ci sono i check point israeliani in Palestina?” In effetti e’ risaputo ma mi sono stupita ugualmente, il fatto e’ che la sensazione di essere trattata da bestia e’ stata nettissima, siamo tutti abituati a mostrare un documento per passare da qualche
    parte, ma non siamo abituati a essere trattati cosi’, non si capisce come facciano i palestinesi che fanno questa trafila tutti i giorni per andare a lavorare, una bella dose di umiliazione mattutina per cominciare la giornata… Poi un giorno di luce bellissima a Gerusalemme e domani si torna a casa, si torna al lavoro!
    Germana

  • Ottenere la maternità da bracciante agricola è facile… se sai come fare!

    Io invece non lo sapevo e facile non lo è stato per niente. La bella notizia è che il contratto da bracciante offre una tutela che non immaginavo, visto che basta aver versato almeno 50 giornate l'anno precedente a quello in cui si rimane incinta per poter beneficiare di un'indennità che copre tutti i mesi della gravidanza- dal momento in cui si fa domanda- fino al 7°mese dopo il parto. Però per  destreggiarsi nel labirinto della burocrazia ecco qualche suggerimento se scopri di essere incinta:

    1.    Se lavori in un'azienda agricola e svolgi mansioni considerate incompatibili con la gravidanza (movimentazione carichi superiori a 5 kg, esposizione a temperature sfavorevoli, mantenimento prolungato della posizione eretta..) e non è possibile cambiare le tue mansioni NON PUOI CONTINUARE A LAVORARE. In teoria appena viene certificato lo stato di gravidanza si dovrebbe interrompere l'attività in azienda. 
    2.    La prima cosa da fare è compilare la domanda per l'allontanamento della lavoratrice dipendente addetta a lavori vietati. In questo modulo si può fare richiesta per un prolungamento della maternità di 4 mesi dopo il termine della maternità obbligatoria (fino al compimento del 7° mese del figlio), l'accettazione di tale richiesta è a discrezione dell'ufficio dell'Ispettorato del Lavoro. La domanda deve essere compilata dal datore di lavoro e inviata via fax alla Direzione Territoriale del Lavoro di Bologna (Viale Masini 12, tel. 0516079111) insieme al certificato di gravidanza , alla fotocopia di un documento del datore di lavoro e all'ultimo documento di valutazione dei rischi dell'azienda. Nel nostro caso è stato accettato un documento di autovalutazione dei rischi, potete contattare l'associazione di categoria di cui è socia l'azienda per cui lavorate per saperne di più.
    3.    Dopo qualche tempo, una settimana circa, riceverete una lettera dalla direzione provinciale che vi avvertirà che la vostra domanda è stata accettata. A questo punto dovrete recarvi alla sede INPS di pertinenza (la pratica non passerà direttamente dalla Direzione Territoriale all'INPS, anche se nessuno vi avvertirà dovrete essere voi a fare da tramite!)  dove vi verrà consegnato un altro modulo che dovrà compilare il vostro datore di lavoro. Si tratta dello stesso modulo usato per chiedere l'indennità di malattia, in cui dovrete segnare la paga lorda giornaliera di ogni giorno lavorato l'ultimo mese, copiando i dati dalla busta paga. Nel caso abbiate smesso di lavorare prima della fine del mese è possibile usare i dati del mese precedente o dell'ultimo mese significativo. Questo è un passaggio molto importante perchè l'indennità che vi verrà corrisposta per tutta la durata della maternità è pari all'80% della mensilità segnata in questo modulo. Non ha senso ma è così, non conviene rimanere incinta in inverno, molto meglio aspettare maggio-giugno ..
    Anche questo modulo andrà spedito via fax, questa volta all'ufficio INPS che segue la vostra pratica. Dopo qualche tempo dovrebbe essere disposto un pagamento a vostro favore , nel mio caso sono passati circa 10 giorni. 
    4.    Al 7° mese mi avevano detto di inviare la domanda per la maternità obbligatoria all'INPS. L'invio può essere fatto solo online, quindi si deve richiedere prima il codice PIN (una parte del PIN viene inviato per posta quindi richiede qualche giorno). In realtà presso l'ufficio INPS di Casalecchio le pratiche procedono senza questa ulteriore richiesta, che anzi finisce per creare confusione. Quindi informatevi prima presso l'ufficio INPS di competenza e, nel caso in cui si tratti di Casalecchio chiedete di parlare con Bortolini.
    5.    Dopo il parto si dovrà comunicare all'INPS il codice fiscale del/la proprio/a figlio/a. Il codice fiscale che viene assegnato al centro CUP dell'ASL deve essere attivato dall'Agenzia delle Dogane, questo avviene automaticamente e arriva la tessera sanitaria a casa ma i tempi sono un po' lunghi quindi conviene recarsi presso l'Agenzia delle Entrate portando con sé il certificato di nascita del/la figlio/a.
    6.    È possibile fare domanda anche per un'integrazione all'indennità alla CIMAAV (Cassa per l'Integrazione-Malattie ed Assistenze Agricole Varie).  Si può presentare domanda dopo il parto direttamente o  attraverso i CAF.


    AUGURI!
    Per dubbi e altri suggerimenti scrivetemi : giuliamenarbin@libero.it

  • Assemblea genuino clandestino 31 luglio 2011

    PROGRAMMA

    La proposta mandata in lista da Gianluca, cioè di distibuire le iniziative durante la settimana, è stata considerata fattibile.

    La settimana sarebbe l’ultima di settembre. C’è ancora da definire l’incontro del mercoledì sera, che sarebbe sulla sovranità alimentare e il sud del mondo. Per questa sera è stato proposto di contattare Mimmo Perotta del gas della gardelletta per chiedergli una mano, nonché l’associazione di rosarno che abbiamo conosciuto al vag, e che ci ha inviatato a rosarno a fine agosto.

    Per l’incontro pubblico di venerd’ sera 30 settembre, “autorganizziamo un’altra economia” l’idea definitiva è stata quella di farlo alla sala del silenzio di Vicolo Bolognetti e di invitare Guido Viale e Onorati. Il primo lo contatta Roberta Mazzetti, il secondo Germana.

    A vicolo Bolognetti potremmo anche allestire la mostra fotografica di Michele Lapini e Sara Casna, nonché offrire un aperitivo prima dell’incontro. L’obiettivo che il gruppo di scrittura si è posto è quello di arrivare entro l’11 settembre con un testo che spieghi cosa fa CampiAperti (che scrive Carlo), per inserirlo in un “bollettino-volantone” che contenga oltre a questo testo anche: il comunicato a favore della TAV a nome di genuino clandestino, un documento del gruppo sull’accesso alla terra, un documento sull’autocertificazione partecipata (che scrive Michele), una relazione dei gas sull’attività portata avanti finora.

    Il bollettino sarà un foglio da distribuire ai mercati l’ultima settimana di settembre, nonché da distribuire durante l’incontro pubblico del venerdì sera. Abbiamo pensato per l’impaginazione e la grafica di ricontattare Marcello e Cosimo, gli amici di Mattia che avevano prodotto tutto il materiale di genuino clandestino nel 2009.

    Il luogo pensato per il mercato di domenica invece è il piazzale di via udine, quello del mercato del Savena. Anche per rilanciare il mercato nel quartiere. L’idea, oltre ad attacchinare locandine per tutto il quartiere, è quella di invitare la banda Roncati venerdì 30 settembre a partire dal mercato con un corteo per il quartiere che pubblicizzi il grande mercato di domenica 2 ottobre.

    Vogliamo anche chiedere alla presidentessa di quartiere, la Geri, il patrocinio per l’evento. Io domattina andrò a chiedere le autorizzazioni per la sala del silenzio e per il Savena, se qualcuno non è d’accordo scriva prima di domattina!

    Dopo che ci verranno confermate le date, c’è da bloccare il sabato 1 ottobre a Dulcamare per ospitare tutti i contadini che arriveranno e per iniziare ad organizzarci per l’accoglienza, la cucina, la sala dei tavoli tematici. Per questo ci sarà da andare ad un’assemblea di Dulcamara.

    ACCESSO ALLA TERRA

    Nel corso dell’assemblea Roberta studio legno ha fatto una relazione dell’attività finora portata avanti dal gruppo. In particolare il gruppo accesso alla terra, dopo aver parlato con MAG6 a reggio, aveva pensato che una possibilità per dare terra a chi la vuole coltivare, sarebbe fare una raccolta fondi a fondo perduto cosicchè CampiAperti possa acquistare della terra e darla poi in gestione a chi la richiede.

    Ma l’assemblea ha espresso dubbi circa la possibilità di riuscire a trovare chi ci mette dei soldi a fondo perduto e ha proposto una raccolta fondi per una proprietà indivisa cioè chi ha dei soldi da investire compra una quota della terra, sapendo che quando vuole indietro i suoi soldi MAG è tenuta a trovare qualcuno che compri la sua quota, e nel caso gli anticipi i soldi se non riesce a trovare subito qualcuno. In questo modo gli investitori potrebbero essere più motivati.

    Il gruppo accesso alla terra proverà a proporre la cosa a MAG6 e in ogni caso poi scriverà un resoconto per il bollettino. Oltre a ciò, il gruppo accesso alla terra sta creando una bacheca per gli annunci sul sito di campiaperti, nonché una pagina con tutte le informazioni tecnico burocratiche per chi vuole mettersi in agricoltura (informazioni su mutui, partite iva ecc.)

    il gruppo vuole poi sottoscrivere come CampiAperti alla campagna “salviamo il territorio” che considerando il territorio un bene comune, si propone di dialogare con i Comuni per una mappatura dei terreni e delle proprietà abbandonate. Infatti, dopo un colloquio con la regione, è saltato fuori che ad esempio non esiste una mappatura degli usi civici , l’ultima risale al 1861. Roberta Mazzetti ha poi proposto la sottoscrizione dell’incontro che si terrà a Krems in Austria dal 16 al 21 agosto, a cui si sono date appuntamento le realtà presenti a Genova. Il tema sarà proprio il cibo, e i vari incontri toccheranno temi che genuino clandestino affronta dai primi incontri. Quelli de la ragnatela tra l’altro ci vanno, li sto contattando per vedere se riesco ad andarci anche io.

    Se ho dimenticato qualcosa scrivetelo!

    GRUPPO SCRITTURA

    I punti salienti che Carlo inserirà nel testo sono:

    • ricucire il rapporto tra consumatori e produttori
    • usare con un senso i prodotti del lavoro
    • regole comuni che si dà l’assemblea che a volte sono in opposizione con le norme
    • occuparsi del ciclo completo di un bene

    Michele invece ha riportato una possibile domanda per l’incontro di venerdì 30 settembre: Se fare la spesa è votare (Gesualdi) e se crediamo nel modello classico dell’economia per cui la domanda modella l’offerta, se i gas si sono moltiplicati esponenzialmente negli ultimi anni chiedendo produzioni biologiche, anche l’offerta dovrebbe cambiare. Ma stenta a farlo, molti gas non riescono a trovare produttori. La domanda potrebbe quindi essere: può anche l’offerta cambiare allo stesso ritmo della domanda?